Una comunità ai margini. E soggetta a continui tentativi di omogeneizzazione. Evoluzione socio-culturale dei rom di Romania dal periodo interbellico al regime comunista. Una tesi di laurea
Fin dal Medioevo, periodo al quale risalgono le prime fonti documentabili della presenza delle comunità zingare nei Principati di Valacchia e Moldavia, la minoranza rom di Romania ha occupato un ruolo di marginalità.
La schiavitù, alla quale furono soggetti dal XIV alla metà del XIX secolo, ebbe come conseguenza diretta la collocazione dei rom in un ruolo di inferiorità sociale e discriminazione da parte del popolo rumeno.
La specifica posizione sociale ricoperta in questi secoli, è importante per capire le motivazioni che hanno determinato una scarsa attenzione, nonché la mancanza di rispetto nella conservazione delle loro specificità culturali. Ciò accadde soprattutto a seguito della Prima guerra mondiale, quando la Romania divenne un grande stato con un vasto territorio e diversa popolazione da governare.
Iniziarono così le politiche di omogeneizzazione, di tutte le minoranze presenti nel territorio. I rom vennero lentamente costretti ad adeguarsi a uno stile di vita del tutto estraneo alla loro specificità culturali: ciò comportò un sacrificio maggiore per le popolazioni nomadi, per le quali si attuarono le prime politiche di sedentarizzazione forzata.
Tuttavia durante il periodo interbellico nacquero alcune associazioni di difesa rom, volte soprattutto a promuovere i specifici tratti etno-culturali, che furono molto attive nel contesto sociale dell’epoca, ma che purtroppo vennero soppresse a pochi anni dalla loro nascita. Nel 1940, si instaurò il regime di Antonescu, che significò lotta spietata a tutti gli elementi allogeni del paese: ai rom spettò il triste destino delle deportazioni in Transnistria.
Con la fine del secondo conflitto bellico, e la successiva instaurazione del comunismo, molte popolazioni nomadi tornarono nel paese, con l’entusiasmo e la speranza di giustizia ed equità che le prerogative di sinistra sembravano offrire.
Tuttavia questo fu il periodo di maggiore omogeneizzazione dei rom: Ceausescu cercò di risolvere il problema della diversità culturale, considerando i nomadi al pari della popolazione maggioritaria. Ciò ebbe molti effetti negativi: i rom, furono costretti ad adeguarsi a uno stile di vita a loro estraneo, ed a convivere sempre di più con le discriminazioni da parte di una popolazione maggioritaria che mal sopportava la loro vicinanza.
Il crollo del comunismo ha portato alla luce tutte le difficoltà e le problematiche del paese: ancora oggi in Romania i rom si trovano in gravi situazioni di disagio economico, di disoccupazione e discriminazione.
Per questo motivo lo studio della storia della popolazione Rom può oggi ricoprire un ruolo importante, al fine di capire le ragioni della loro diversità e la difficile integrazione nella società europea.
Hai pensato a un abbonamento a OBC Transeuropa? Sosterrai il nostro lavoro e riceverai articoli in anteprima e più contenuti. Abbonati a OBCT!