Continua il flusso di arrivi di migranti al campo di accoglienza di Lesbo, attrezzato per 3mila persone ma che ad oggi ne accoglie 8mila. Le condizioni di vita sono durissime, come denuncia Medici Senza Frontiere
Fonte: Melting Pot
Non si fermano gli arrivi di migranti e rifugiati a Lesbo: 8.000 persone vivono stipate nel campo di Moria, attrezzato per accoglierne 3.000. Le condizioni sono durissime, le tensioni ormai quotidiane, la salute fisica e mentale delle persone è fortemente compromessa. La clinica per la salute mentale di MSF riesce a seguire solo i casi più gravi, compresi bambini e minori non accompagnati, e al momento lavora al massimo della propria capacità.
“Nelle ultime quattro settimane abbiamo registrato un aumento del numero di minori affetti da intensi attacchi di panico, pensieri suicidi e tentativi di togliersi la vita”, dichiara Alessandro Barberio, psichiatra di MSF presso la clinica di Mitilene.
MSF chiede che le persone vulnerabili possano lasciare il campo di Moria, di decongestionare il campo e di porre fine alle politiche di contenimento. Le persone continueranno a fuggire per sopravvivere, bloccarle in condizioni terribili non fa che provocare altri traumi a una popolazione già estremamente vulnerabile.
Gran parte della tensione è causata dal sovraffollamento e dalla mancanza di condizioni di vita dignitose e umane. Nell’area principale del campo di Moria e Olive Grove c’è un servizio igienico funzionante ogni 72 persone, una doccia ogni 84. Numeri ben al di sotto degli standard umanitari raccomandati in situazioni di emergenza. MSF è molto preoccupata perché l’insicurezza, le condizioni di vita inumane e il limbo in cui queste persone si trovano per mesi o anni, hanno un grave impatto sulle condizioni psicologiche delle persone. La clinica per la salute mentale di MSF a Mitilene segue solo i casi più gravi e al momento lavora al massimo della propria capacità.
Per Giovanna Bonvini, responsabile delle attività di salute mentale MSF nella clinica di Mitilene, “il motivo per cui le condizioni psicologiche peggiorano così drasticamente a Lesbo è che queste persone provengono da esperienze traumatiche, raggiungono l’Europa sperando di trovare sicurezza e dignità, ma incontrano esattamente il contrario, ancora violenza e ancora condizioni inumane.
L’altro giorno - continua l’operatore di MSF - un giovane uomo, vittima di violenza sessuale, è stato accompagnato alla nostra clinica da un amico nel pieno di un crollo psicotico. Presentava gravi disturbi da stress post-traumatico, aveva allucinazioni e flashback, sentiva rumori intorno a sé e non è riuscito a smettere di piangere nelle due ore di sessione con i nostri psicologi. Ha paura del buio e vive nel terrore di essere attaccato a Moria. All’inizio le équipe di MSF lo hanno curato con dei farmaci, ora dopo sessioni psicologiche intensive le sue condizioni sono stabili. Ma non farà molti progressi perché finché vivrà a Moria sarà bloccato in un ciclo di disperazione e angoscia”.
Ogni settimana MSF riceve da altre organizzazioni sul posto tra i 15-18 pazienti con problemi psicologici acuti, inclusi bambini, che hanno bisogno di assistenza. Ma è solo la punta dell’iceberg: sono ancora tante le persone che MSF non riesce ad assistere, essendo l’unico attore a fornire assistenza psicologica specializzata per una popolazione così ampia e vulnerabile.
“La maggior parte di queste persone è appena arrivata a Lesbo. Soffrono di sintomi psicotici tra cui allucinazioni, agitazione, confusione, disorientamento e hanno forti spinte suicide o hanno già tentato il suicidio”, aggiunge il dott. Alessandro Barberio.
Sono molto preoccupanti anche le condizioni dei bambini e dei minori non accompagnati, ri-traumatizzati dalla loro esperienza di vita a Moria, come è emerso durante le terapie di gruppo di MSF rivolte a più piccoli residenti del campo.
Il dott. Barberio evidenzia che “nelle ultime quattro settimane abbiamo registrato un aumento del numero di minori affetti da intensi attacchi di panico, pensieri suicidi e tentativi di togliersi la vita. Le terribili condizioni di vita e le violenze quotidiane nel campo di Moria hanno un impatto fortemente negativo sulla tenuta psicologica dei nostri pazienti”.
MSF chiede che le persone vulnerabili possano lasciare il campo di Moria in favore di sistemazioni sicure e continua a spingere perché il campo venga decongestionato. Inoltre, MSF insiste nel chiedere la fine delle politiche di contenimento e chiede alle autorità europee e nazionali di intensificare l’accesso alla salute e la sicurezza per le persone che si trovano nel campo.
L’esperienza sul campo di MSF dimostra che le politiche di deterrenza dell’UE e della Turchia sono fallimentari.