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Rifugiati. Sappiamo davvero chi sono? Conosciamo le loro storie? “Come un sasso o come un fiore. Storie di rifugiati e progetti di vita”. Coinvolge il lettore nelle vite di sette rifugiati e nel viaggio che questi intraprendono alla volta dell’Italia

10/10/2018 -  Laura Pes

“Come un sasso o come un fiore. Storie di rifugiati e progetti di vita”, realizzato dall’Associazione Microfinanza e Sviluppo, raccoglie le storie di vita di giovani rifugiati. Il libro è diviso in tre macro sezioni: la prima raccoglie le storie di sette rifugiati provenienti da diversi paesi dell'Africa e del Medio Oriente; la seconda sezione presenta un’analisi sulla capacità “imprenditiva” dei rifugiati, condotta sulla base di determinate tematiche importanti: Scelta, Cultura, Responsabilità, Progetto, Relazione, Trasformazione, Innovazione. L'ultima sezione offre uno sguardo sul sistema d'accoglienza, da una prospettiva giuridica, filosofica, politica e psicologica.

"Come un sasso o come un fiore" parla di una tematica attualissima in maniera innovativa, dando spazio, in primis, alle voci dei rifugiati e ponendo l’accento sul "fattore umano" della problematica.   

Infatti, il fulcro dell'opera ruota attorno al viaggio che ciascuno dei rifugiati ha dovuto intraprendere, testimonianza delle vicissitudini e peripezie che sono stati costretti ad affrontare per giungere in Italia. La continua ricerca della libertà è ciò che spinge gli uomini ad emigrare, ad abbandonare la propria casa ed i propri affetti. Questi individui posseggono innumerevoli capacità e risorse: vivendo in una situazione ad alto rischio ed affrontando un viaggio il cui esito è spesso incerto, lo sviluppo di certe abilità è essenziale per la sopravvivenza. Le conoscenze e la cultura di cui sono portatori i migranti costituiscono un valore aggiunto per la nostra società, che, per evolversi, necessita di aprirsi al mondo.

Nonostante le storie raccontate in questo libro divergano tra loro sotto molti aspetti, ciò che le unisce è più forte di ciò che le divide. Sefu, Basak, Sadira, Akram, Chadi, Amal, Ajay sono alla ricerca di un riscatto sociale, vogliono essere artefici del proprio destino, rifiutandosi di condurre un’esistenza misera e passiva. “Noi esseri umani diventiamo come un sasso o come un fiore, dipende dalla storia della tua vita”. Queste sono le parole di Amal, ragazza afghana, protagonista di una delle sette storie. I sette rifugiati, nonostante le difficoltà dovute alla situazione sociale ed economica in cui versano e nonostante la continua paura della morte e del futuro, hanno compiuto una vera e propria odissea, mossi dal desiderio di migliorare la propria condizione e di costruirsi una vita che valga la pena vivere. La prima impressione dell’Italia e dell’Europa, per molti di loro, è scoraggiante: l’assistenza è disastrosa, i centri di accoglienza sembrano dei veri e propri campi di concentramento, è difficile sentirsi realizzati a livello lavorativo. L’Italia non si presenta come la terra promessa tanto agognata. Come è possibile evincere dalle loro testimonianze, i rifugiati non desiderano essere assistiti: vorrebbero piuttosto essere indipendenti ed autosufficienti. La “mancanza” è uno dei sentimenti condivisi da chi, stabilitosi in terra straniera, non si sente accettato o realizzato completamente. La costante, invece, è l’amore per il proprio paese d’origine, luogo di sofferenza e paura, ma anche Casa, a cui si spera sempre di poter far ritorno.

Questo libro mette in luce il contrasto tra le speranze nutrite da chi decide di sfidare il mare e la morte alla ricerca di un futuro migliore e la realtà di un sistema europeo di accoglienza che non funziona come dovrebbe. Quando si parla di emergenza migranti, sovente ci si dimentica del fatto che dietro quella definizione ci siano persone, donne e uomini, con delle storie di dolore, paura e speranza da raccontare. Storie di vita che non possono e non devono essere dimenticate, perché sono storie di cui ogni uomo deve essere testimone e portavoce.

La loro forza risiede nell'autenticità e nella genuinità dei sentimenti che i migranti provano nel loro paese e durante la traversata, sentimenti nei quali, anche se per un solo istante, ogni lettore si immedesima, nutrendo la speranza che ogni storia abbia un lieto fine. In questo modo “come un sasso o come un fiore” sottrae queste storie all’anonimato, rendendo ciascuna di esse unica ed universale, espressione di un’emergenza che necessita di un’azione concreta, ma soprattutto umana.


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