13 aprile 2013
di Lorenzo Giroffi
fotografie: Alice Cavallazzi
casa editrice: First Line Press
anno di pubblicazione: 2013
disponibile in formato Ebook
prezzo: 2,68 euro
“Vene Kosovare” è l’insieme di tutti i paradossi vissuti con istinto nel peregrinare dell’estate 2012. Racconti e non saggi specialistici, per cui saranno necessari altri spazi, perché qui sono messe in fila storie emblematiche di come il Kosovo sia vissuto. Resta prepotente la convinzione che le guerre non siano solo i rumori delle bombe, ma soprattutto i silenzi dell’esclusione e dei rancori.
Questo viaggio s’immerge in un Paese sparito dai racconti mainstream, forse perché non più in grado di offrire immagini sensazionalistiche.
Difficili da dimenticare le furie della pulizia etnica di albanesi prima e della cacciata dei serbi poi, però è impossibile urlare una presa di posizione dinanzi ad irrazionali rivendicazioni nazionalistiche.
Il Kosovo è tanto affascinante quanto incontrollabile. Lo è perché ha un incredibile potenziale di diversità. Una colorata eredità storica che ha visto protagonista questo piccolo territorio, trapassato da varie culture e sede di fasi determinanti per assetti mondiali. Convivenze poi distorte da un conveniente nazionalismo, che quella stessa storia da condivisa l’ha fatta divenire carta da tirare da un lato contro l’altro, fino a stracciarla.
Il Kosovo è autodeterminazione anomala; protettorato internazionale di cui non si conoscono i limiti e di cui soprattutto non si hanno certezze circa la sua fine; terra di otto comunità etniche differenti; dell’emarginazione agghiacciante di Brekoc; della violenta Mitrovica e delle sue trincee; povertà; investimenti comunitari; disoccupazione; risorse minerarie svendute; rimpatri forzati della comunità rom; istituzioni piene d’ombre; assistenzialismo.
“Vene Kosovare” delinea però anche i sogni di cambiamento rubati dagli occhi della periferia di Gjakova e dalla speranza dei bambini di Fushë Kosova.
(Prefazione dell'autore)