Controlli, sorveglianza e intimidazioni rischiano di compromettere la capacità dei giornalisti di raccontare i fatti nell'era digitale: la campagna "Right to Report" lanciata dal Committee to Protect Journalists
Fonte: Ossigeno per l'informazione
Il Committee to Protect Journalists (Comitato per la protezione dei giornalisti, CPJ), organizzazione indipendente con base a New York nata nel 1981 con lo scopo di difendere la libertà di stampa e i diritti dei giornalisti in tutto il mondo, ha lanciato la campagna dal titolo “Right to report” (diritto di cronaca) sostenuta da numerose organizzazioni che difendono la libertà di informazione, fra cui Ossigeno per l’Informazione.
La campagna è stata avviata con una petizione a Barack Obama, con la quale si chiede alla Casa Bianca il rispetto del diritto dei giornalisti, nell’era digitale, di ottenere e riferire le notizie.
“Le rivelazioni sui controlli, le intimidazioni, e lo sfruttamento della stampa – si legge sul sito del CPJ – hanno sollevato interrogativi inquietanti sul fatto che gli Stati Uniti ed altre democrazie occidentali, rischiano di compromettere nell’era digitale la capacità dei giornalisti di raccontare i fatti”.
Fra l’altro, il CPJ fa riferimento alle rivelazioni emerse dai documenti resi pubblici da Edward Snowden, ex tecnico della Cia che ha pubblicato una serie di documenti che contengono i dettagli segreti di diversi programmi di sorveglianza di massa dei governi statunitense e britannico.
Il Comitato denuncia che la capacità dei giornalisti di informare il pubblico si sgretola quando essi credono che potrebbero essere presi di mira dagli hacker governativi e trascinati in indagini penali, o cercati e interrogati a proposito del lavoro che hanno svolto al confine degli Stati Uniti. Se i giornalisti non possono comunicare in maniera confidenziale con le proprie fonti, non possono fare il loro lavoro.
La campagna del CPJ chiede di proteggere il libero flusso delle informazioni e il diritto dei giornalisti di fare il proprio lavoro nell’era digitale.
Tre le richieste che il Comitato fa all’amministrazione Obama: l’emissione di una direttiva politica presidenziale che vieti l‘hacking e la sorveglianza dei giornalisti e delle organizzazioni dei media; la limitazione delle azioni penali aggressive che intrappolano i giornalisti e intimidiscono le fonti; l’eliminazione di una “zona morta” delle libertà civili al confine degli Stati Uniti in cui i funzionari sono liberi di controllare i computer portatili dei giornalisti e altro materiale di lavoro.
“Vogliamo che gli Stati Uniti abbiano un primato della libertà di stampa senza macchia in modo che possano più efficacemente difendere i diritti dei giornalisti in paesi come la Turchia, la Russia e la Cina – scrive Joel Simon, direttore esecutivo del CPJ -. In questi luoghi la repressione sta crescendo e la posta in gioco è enorme. Gli Stati Uniti hanno bisogno di parlare efficacemente a sostegno della libertà di stampa e possono farlo solo se il loro primato non è messo costantemente in discussione”.
Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Safety Net for European Journalists. A Transnational Support Network for Media Freedom in Italy and South-east Europe.