23 agosto 2019
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OBCT sostiene l'appello di una coalizione di otto organizzazioni di giornalisti e associazioni impegnate nella difesa della libertà di espressione che chiede alle autorità russe di porre immediatamente fine all’accanimento nei confronti dei giornalisti impegnati nella copertura mediatica delle recenti proteste di Mosca. Il testo della dichiarazione congiunta

In Russia da quando le autorità elettorali hanno respinto diversi candidati dell'opposizione in vista delle elezioni comunali di settembre, i manifestanti sono scesi per le strade di Mosca per quattro sabati consecutivi. Le autorità russe hanno risposto con minacce, violenza e detenzioni.

I giornalisti impegnati nel riportare le proteste sono stati costantemente presi di mira : il 27 luglio 2019 la polizia ha rotto il naso a due cronisti, a un terzo sono state inferte ferite alle mani e alla testa con un manganello, un quarto è stato picchiato in un furgone delle forze dell’ordine a seguito dell’arresto, mentre un quinto è stato ferito durante una carica della polizia.

Nelle ultime settimane la polizia ha arrestato decine di giornalisti, nonostante questi si fossero identificati come stampa. Il 3 agosto 2019, la polizia ha fermato almeno 14 giornalisti. Uno di questi è stato trattenuto anche dopo che la polizia aveva trovato il tesserino e l’accredito stampa durante la perquisizione. Rilasciato poco dopo, è stato in seguito nuovamente arrestato e portato in centrale. Tutti sono stati rilasciati il giorno stesso senza che nei loro confronti venisse esplicitata alcuna accusa.

Diversi canali YouTube hanno trasmesso le proteste in diretta , ma l'11 agosto l’Autorità russa per la regolamentazione delle comunicazioni Roskomnadzor ha pubblicato una dichiarazione in cui chiedeva al portale di smettere di “pubblicizzare” le dimostrazioni. Secondo l’Autorità una mancata risposta sarebbe stata considerata come "un’interferenza nei suoi affari sovrani" e la Russia avrebbe di conseguenza adottato misure di ritorsione.

In relazione alla risposta della Russia alle proteste, numerose organizzazioni di advocacy hanno presentato due segnalazioni alla Piattaforma del Consiglio d'Europa per la protezione del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti. Al momento non è arrivata alcuna replica da parte della Federazione Russa.

Jessica Ní Mhainín, Policy Research and Advocacy Officer presso Index on Censorship, ha affermato che “le autorità russe sembrano essere indifferenti al fatto che, prendendo di mira i manifestanti e i giornalisti con violenza e detenzioni, violano palesemente le norme internazionali sui diritti umani. Ma dovrebbero tenere presente che questo atteggiamento non farà altro che alimentare le proteste democratiche. I giornalisti sono i difensori della nostra democrazia - senza giornalisti e libertà dei media, non c'è democrazia”.

Nora Wehofsits, Advocacy Officer presso il Centro Europeo per la Stampa e la Libertà dei Media (ECPMF ), ha dichiarato che “la repressione violenta dei giornalisti in Russia è una violazione della libertà di stampa e della libertà di informazione. La repressione del lavoro dei giornalisti, che documentano proteste a favore di libere elezioni e contro la violenza della polizia, evidenzia il ruolo dei giornalisti come “watchdog”. Questa situazione deve finire”.

Ravi R. Prasad, Director of Advocacy presso l'International Press Institute, ha dichiarato: "L'attacco ai giornalisti che riportano le proteste è contro i principi della democrazia. Il governo dovrebbe consentire ai giornalisti di svolgere il proprio lavoro senza temere rappresaglie e attacchi. Attaccando i giornalisti, la Russia sta tentando di reprimere la libertà di stampa e il diritto del proprio popolo di essere informato”.

La Russia non è l'unico paese in cui i giornalisti sono minacciati in relazione alle proteste. Il report del 2018 “Targeting the messenger: Journalists on the frontline of protests ” a cura di Index of Censorship ha infatti sottolineato la problematica anche nei paesi europei.

 

Firmatari

Index on Censorship

European Centre for Press and Media Freedom (ECPMF)

Committee to Protect Journalists (CPJ)

European Federation of Journalists (EFJ)

International Press Institute (IPI)

South East Europe Media Organisation (SEEMO)

Reporters Without Borders (RSF)

Russian Journalists' and Media Workers' Union (JMWU)

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto

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