Il ruolo della Turchia nell'approvvigionamento energetico dell'Unione europea. Una tesi di master. Riceviamo e volentieri pubblichiamo

26/08/2010 -  Federico Ortu

Il lavoro analizza il ruolo della Turchia in quell’attualissimo problema che l’approvvigionamento – di gas e/o petrolio – rappresenta per l’Unione Europea. Dopo un’introduzione in cui si cerca di dare un quadro geopolitico d’insieme, si passa all’analisi del livello di domanda totale di gas e petrolio da parte degli stati dell’Unione Europea, e il ruolo che si è nel tempo ritagliato la Turchia.

Affinché si possa comprendere a pieno la fitta matassa di relazioni economiche e politiche, si analizzano dunque le relazioni che Ankara ha con quegli attori, quali gli stati centro asiatici (soprattutto Kazakhstan e Turkmenistan), l’Iran, l’Irak, la Federazione Russa, gli stati caucasici e, ovviamente, l’Unione Europea, che hanno interessi diretti sul gas e sul petrolio. Chiaro è che un occhio di riguardo deve essere dato alla situazione legale del Mar Caspio (e al ruolo dell’Azerbaijan), alla quale infatti viene dedicato un paragrafo.

Nella terza sezione della tesi, per poter avere un quadro completo della situazione, vengono analizzati tutti quei gasdotti o oleodotti che sono già stati progettati o che sono in funzione. Ecco quindi che tutte le più importanti pipeline vengono analizzate, seppur brevemente, sia tenendo in conto le loro capacità (volume e lunghezza), sia per le implicazioni politiche tra gli stati attraverso i quali passano, o dai quali il gas o il petrolio condotto provengono.

In conclusione, si fa notare quanto la Turchia sia importante per l’Unione Europea, soprattutto considerando le altre opzioni, cioè Norvegia e Algeria (che non possono garantire da sole una quantità di risorse energetiche sufficienti per il fabbisogno degli stati Ue) e, ovviamente, la Russia; allo stesso tempo si mette in discussione l’approccio di Ankara, che pone l’accesso della Turchia nell’Unione Europea come condizione affinché vengano costruiti quei gasdotti necessari per indebolire quello che al momento è un de facto monopolio russo. Il rischio è che da una parte la Turchia tiri troppo la corda e l’Ue non veda più come “affidabile” (soprattutto quando uno dei problemi del fornitore russo è proprio l’affidabilità) la Turchia; dall’altra, che Ankara, stanca dei continui tira e molla sull’adesione all’Ue, decida di optare per una politica più indipendente e vicina a Mosca (si vedano a proposito i recenti accordi sui visti).


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