8 marzo in Georgia: non fiori, ma diritti
Non fiori, ma raduni, manifestazioni e tanti slogan. In Georgia la Festa della donna è festa nazionale - uffici e scuole chiuse, retaggio dell’Unione sovietica che trasformò l’8 marzo in una giornata non lavorativa nel 1965
Promotore primario della marcia che ieri dalla Cancelleria si e’ spostata fino all’ex Parlamento sulla centrale Rustaveli Avenue di Tbilisi, è il Gruppo delle femministe indipendenti (GFI), affiancato da associazioni per la difesa dei diritti delle minoranze sessuali e il movimento della Marcia delle Donne, costituitosi in Georgia lo scorso gennaio sulla scia di quello statunitense. Decine di donne hanno inneggiato a una maggiore parità tra i sessi. Uguali per legge, le donne sono discriminate in campo lavorativo, guadagnano in media il 39% in meno; sotto rappresentate in politica – 23 parlamentari donne su 150 in totale; penalizzate nell’educazione – per il 22% dei georgiani la laurea e più importante per un ragazzo che per una ragazza.
La Georgia rimane un paese conservatore, dove la chiesa ortodossa esercita una forte influenza sui comportamenti sociali, definendo fondamentale il ruolo della donna come moglie e madre. La pressione sociale, affermano gli attivisti, non permette alle donne di avere il controllo sul proprio corpo o la loro sessualità, spingendole a nascondere la loro vita sessuale o a negarla del tutto. Secondo il rapporto “Generazione in transizione ” pubblicato lo scorso gennaio dalla Fondazione Friedrich Ebert, solo l'un per cento delle donne intervistate ha affermato di aver avuto più di un partner sessuale, mentre per gli uomini la percentuale era del 57%.
Alcuni uomini prima della marcia hanno contestato il gruppo di manifestanti, criticando i toni forti di alcuni slogan. Sono poi stati allontanati dalla polizia.
‘Liberalizzazione della vagina’, 'Il mio corpo mi appartiene', 'Le donne di qualunque forma e dimensione', 'Il mio utero non è il tuo gioco da calcio',' Io non ti appartengo”, “orgasmo senza uomini '.
Adulti e bambini hanno preparato cartelli che inneggiavano alla parità tra uomini e donne. Dati raccolti da osservatori sociali come il Caucasus Research Resource Centre (CRRC) mostrano forti disparità che cominciano ancora prima della nascita. Il 76% dei georgiani è contro l’aborto, ma l’atteggiamento cambia nel caso in cui il feto sia femmina e l’aborto selettivo rimane una pratica – si stima che che tra il 1990 e il 2010 non siano nate 25,000 bambine. Nel caso di un solo figlio, una persona su quattro preferisce avere un maschio, solo una su dieci preferisce una femmina.
In occasione dell’8 marzo, la Biblioteca nazionale di Tbilisi ha inaugurato una stanza dedicata al movimento femminista e agli studi di genere. La nuova ala è dedicata a Barbare Jorjadze, nobildonna vissuta in pieno Ottocento e considerata la prima femminista georgiana. Nel 1893, la contessa pubblicò sul giornale Kvali il corsivo “Due parole per i giovani uomini”, vero e proprio manifesto sui diritti delle donne nel paese. Nel 1919, la Georgia, non ancora conquistata dai bolscevichi, inaugurava le sue prime elezioni a suffragio universale – cinque donne vennero elette nel primo Parlamento georgiano su un totale di 145. I dipinti murali dell’ala sono dell’artista-femminista Anuk Beluga.
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