Paola Dalle Molle 10 marzo 2022
Cinema ucraino © AlexLMX Shutterstock

Alla regista ucraina Alina Gorlova è stato assegnato il premio speciale Images of Courage 2022 dal “Pordenone Docs Festival. Le voci del documentario”, come forma di sostegno alla raccolta fondi per beni di necessità dedicati ai civili in Ucraina. Un’intervista, dal luogo dove è rifugiata a Kiev, che riceviamo e volentieri pubblichiamo

(Originariamente pubblicato il 6 marzo su Messaggero Veneto , ripubblicato per gentile concessione del Messaggero Veneto)

Dai suoi profili social, nelle scorse ore, Alina Gorlova, la regista ucraina celebrata per i lavori dedicati alla guerra in Donbass, ha lanciato un appello per una raccolta fondi. Il festival “Pordenone Docs Fest. Le voci del documentario” ha deciso immediatamente di rispondere, rilanciando il suo appello in tutta Italia e impegnandosi sin da subito per la popolazione ucraina. Il sostegno dei festival si concretizza con la consegna ad Alina Gorlova, come contributo alla raccolta fondi, di uno speciale Premio Images of Courage 2022. I suoi film verranno proiettati al festival dal 6 al 10 aprile prossimi .

E ora la voce della giovane regista ucraina arriva chiara al telefono. Sappiamo che mentre sta rilasciandoci l’intervista si trova in un rifugio, forse un bunker o uno scantinato di Kiev, perché fuori i bombardamenti continuano senza sosta.

Come stai Alina e com’è la situazione al momento a Kiev?

Stiamo bene. Siamo a Kiev. È abbastanza dura. Al momento siamo in un rifugio perché c’è un bombardamento in corso e quindi è veramente difficile essere qui, resistere, Ovviamente qui la situazione è molto grave anche per la crisi umanitaria che ci circonda. Abbiamo ricevuto alcuni aiuti è vero, ma è veramente difficile mantenerli. Ma noi siamo qui! Abbiamo deciso di restare fino alla fine della situazione di emergenza.

 Sei decisa a rimanere anche se dopo la tregua, potrebbero esserci bombardamenti ancora più violenti?

Non è vero che c’è una tregua, non si sono mai fermati i bombardamenti. Hanno bombardato vicino a una stazione nucleare in una città ucraina (si riferisce alla centrale nucleare di Zaporizhzhia nel sud dell’Ucraina). Abbiamo deciso di restare a Kiev fino alla fine della situazione d’emergenza. Abbiamo ricevuto alcuni aiuti ma è veramente difficile mantenerli. Dovremmo andarcene solo per la pazzia di un russo? Restiamo per fargli capire che non li vogliamo qui. È questo il motivo: qui c’è la nostra vita. E restiamo perché da qui si può fare veramente qualcosa. Non sono rimasti a Kiev solo i giovani, ma tante persone. Ed è fondamentale capire che questo non è solo il nostro conflitto, non è solo una guerra che riguarda noi ucraini.

Il mondo della cultura e del cinema come possono aiutarvi al di là del sostegno umanitario?

Non possiamo finire i nostri film, non potremo raccontare quel che accade. In realtà noi non ci siamo fermati per paura ma per raccogliere sostegno. È una situazione molto difficile. Solo quando abbiamo tempo facciamo qualche ripresa. Spero che potremo trovare un modo per riprenderci dopo questo trauma.

Il cinema ucraino ha lanciato un appello ai registi di tutto il mondo. Avevate raccontato e denunciato quello che sarebbe potuto accadere, ma pochi ne avevano capito l’urgenza. È vero?

È vero, nessuno pensava che questa guerra sarebbe cominciata, ma allo stesso tempo nessuno ha ascoltato e capito quello che noi dicevamo già da tempo.

 

Al termine dell'intervista riusciamo ad avere il tempo di mandarle un saluto veloce e dirle che "ora anche Doc Fest – Le voci del documentario" sarà al tuo fianco. E che l'aspettiamo a Pordenone per pensare insieme a un mondo diverso anche attraverso il cinema. "E sarà meraviglioso rivederci, darti la mano e applaudire insieme i tuoi film”. Poi, cade la linea ed è solo silenzio.

 

*Giornalista, tra le promotrici della "Carta di Pordenone - media e rappresentazione di genere "

Per approfondire

Il Premio Images of Courage 2022 che il festival ha deciso di consegnare ad Alina Gorlova, è una forma di contributo alla raccolta fondi per il reperimento di beni di necessità che a Kiev stanno scarseggiando. La regista, una delle documentariste contemporanee più brillanti e premiate, era stata invitata a far parte della Giuria del festival che si terrà ad aprile 2022. Ma Alina Gorlova ha scelto di rimanere nella sua città natale, Kiev, e usare la sua notorietà per raccogliere fondi e dall’Ucraina continuare a raccontare ciò che accade.