Alcune attività di Trentino con i Balcani

Alcune attività di Trentino con i Balcani

Da un'esperienza di volontariato ad una tesi di laurea. Riceviamo e volentieri pubblichiamo

02/11/2016 -  Giuseppe Visonà

Nel 2013 ho avuto l’opportunità di viaggiare per la prima volta nei Balcani, più precisamente ho partecipato ad un campo di lavoro estivo in Bosnia grazie al progetto di volontariato internazionale “Terre e Libertà” di IPSIA-ACLI.

Avevo già letto della guerra, ma ben diverso è stato avere l’occasione di entrare in dialogo con chi l’ha vissuta e ne ha vivo il ricordo. Tornato a casa ho voluto indagare approfondire la questione e così ho scoperto le motivazioni che spingono “Terre e Libertà” ad organizzare esperienze di volontariato nei Balcani.

Nel corso dell’esperienza universitaria, parallelamente alle mie estati trascorse tra Bosnia e Kosovo grazie a “Terre e Libertà”, mi sono avvicinato alla questione che poi ha preso forma nel lavoro di laurea. Ciò è stato reso possibile grazie al corso di “Sviluppo Politico”, che affronta la storia dei Balcani, del professor Roberto Belloni dell’Università di Trento, che mi ha seguito come relatore.

Ho cercato di capire e di approfondire le ripercussioni della guerra nei Paesi della ex Jugoslavia sulla società civile italiana all’epoca dei fatti, soprattutto ho voluto indagare l’esperienza innovatrice del pacifismo concreto nel contesto trentino e bresciano.

In questo modo mi sono avvicinato agli scritti di Alexander Langer che ha innovato il movimento pacifista, dandogli una svolta operativa profonda, mobilitando l’interesse e la partecipazione attiva della società civile italiana dal basso, storie delle quali sappiamo ancora poco e la cui memoria rimane attiva solo in pochi contesti. Ho scelto di lavorare in maniera bibliografica ed esperienziale riportando i fatti così come li ho trovati nelle testimonianze dirette degli autori dei libri e degli articoli che ho letto: partendo dalla narrazione per trovare una correlazione tra le numerose e diverse esperienze sviluppatesi nei due contesti a cui ho fatto riferimento. E’ stata fondamentale, quindi, per il mio lavoro la possibilità di consultare gli scritti raccolti dal progetto “Cercavamo la pace” della testata online “Osservatorio Balcani, Caucaso e Transeuropa”.

Ciò che mi ha principalmente colpito è la mobilitazione partita “dal basso”: associazioni politiche, sindacali, benefiche, religiose o semplici cittadini che hanno deciso di mettersi all’opera donando il loro tempo e le proprie risorse al servizio di una terra che seppur vicina, a tratti, risultava così lontana. Un’importante lezione è stata aver preso consapevolezza che sulle tematiche relative all’accoglienza dei profughi o la cooperazione in contesti di guerra facciano già parte della storia della società civile italiana, esperienze dalla quali non possiamo non imparare qualcosa in virtù dell’attuale situazione globale di migrazioni e guerre.

Il mio lavoro è anche il frutto di alcuni incontri che mi hanno aperto un cammino. Mi piace qui ricordare Agostino Zanotti, superstite dell’eccidio di Gornij Vakuf, Enrico Leoni, attivista pacifista che ha partecipato alla Marcia dei 500 e al progetto Mir Sada, e Silvia Maraone, prima coordinatrice del progetto di volontariato internazionale “Terre e libertà”.

Grazie anche a loro ho potuto ascoltare e conoscere esperienze dirette, che mi hanno permesso di affrontare la ricerca e la scrittura della mia tesi con l’unico obiettivo di raccontare la storia di straordinaria brutalità ma anche di ordinario coraggio con l’augurio che possa influenzare la mia generazione e quelle future al gratuito impegno nei contesti bisognosi d’aiuto.


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