Sarajevo - foto N.Corritore

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Una tesi di laurea che presenta criticamente il quadro costituzionale della Bosnia Erzegovina, attraverso il paradigma del diritto alla non discriminazione ed esamina come l'internazionalizzazione della costituzione, espressa nell’importazione di un catalogo di diritti fondamentali di derivazione internazionale, non abbia garantito adeguatamente la tutela delle minoranze nel paese

18/03/2024 -  Anna Cazzuffi

La presente ricerca, dal titolo "Constitutionalism and the non-discrimination principle within an ethically-based federal system: the case of Bosnia and Hercegovina", esamina criticamente il quadro costituzionale della Bosnia ed Erzegovina, adottato mediante l’Accordo internazionale di Dayton del 1995, attraverso il paradigma del diritto alla non discriminazione ed esamina come l'internazionalizzazione della costituzione, espressa nell’importazione di un catalogo di diritti fondamentali di derivazione internazionale, non abbia garantito adeguatamente la tutela delle minoranze nel paese.

Questo studio si propone di dedicare la sua attenzione a un’analisi specificatamente costituzionale esplorando le caratteristiche della costituzione della Bosnia ed Erzegovina, seguendo un breve excursus storico nel primo capitolo. Successivamente, la valutazione del quadro costituzionale del paese è esaminata alla luce di un principio fondamentale all’interno del contesto del diritto costituzionale: il diritto alla non discriminazione. La prospettiva della non discriminazione consente, infatti, di mettere in evidenza le distorsioni in una costituzione esternamente imposta che incorpora forzatamente principi derivati dalla tradizione europea e internazionalista ma non comprende un catalogo interno di diritti formulato da un potere costituente di uno Stato, la Bosnia ed Erzegovina, con specifiche connotazioni etniche.

Le principali argomentazioni della ricerca rivelano che il rimando della Costituzione della Bosnia ed Erzegovina a convenzioni internazionali, in particolare alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, non si è tradotto in una efficace protezione dei diritti delle minoranze. Invece, i diritti collettivi dei popoli costituenti, e quindi dei serbi-bosniaci, dei croati-bosniaci e dei bosgnacchi, hanno spesso prevalso sui diritti individuali, aggravando le tensioni e le disuguaglianze all'interno del paese. La struttura istituzionale della Bosnia ed Erzegovina si traduce infatti in una sostanziale discriminazione delle minoranze nell’ambito dell’elettorato passivo. Il sistema etnico-federale individua gli “Altri”, ovvero coloro che non appartengono ai tre popoli costituenti, come impossibilitati a candidarsi alla Camera dei Popoli e alla Presidenza della Bosnia ed Erzegovina.

Attraverso l’analisi di cinque sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo, questa ricerca dimostra quindi le violazioni sostanziali del principio di non discriminazione nell’ambito dei diritti politici all’interno del quadro costituzionale della Bosnia ed Erzegovina e mette in luce i limiti intrinseci di una costituzione imposta dall'esterno, priva di un vero costituzionalismo radicato nella protezione dei diritti fondamentali.

In conclusione, questo studio intende contribuire a una comprensione più ampia delle sfide che affronta il costituzionalismo post-conflitto nei Balcani occidentali e sottolinea l'importanza di adattare le soluzioni costituzionali ai contesti storici, culturali ed etnici specifici di ciascuna nazione. La storia costituzionale della Bosnia ed Erzegovina si presta quindi come caso studio, offrendo spunti sulle complessità della protezione dei diritti delle minoranze e dei diritti politici in un impianto costituzionale internazionalmente imposto.

Mentre l’Europa si confronta con la propria identità e i propri valori, le lezioni apprese dalla genesi costituzionale della Bosnia ed Erzegovina sono preziose nel plasmare una visione più inclusiva e orientata ai diritti europei del futuro nell’ottica dell’allargamento dell’Unione Europea nei Balcani occidentali.

La tesi in PDF

Si veda la tesi di Anna Cazzuffi, laureata in European Studies presso l’Università La Sapienza di Roma, in formato PDF.


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