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Abdulah Sidran, l'anima di Sarajevo
Sarajevo, 20 anni dopo l'assedio. Colloquio con il celebre poeta, sceneggiatore e drammaturgo bosniaco sulla città che per secoli in Europa ha rappresentato l'incontro di fedi, nazioni, culture
Grecia - Germania, le fratture della storia
La crisi economica in Europa riporta a galla animosità e diffidenza, soprattutto nei luoghi segnati dalle ferite della storia. Come Distomo, villaggio della Beozia occidentale, teatro nel 1944 di uno dei peggiori eccidi nazisti nella Grecia occupata. Qui le recriminazioni contro l'austerità voluta dalla Merkel si sfiorano, fino a toccarsi, con richieste di risarcimento mai soddisfatte. Un reportage
12 settembre 1980. La Turchia allo specchio
Il colpo di Stato militare del 12 settembre 1980 è uno dei periodi più tragici della Turchia contemporanea. Oggi i due generali golpisti superstiti Kenan Evren e Tahsin Şahinkaya sono alla sbarra, dopo che il referendum del 2010 li ha privati dell'immunità. Per il giornalista di Radikal İsmail Saymaz, però, le ferite aperte da quegli eventi sono lontane dall'essere rimarginate. Nostra intervista
Cecenia, il potere è sacro
La settimana scorsa, sono arrivati a Grozny 16 oggetti che sarebbero appartenuti al profeta Maometto. L'arrivo di reliquie nella capitale cecena è ormai un evento frequente. Ma il pubblico non manca mai
Albania: se il Kanun degenera
Nel nord del paese sono frequenti i casi di vendetta di sangue. Uccisioni che avvengono nel nome del Kanun, la legge tradizionale, che però nei fatti non viene rispettata. E si spara anche sulle donne. Marjola Rukaj spiega perché il Kanun, la tradizione e Lek Dukagjini non siano le cause principali del problema, ma il suo sintomo
La marcia della Pace 2012
“Mars Mira 2012 per vedere, capire e ricordare” era il testo stampato sulle magliette di uno dei gruppi organizzati. Per me il messaggio migliore perchè l’unico modo per farsi un’idea di ciò che sia la marcia e di ciò che essa rappresenti per un gran numero di cittadini della Bosnia Erzegovina (e non) è prendervi parte. La Bosnia Erzegovina guarda a Srebrenica, ne parla, ne fa bandiera e terreno di scontro a più riprese durante l’anno. L’11 di luglio se ne ricorda per qualche ora, poi la città viene nuovamente abbandonata a se stessa. Per tre giorni e tre notti donne e uomini da tutto il paese ritornano sui passi di chi fino all’ultimo sperò di poter restare tra le proprie montagne, dovendone fuggire di fronte alla minaccia estrema, quella dello sterminio. I sopravvissuti danno appuntamento a Nežuk, l’8 di luglio. Ogni anno, persone che non si accontentano di una astratta memoria collettiva rispondono all’appello. Per qualche giorno, simbolicamente, tra i boschi ritorna la vita (Testo e foto di Michele Biava)
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