Dai Balcani occidentali alla Palestina, dagli USA al consorzio europeo Media Freedom Rapid Response, sono numerose le voci che si alzano in difesa dei giornalisti e della libertà di stampa in pericolo in Bielorussia, dopo le contestate elezioni presidenziali e le violenze di piazza
In appena due giorni, dal 9 all'11 agosto, l'associazione bielorussa dei giornalisti (BAJ) ha registrato in tutta la Bielorussia quasi un centinaio di violazioni ai danni di un'ottantina di giornalisti, vittime di arresti, pestaggi e confische di filmati e attrezzatura.
“Alcune riprese mostrano come i giornalisti e gli operatori vengano bloccati e caricati in furgoni non identificati, con Natalya Lubnevskaya, giornalista di Nasha Niva, che rimane ferita durante le proteste perché colpita da un proiettile di gomma”, si legge nella dichiarazione del Media Freedom Rapid Response, sottoscritta anche da OBCT. Insieme a una ventina di organizzazioni internazionali, ci appelliamo anche alle istituzioni europee perché la situazione nel paese sia monitorata con attenzione e perché “vengano impiegate tutte le risorse diplomatiche affinché i cittadini della Bielorussia, compresi i giornalisti e gli operatori dei media, siano protetti”.
La protezione dei colleghi, in difesa del diritto dei cittadini ad essere informati, è invocata anche dai giornalisti membri di Safejournalists.net , una rete che nei Balcani Occidentali rappresenta più di 8000 operatori dei media: “Siamo preoccupati nel vedere quanto in fretta stia degenerando la situazione: già mesi prima delle elezioni, numerosi giornalisti erano nel mirino delle autorità, molti sono stati arrestati, altri picchiati, con le informazioni censurate e la connessione internet bloccata”, si legge in un appello che raccoglie le adesioni delle associazioni dei giornalisti di Kosovo, Macedonia del Nord, Bosnia Erzegovina, Croazia, Serbia e Montenegro.
Oltre alle violenze ai danni di singoli giornalisti, il consorzio MFRR denuncia anche l'attacco alla libera informazione perpetrato dal governo, che “ha bloccato l'accesso ad internet, impedendo quindi l'accesso a siti e applicazioni quali WhatsApp, YouTube, testate internazionali e locali”. Anche per questo, mentre dopo giorni di violenze continuano i disordini e le proteste, si invitano le autorità bielorusse a rilasciare i giornalisti, a ripristinare i collegamenti internet, a mantenere gli impegni internazionali nel rispetto della democrazia, mentre l'Europa è sollecitata “a riconsiderare i finanziamenti europei a progetti controllati dallo stato bielorusso se non sono mantenuti gli impegni a proteggere la libertà di stampa e lo stato di diritto”.
L'appello del Media Freedom Rapid Response è sottoscritto da ARTICLE 19, European Centre for Press and Media Freedom (ECPMF), European Federation of Journalists (EFJ), Free Press Unlimited (FPU), IFEX, IFEX-ALC, International Media Support (IMS), International Press Institute (IPI), Internews, Media Foundation for West Africa (MFWA), Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa (OBCT), Palestinian Center for Development and Media Freedoms (MADA), PEN America, Reporters Without Borders (RSF), Rory Peck Trust (RPT), Samir Kassir Foundation.
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