Un'analisi della questione albanese in Macedonia dal 1945 ai giorni nostri. Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa tesi di laurea con abstract a cura dell'autrice
Di Ilina Hristova
L'indipendenza della Repubblica di Macedonia dall'ex -Federazione Yugoslava e i violenti conflitti interetnici che colpirono la regione negli anni Novanta provocarono un grande interesse per i rapporti interetnici nel Paese. Questa tesi di laurea percorre la storia dello status e dei diritti della comunità albanese nella Repubblica di Macedonia e dei rapporti interetnici nella stessa, nel periodo compreso tra il 1945 e il 2005.
Dalla creazione della Repubblica di Macedonia, nel 1945, agli anni Novanta, la situazione interetnica nel Paese rimase relativamente calma. In questo periodo la politica delle autorità centrali e della Lega dei Comunisti della Macedonia fu caratterizzata da un chiaro approccio consistente nel riconoscimento della nazionalità albanese e le altre nazionalità come parte integrale della Repubblica Socialista di Macedonia e nella garanzia dei diritti nazionali che contribuivano all'affermazione dell'identità nazionale. Contemporaneamente, ogni forma di espressione di nazionalismo fu rigorosamente proibita e soppressa. Di conseguenza le contestazioni della comunità albanese, nel periodo di riferimento, riguardarono principalmente i comportamenti delle autorità centrali macedoni, percepiti dalla comunità in questione come atti di discriminazione e di violazione dei diritti conferitile dalla Costituzione, ma non mancarono le richieste per il "Grande Kosovo" o la "Grande Albania".
Le prime richieste albanesi più accese si sentirono all'inizio del 1990, quando l'introduzione del sistema multi-partitico e il conseguente rilassamento dei rapporti politici permise loro di organizzarsi apertamente in gruppi politici e movimenti civili. I partiti politici albanesi nei suoi programmi chiedevano la modifica della Costituzione del 1991 per garantire agli Albanesi lo status di seconda nazione costitutiva della Macedonia, la promozione della loro lingua come seconda lingua ufficiale, l'apertura dell'università in lingua albanese, la loro equa rappresentazione nell'amministrazione pubblica e negli organi statali e il decentramento del potere. Queste numerose pretese, presentate in un delicato periodo di affermazione internazionale del nuovo Stato macedone, fecero temere l'ipotesi di una confederazione e un'eventuale divisione del Paese. Di conseguenza, il Governo macedone si dimostrò riluttante nell'accomodare le suddette richieste.
Il disaccordo politico e la manipolazione politica del popolo fece si che i tesi rapporti tra la maggioranza macedone e la minoranza albanese, caratterizzati dalla paura, dalla sfiducia e dalla mancanza di comunicazione, crearono un insormontabile divario tra le due comunità, che sono fortemente differenziate quanto a lingua, religione e costumi. La crisi nel Kosovo nel 1999 comportò un'ulteriore radicalizzazione sia delle posizioni politiche, che dell'opinione pubblica.
Il conflitto armato che sorprese la Repubblica di Macedonia nel 2001, smentì il mito dell'oasi della Pace nei Balcani ed evidenziò la necessità della piena accomodazione delle richieste albanesi. L'Esercito per la Liberazione Nazionale, la formazione paramilitare albanese, dichiarò apertamente che lo scopo della sua attività fu l'eliminazione della discriminazione nei confronti della comunità albanese nella Macedonia, attraverso la realizzazione di tutte le richieste avanzate dalla stessa. L'Accordo di Ohrid, firmato nell'estate del 2001 dovette porre fine alla violenza e garantire il futuro della democrazia nel Paese, attraverso una serie di emendamenti alla Costituzione del 1991, che soddisfarono le richieste albanesi, e misure di confidence-building.
Oggi, il progetto della cosiddetta "framework Macedonia" si sta concludendo ed i risultati ottenuti fino ad ora si possono descrivere come molto soddisfacenti, in quanto si sono ricostruite la pace e la stabilità e si sono create le condizioni necessarie per l'integrazione del Paese nelle strutture euro-atlantiche. Adesso che il Paese dispone di un quadro normativo, che elimina le principali tensioni tra le due comunità e pone le basi per il ritorno e per il rafforzamento della tradizione multietnica, che caratterizzò il territorio in questione nei secoli passati, il ruolo principale dovrà essere svolto dalla società civile, in quanto fattore importante nel consolidamento della democrazia e nella riconciliazione definitiva tra le varie comunità. Inoltre, il generale miglioramento della situazione economica nel Paese da un lato e l'incremento nel livello di istruzione tra i giovani albanesi, il decremento nel tasso di nascita tra la popolazione albanese e una maggiore emancipazione della comunità albanese fortemente patriarcale, dall'altro, comporteranno un generale rilassamento della situazione sociale nel Paese e creeranno il contesto adatto per il proliferare dell'interrazione tra i Macedoni e gli Albanesi. Infine, non bisogna trascurare il fatto che la prospettiva di un futuro europeo unisce tutti i cittadini della Repubblica, nonostante la loro etnia. L'identità europea potrà diventare un denominatore comune in grado di unire un grande numero di identità diverse in un'unica struttura coesiva.
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