Golpe

Nella notte del 15 luglio la Turchia ha vissuto un drammatico tentativo di golpe da parte di alcuni circoli militari, poi sventato dalle forze fedeli al presidente Recep Tayyp Erdoğan. Abbiamo raccontato come le centinaia di morti e feriti, la reazione del partito di governo abbiano spaccato il paese, che non sarà più lo stesso.

Ora l'iniziativa è nelle mani di Erdoğan: gli arresti si contano a migliaia, così come migliaia sono i dipendenti pubblici, insegnanti, professori universitari ad aver perso il posto di lavoro. Giovedì 21 luglio il parlamento di Ankara ha adottato lo stato di emergenza e sospeso la Convenzione europea sui diritti umani. Anche i media, pilastri della democrazia, sono nell'occhio del ciclone.

La battaglia sui media è intanto viva anche in Croazia, dove il governo dimissionario continua a mantenere il controllo sulla radio-tv pubblica, mentre il vento di instabilità tocca anche l'Armenia, dove sostenitori dell'oppositore Jirair Sefilyan hanno sequestrato poliziotti in una caserma di Yerevan, chiedendo la sua liberazione e le dimissioni del presidente Sargsyan.

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22/07/2016 -  redazione

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