Anche quest'anno Trento commemora la Giornata Internazionale delle fasce bianche per manifestare contro ogni discriminazione e per ricordare quanto avvenuto in Bosnia negli anni '90. L'appuntamento presso il chiostro del Centro per la Cooperazione Internazionale, alle ore 18.00. Altri momenti promossi a Prijedor e in tante altre città d'Europa
Fonte: Trentino con i Balcani , Associazione 46° Parallelo , Forum Trentino per la pace e i diritti umani , Progetto Prijedor
Il 31 maggio 1992 le autorità serbo-bosniache di Prijedor imposero ai cittadini non-serbi di portare al braccio una fascia bianca. In migliaia vennero poi rinchiusi nei lager, più di 3 mila uccisi.
Dal 2013, ogni 31 maggio si tiene a Prijedor e in altre città europee, la "Giornata internazionale delle fasce bianche", per manifestare contro ogni discriminazione e per ricordare.
Un rito che ripetiamo. Un rito che abbiamo fatto diventare punto fermo, ricordo, grido di ribellione. Un rito che vuole tenere vivi nomi dimenticati, persone uccise e gettate in un angolo della memoria.
Ci saremo anche quest’anno per la Giornata Internazionale delle Fasce Bianche, incontrandoci nel chiostro della sede del Centro per la Cooperazione Internazionale di Trento, alle ore 18.00 di martedì 31 maggio, con una fascia bianca al braccio.
Saremo come sempre in silenzio. Saremo come sempre in un luogo pubblico. Saremo come ogni anno fermi. Reciteremo i nomi di quei 102 bimbi morti in una guerra senza senso, nella Bosnia così lontana nel tempo e nella memoria. Avranno i nomi dei bambini morti in silenzio – senza ricordo – nelle guerre in Siria, nello Yemen, in uno di 34 luoghi dove si combatte. Avranno, quest’anno, anche i nomi dei bambini ucraini uccisi dalla criminale aggressione russa.
Saremo in piazza con le nostre fasce bianche, perché i segni della discriminazione, dell’ingiustizia, della disuguaglianza, dell’orrore, sono uguali ovunque. Lo faremo assieme a tutte le città che in Regione, in Italia, nel Mondo hanno deciso di dedicare quel momento del 31 maggio al ricordo.
Sono più di 80 le città del mondo che con Prijedor, in Bosnia, vogliono ricordare cosa accade quando una guerra finisce e non arriva la pace. Nella Bosnia di oggi, che vuole entrare nell’Unione Europea, la pace è lontana. I giovani sentono raccontare storie differenti, intrise d’odio, rancore, bugie. Si educa alla divisione. La ricchezza non è distribuita equamente. La democrazia resta un miraggio.
Queste fasce bianche sono un buon modo per ricordare le nostre responsabilità. Sono un’ottima ragione per costringerci ad un impegno: costruire la pace ovunque. Non perché siamo buoni, ma perché è la cosa migliore e più intelligente da fare.
“Jer me se tiče ”. Perché ci riguarda!