Anche quest'anno Trento commemora la Giornata Internazionale delle fasce bianche per ricordare quanto avvenuto in Bosnia Erzegovina negli anni '90. L'appuntamento presso il Cortile interno di Palazzo Thun si tiene in parallelo alla commemorazione a Prijedor e in altre città d'Europa
Il 31 maggio 1992 le autorità serbo-bosniache di Prijedor imposero ai cittadini non-serbi di portare al braccio una fascia bianca. In migliaia vennero poi rinchiusi nei lager. Più di 3 mila vennero uccisi, di cui 102 bambini.
Dal 2013, ogni 31 maggio si tiene a Prijedor e in altre città europee, la "Giornata internazionale delle fasce bianche", sotto al cappello “Jer me se tiče ” (Perché mi riguarda!). Quest'anno, la manifestazione a Prijedor inzierà alle 11.00 nella via Ahmeta Babić, nel luogo dove dovrebbe sorgere il monumento in memoria dei 102 bambini di Prijedor uccisi. Alle 12.00 si proseguirà nella piazza centrale della città, in cui i partecipanti con la fascia bianca al braccio leggeranno i nomi e cognomi di tutti questi bambini. Quest'anno si aggiunge anche l'installazione dedicata ai 102 bambini di Anita Karabašić „Nema Nikog Da Ga Bere“ (Non c'è nessuno che lo raccolga).
Trento ci sarà anche quest’anno, come in ognuno degli ultimi anni. Il 31 maggio, alle 17.30, nel Cortile interno di Palazzo Thun, ricorderemo i troppi morti ancora dimenticati della folle guerra nella Bosnia Erzegovina e di tutte le guerre successive e attuali. Come ogni anno, metteremo al braccio le Fasce Bianche, simbolo silenzioso e potente della nostra voglia di denunciare l’ipocrisia del dopoguerra, della nostra voglia di ricordare a tutti come la fine di una guerra spesso non sia l’inizio della Pace. Perché dove non c’è pace non ci sono diritti, giustizia, equità economica, democrazia.
L’iniziativa è firmata dal Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani, dall’Associazione Trentino con i Balcani, dall’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo e da Unimondo. Al nostro fianco ci saranno altre associazioni e semplici cittadini. Contemporaneamente, migliaia di persone saranno in piazza a Prijedor, la città della repubblica Srpska – una delle due entità bosniaco erzegovesi di maggioranza serbo bosniaca –, dove tutto è iniziato il 31 maggio del 2012. Quel giorno, Emir Hodžić, un ragazzo giovane, decise che si doveva fare qualcosa. Si mise al braccio una fascia bianca e solo, in piedi, nella piazza del municipio, rimase zitto, per denunciare l’assordante silenzio delle autorità di Prijedor. Voleva si condividesse il ricordo di quello che era accaduto vent’anni prima, il 31 maggio 1992.
Quel giorno, a Prijedor, era arrivato l’odio. Le autorità serbe obbligarono tutti i cittadini non-serbi a mettere uno straccio o un lenzuolo bianco alle finestre di casa e una fascia bianca al braccio. Così, iniziò la tragedia. In pochi mesi 31.000 civili di Prijedor, tutti non serbo – ortodossi, ma anche qualche oppositore al regime appena stabilitosi dopo aver rovesciato il governo locale legittimamente eletto, vennero rinchiusi nei lager. 53.000 persone furono vittime di persecuzione e deportazione.
È, quindi, una grande protesta, che ha contagiato centinaia di città europee. Il 31 maggio saranno in piazza con noi, assieme a noi. Perché il silenzio uccide. Perché ogni ingiustizia, ogni tragedia del Mondo “Ci Riguarda”.