Conflitti in Europa 20 anni dopo Dayton [Dicembre 2015]
Dall'instabilità in Turchia alla guerra in Ucraina. Come è intervenuta e cosa ha imparato l'Unione Europea
Nel 1995 il trattato di Dayton metteva fine alla guerra in Bosnia Erzegovina. I successivi vent'anni hanno trasformato profondamente il mondo, l'Unione Europea, i Balcani e anche noi stessi. Il position paper propone una riflessione su tale mutamento considerando la prospettiva europea e la capacità di azione internazionale dell’UE, tenendo conto di come negli ultimi anni i conflitti ai suoi confini si siano moltiplicati e siano diventati un problema anche domestico, come evidente con il terrorismo jihadista.
La trasformazione del sistema internazionale
Quando negli anni ‘90 la leadership americana nelle relazioni internazionali era indiscussa, l’UE ha iniziato ad esprimere una propria politica estera a partire dal Sud-est Europa giocando un ruolo fondamentale nella pacificazione, ricostruzione e sviluppo dei Balcani.
Successivamente il percorso intrapreso dall’UE in ambito internazionale si è scontrato con le conseguenze della pretestuosa invasione americana dell’Iraq, a cui si erano accodati alcuni paesi membri, e della crisi economica internazionale. Il conseguente ritiro strategico americano dallo scacchiere europeo e la ritrovata assertività della Russia, di cui il primo acuto è stata la guerra con la Georgia proprio nel 2008, hanno generato l’attuale contesto di instabile multipolarismo.
Tale contesto, unito alla mancanza di un effettivo strumento di governance mondiale per via della debolezza tanto dell'ONU che delle altre organizzazioni regionali, ha influito negativamente sulla disponibilità occidentale ad impegnarsi in missioni in contesti di conflitto. Esiste un dibattito intellettuale tra chi avanza proposte di forme ibride di protettorato o trusteeship, come Michael Walzer o Roland Paris, e chi invece come David Chandler denuncia l’imperialismo sotteso all’umanitarsimo.
Ma 20 anni dopo la fine della guerra in Bosnia Erzegovina sembra impossibile ripetere oggi in Siria o in Ucraina ciò che era stato possibile fare nei Balcani: un intervento internazionale che ponga fine al conflitto e un protettorato che ne assista la ricostruzione, assieme ad un tribunale internazionale che ne giudichi i crimini. (... continua a leggere)
Autore: OBC (Position paper presentato al convegno "Transeuropa: reti di società civile")
Lingua: italiano