Le confraternite musulmane nel Caucaso e in Asia centrale tra il XIX e il XX Secolo. Una tesi di laurea. Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Queste pagine delineano le caratteristiche dell’islam di Caucaso e Asia centrale analizzando una delle forme più tipiche: le confraternite sufi (tariqa), espressione concreta di ciò che l’accademia definisce «Islam parallelo». Il tessuto confraternale è stato in grado di mantenere inalterata l’ortoprassi islamica in momenti di crisi e transizione; prendendo in prestito un concetto appartenente al pensiero musulmano classico – la ‘asabiyyah di Ibn Khaldun – è possibile affermare che le tariqa sufi abbiano formato nel corso dei secoli un network di solidarietà tribale definibile nella sua versione più moderna come neo-‘asabiyyah.
L’applicazione del pensiero classico a un contesto regionale è la cifra dell’intera esperienza musulmana di Caucaso e Asia centrale, caratterizzata dalla continua sovrapposizione di elementi allogeni; in queste aree l’islam è penetrato intorno al XII secolo trovandosi di fronte a un tessuto sociale e culturale a prevalenza turco-mongola.
Oltre all’impatto dell’islam sul turchismo, la presenza russa ha tentato di unificare un territorio immenso nel quale l’islam continuava a prosperare in forma popolare. Infine una terza ideologia si è innestata sulle precedenti; si tratta del fondamentalismo wahabita-salafita che, a dispetto della potenza e del timore suscitato da alcune organizzazioni, rimane confinato a una minoranza ristretta di popolazione.
La maggioranza dei fedeli musulmani continua oggi a vivere la propria “doppia identità” fatta di un rispetto dei precetti musulmani che tuttavia non disdegna il culto dei santi e i riti sciamanici. Le confraternite, con la loro lunga storia di prestigio culturale, sono il trait d’union tra mondo musulmano e turco, nonché il luogo nel quale una tale divisione può essere ricomposta.
La geografia del territorio ha plasmato la vita delle popolazioni e il loro approccio verso alleati e invasori; gli spazi della steppa centroasiatica hanno favorito il nomadismo, mentre le montagne del Caucaso la ripartizione in piccole comunità. Questa divisione di massima si riflette nella religione: il Caucaso è diventato la roccaforte delle confraternite militanti; le suggestioni dei grandi spazi dell’Asia centrale hanno consentito la sopravvivenza di un islam caricato di nomadismo e sciamanesimo.
Caucaso e Asia centrale hanno subito l’influenza russa in molti modi; viceversa l’elemento turco dei popoli della steppa costituisce una fetta consistente del patrimonio culturale russo. Le storie di Caucaso, Asia centrale e Russia sono dunque interrelate e non è possibile in alcun modo scorporarle l’una dall’altra.In ultima analisi è impossibile non accennare alle eredità sciamaniche e preislamiche, troppo spesso liquidate in poche righe o bollate come curiosità antropologica. Cultura sciamanica e islam delle confraternite possiedono numerosi punti di contatto; un aspetto che, oltre a costituire un interessante ambito di ricerca, permette di spingersi con più sicurezza nei territori di confine del dar al-islam.
La neo-‘asabiyyah delle tariqa continua ancora oggi l’impresa iniziata dai primi missionari dell’islam; tuttavia, esattamente come il fondamentalismo, è un concetto che non appartiene a un mondo che era (e resta) di matrice turco-mongola. Nelle steppe centroasiatiche e nelle montagne del Caucaso, legate indissolubilmente alle vicende della Russia, si è consumata la ricerca di un’identità che di volta in volta è appartenuta all’islam, al regime o all’indipendenza. L’anima culturale dei popoli di Caucaso e Asia centrale possiede identità multiple; esattamente come la Russia, in bilico tra oriente e occidente, esse oscillano tra islam e turchismo, religione e sciamanesimo.
Puškin, il poeta nazionale russo, nel Cavaliere di bronzo scrive «Dove balzi, superbo cavallo,/e dove abbasserai gli zoccoli?». Il cavallo è il simbolo della steppa, il mezzo preferito dai conquistatori e l’animale-guida dello sciamano; islam e neo-‘asabiyyah devono inevitabilmente fare i conti con una tradizione indivisibile dalla natura caucasica e centroasiatica.
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