Qual'è attualmente il grado di salute della società civile croata? Una rassegna sulle principali vicende storiche e politiche che ne hanno caratterizzato l'evoluzione. Una tesi di laurea
Di Stefania Macchioni
Vista l'importanza che l'UE attribuisce attualmente alla consultazione con le parti sociali, durante i negoziati per l'adesione e una volta che la Croazia sarà membro dell'Unione Europea le organizzazioni della società civile saranno coinvolte nella preparazione del paese per l'integrazione europea.
Per comprendere come si presenti oggi la società civile croata e quale sia il suo stadio di sviluppo prima dell'inizio dei negoziati con l'UE e la sua forza nel sostenere un dialogo di successo con le istituzioni europee, si è ritenuto necessario affrontare le diverse fasi storiche e politiche che la società croata ha attraversato fino ad oggi ed analizzare le risposte che da questa sono giunte.
Grazie ad un soggiorno di studio in Croazia, ho potuto condurre la ricerca sia attraverso il reperimento di fonti di prima mano, sia grazie alle interviste fatte agli esponenti politici e agli attivisti protagonisti delle vicende croate narrate nella tesi, sia, infine, grazie al confronto critico con esperti e docenti che mi hanno permesso di elaborare il materiale raccolto.
Le interviste e le discussioni con alcuni di coloro che dalla fine degli anni '60 sono coinvolti nei processi di trasformazione della società politica e civile mi hanno permesso di cogliere l'evoluzione e la differenziazione dell'impegno di intellettuali, politici e la partecipazione della società organizzata nella creazione delle condizioni che hanno favorito i mutamenti, sia all'interno dei regimi che hanno interessato la Croazia, come Repubblica della federazione jugoslava sia con la proclamazione dello stato indipendente.
Nel corso delle interviste, i principali protagonisti delle prime forme di dissidenza della fine degli anni '60 hanno delineato il pluralismo politico che era riuscito a svilupparsi nella Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia e che ha dato luogo, da un lato, al movimento studentesco jugoslavo e croato del '68 e, dall'altro lato, al Movimento Nazionale di massa, denominato maspok, conosciuto anche come Primavera croata o crisi croata. Simili per la richiesta di maggiore democrazia e pluralismo politico, ma con posizioni opposte riguardo alle modalità per raggiungerli, hanno presentato dinamiche politiche simili a quelle che si sono presentate nella società alla fine degli anni '80, durante la crisi del regime socialista jugoslavo. Caratterizzata da una componente democratica e una nazionalista, la nascente società civile croata, attraverso esperienze associative e iniziative civili, ha ricercato l'unità per creare le condizioni per intraprendere un percorso democratico che coinvolgesse tutta la federazione jugoslava o solamente la Croazia.
Nel momento in cui l'attivismo si è trasformato in impegno partitico, le differenze tra la dimensione democratica e quella nazionalista si sono rese più evidenti. Dal confronto, l'elite morale e pan-jugoslava non è riuscita ad ottenere lo stesso consenso dei nazionalisti guidati da Tuđman, la cui strenua difesa degli interessi croati dal nazionalismo di Milošević gli ha permesso di ottenere una ampia legittimazione e di diventare il primo Presidente croato eletto democraticamente.
Una volta iniziata la guerra contro la Serbia e resi evidenti sia la deriva autoritaria del regime sia i piani di spartizione della Bosnia, la società ha iniziato a percepire che il conservatorismo di Tuđman stava conoscendo una deriva autoritaria. Si sono riscontrati significativi ricongiungimenti negli stessi comitati di difesa dei diritti umani di persone da sempre interessate a proteggere le istanze croate che, in un primo momento, erano entrate a fare parte dell'entourage di Tuđman, e persone che avevano sempre tentato di fornire alla società jugoslava gli strumenti per condurre una trasformazione democratica.
Una parte di quella società che alla fine degli anni '80 aveva iniziato ad organizzarsi, dopo l'inizio della guerra percepiva come necessario reagire all'autoritarismo di Tuđman e all'emergenza umanitaria, attraverso lo sviluppo di una cultura di pace e non violenza e l'impegno nell'aiuto umanitario.
Le interviste con i rappresentati di numerose organizzazioni croate hanno evidenziato i diversi stadi affrontati dalla società civile organizzata, il cui sviluppo è dipeso in gran parte dalle condizioni politiche vigenti.
Durante la guerra che ha visto i croati impegnati nel conflitto all'interno del proprio territorio e in Bosnia fino al 1995, la società civile organizzata ha svolto la funzione sia di reazione sociale alla guerra e alla sua cultura sciovinista, sia di opposizione al regime, che di indagine, denuncia e tutela dei diritti umani.
Terminata la guerra le organizzazioni si sono riorganizzate per affrontare sia le esigenze di una società appena uscita da un conflitto sia per accrescere nella società croata la consapevolezza della natura autoritaria del governo di Tuđman e degli strumenti democratici in possesso della popolazione per porre termine a tale regime. I programmi delle organizzazioni hanno iniziato a diversificarsi e sono nate associazioni che si sono occupate di problemi più specifici e locali, che spaziavano dall'educazione alla pace, alla riflessione sul passato e sulla responsabilità reciproca fino alla difesa dei diritti umani e dei diritti dei rifugiati serbi e degli sfollati croati e serbi.
L'attività della società civile organizzata, del giornalismo indipendente, degli intellettuali e dei politici dell'opposizione hanno creato le condizioni che, alla fine degli anni '90, hanno portato la Croazia a vivere un periodo di partecipate manifestazioni popolari a sostegno dei diritti dei lavoratori e delle libertà di informazione e di espressione, culminato con la partecipazione alle elezioni del 2000 che ha superato il 75% degli aventi diritto al voto e che ha segnato un punto di svolta per il processo di democratizzazione della Croazia.
Oltre ad abrogare alcune leggi che limitavano il diritto di associazione e a varare un programma di cooperazione tra governo e settore non governativo, il governo Račan ha anche istituito, il 15 ottobre del 2003, la Fondazione Nazionale per lo Sviluppo della società civile. Dal materiale fornitomi dalla sua direttrice si riconosce un profondo impegno ed un elaborato programma per favorire la consultazione e la collaborazione tra governo e società civile.
In conclusione, è emerso che la società civile sta cercando di riorganizzarsi per comprendere quale sia il suo ruolo in un contesto democratico ed europeo ed in una situazione di progressiva normalizzazione, sta cercando di intessere nuovi e più forti network e sta ricevendo un notevole sostegno finanziario e organizzativo da parte del governo, attraverso il programma europeo CARDS. Ciò che, però, viene ancora sottolineato è la mancanza di prossimità della società civile organizzata alla popolazione. Se, infatti, da un lato, le organizzazioni sono potute sopravvivere per anni grazie al sostegno economico di organizzazioni straniere e del governo e, quindi, ora non ritengono necessario aumentare la propria membership e hanno difficoltà nell'ottenere denaro dai privati, proprio per questo aiuto economico esterno, durante il governo Tuđman, le ONG venivano definite mercenari degli stranieri e nei loro confronti è tutt'ora diffuso un senso di sfiducia.
Ciò che la società organizzata non è ancora riuscita a suscitare, però, è l'interesse dei cittadini croati nel partecipare alla soluzione dei problemi delle comunità di cui fanno parte e nel sostenere queste attività. Per adesso, si nota l'esistenza della società civile da un punto di vista formale e organizzativo, ma non nel valore della partecipazione dei cittadini. Questi non si sentono ancora coinvolti pienamente nelle organizzazioni, non hanno ancora la sufficiente fiducia in questi gruppi organizzati e nelle possibilità democratiche di apportare modifiche alle decisioni governative, di influire sulla formazione delle preferenze politiche, di promuovere i propri interessi, attraverso attività di pressione politica. Per questi motivi la società civile croata appare ancora ad uno stadio infantile, nonostante sarà chiamata a breve a partecipare ai negoziati con le istituzioni europee per la preparazione della Croazia al processo integrativo comunitario, il cui inizio, che era stato individuato nella data del 17 marzo, è stato prima posticipato, a causa del mancato arresto ed estradizione all'Aja del generale Gotovina, ed infine confermato.
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