Il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia è stato istituito dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel febbraio del 1993 con la Risoluzione 808. Il fotografo Martino Lombezzi e la giornalista Jorie Horsthuis hanno realizzato una mostra che racconta il tribunale da dietro le quinte. Ora a Roma fino al 9 novembre, la prossima tappa sarà Forlì
Fonte: Festival della Diplomazia – Officine Fotografiche Roma
Le guerre che portarono alla dissoluzione della Federazione Jugoslava iniziate a giugno 1991 in Slovenia e Croazia, portarono il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con la Risoluzione 808 del 22 febbraio 1993, a dar vita a un Tribunale internazionale con il compito di giudicare persone responsabili di gravi violazioni dei diritti umani nei territori della ex-Jugoslavia.
Il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (ICTY), viene creato per indagare su crimini di guerra che avvenivano nel conflitto balcanico, come assedio, detenzione in campi di concentramento, uccisioni di massa, genocidio. Per la prima volta nella storia un tribunale è stato istituito nel mezzo di una guerra, con il compito di perseguire e giudicare i principali responsabili politici e militari delle atrocità. Non esistevano precedenti per guidare il lavoro pratico di questa istituzione, la prima corte penale internazionale dopo i processi di Norimberga e Tokyo alla fine della seconda guerra mondiale.
Il progetto “Resolution 808” presentato in questi giorni a Roma, del fotografo Martino Lombezzi e della giornalista Jorie Horsthuis, vuole essere anche una riflessione sul senso di questa esperienza, il primo esempio pratico di giustizia penale internazionale.
Guarda il video "Resolution 808 - Inside the Yugoslav Tribunal" con le interviste agli autori, realizzato dal videomaker Andrea Pescini
presso Officine Fotografiche
Nel corso del 2017 hanno avuto un accesso privilegiato a questa istituzione, e nella mostra “Resolution 808” ci portano dietro le quinte del tribunale, raccontandolo attraverso immagini degli interni, ritratti di molti protagonisti ed interviste esclusive. Accanto a ciò, hanno avuto la possibilità di lavorare negli archivi e fotografare oggetti provenienti dalla scena dei crimini che hanno segnato la fine della Jugoslavia.
Attraverso la testimonianza e l’esperienza peculiare delle interpreti, la posizione scomoda degli avvocati difensori, i diversi caratteri dei giudici, insieme alle storie di molte altre figure che hanno reso possibile il lavoro nell’aula del Tribunale, Resolution 808 racconta dall’interno questa istituzione, che spesso è stata al centro dell’attenzione mediatica internazionale ma non è mai stata osservata dal punto di vista di chi ci ha lavorato.
Il Tribunale ha pronunciato la sua ultima sentenza lo scorso novembre: Ratko Mladić, ex comandante dell’esercito serbo bosniaco, accusato di genocidio e crimini contro l’umanità per il massacro di Srebrenica e molti altri crimini di guerra commessi dalle sue truppe durante la guerra del 1992-1995, è stato condannato all’ergastolo. Dopo questo giudizio lungamente atteso, l’ICTY ha chiuso i battenti, mettendo fine a venticinque anni di indagini sui crimini di guerra.
La mostra "Resolution 808" ha cominciato da quest'estate ad essere portata in diverse città d'Italia. Fino al 9 novembre sarà visibile a Roma, presso Officine Fotografiche (Via Giuseppe Libetta, 1), su produzione del "Festival della Diplomazia " col supporto dell’Ambasciata dei Paesi Bassi in Italia e di Officine Fotografiche . L'iniziativa è parte di Contemporaneamente Roma 2018, promossa da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale.
Mentre dal 19 al 30 novembre si sposterà a Forlì, al Festival Human Rights Nights di cinema arte e musica dei diritti umani, promosso dal Campus di Forlì dell'Università di Bologna . A Forlì si terranno inoltre due incontri, presso il Teaching Hub (Via Filippo Corridoni, 20) il 19 e il 20 novembre. Il 19 novembre, con inizio alle ore 18.00 al quale interevrranno, accanto agli autori: Stefano Bianchini, professore di Storia e politica dell’Europa dell’Est alla facoltà di Scienze politiche dell’Università di Bologna; Francesco Privitera, professore associato presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Bologna, Rafael Lozano Miralles, professore ordinario presso Dipartimento di Interpretazione e Traduzione (DIT). Il 20 novembre con inizio alle ore 11.00, si terrà un altro incontro in presenza di Peter McCloskey, ex procuratore del Tribunale dell'Aja (ICTY), Jelena Dobričić, interprete presso ICTY e Mariachiara Russo, direttrice del secondo ciclo di Laurea presso il Dipartimento di Interpretazione e Traduzione di Forlì.
Il fotografo Martino Lombezzi (1977, Genova) sviluppa progetti sulla memoria, il territorio, l’identità. Si è laureato all’Università di Bologna nel 2003 con una tesi sulla nascita dell’ICTY e il suo ruolo nella guerra nei Balcani. Collabora con riviste italiane e internazionali.
La giornalista e scrittrice olandese Jorie Horsthuis (1981, Amsterdam) ha ottenuto il master nel 2007 presso l’Università di Amsterdam con una tesi sui serbi che vivono in Kosovo. Da allora collabora con diversi giornali e riviste, come De Groene Amsterdammer, NRC Handelsblad, Trouw e Het Parool. Per le sue ricerche ha viaggiato spesso nei Balcani.
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