27 febbraio 2018

Dopo Daphne Caruana Galizia, Ján Kuciak è il secondo giornalista d'inchiesta a morire all'interno dei confini dell'Unione europea negli ultimi sei mesi. L'allarme delle principali istituzioni internazionali a tutela della libertà di stampa, affinché i crimini contro chi indaga sulla corruzione non rimangano impuniti

Chirurgici colpi di pistola, esplosi tra il 22 e il 25 febbraio scorso, hanno ucciso il giornalista slovacco Ján Kuciak, trovato morto insieme alla compagna Martina Kušnírova nella sua casa di  Velka Maca, sessanta chilometri a est da Bratislava. Specializzato in inchieste su frodi ed evasioni fiscali, il giornalista ventisettenne del portale Aktuality.sk stava indagando sui legami tra business e politica slovacca, e nei mesi scorsi aveva già ricevuto diverse minacce.

Secondo le prime dichiarazioni degli inquirenti, l’omicidio sarebbe legato alla sua attività giornalistica. Offrendo una ricompensa in denaro a chiunque fornisca informazioni utili alle indagini, il primo ministro slovacco Robert Fico ha dichiarato che nel caso in cui l'omicidio di Kuciak si rivelasse conseguenza del suo lavoro, si tratterebbe di “un attacco senza precedenti alla libertà di stampa e alla democrazia in Slovacchia”. Ancora più netta la posizione del sindacato dei giornalisti slovacchi (Slovensky Syndikat Novinarov - SSN), che ha immediatamente reagito con un comunicato: "Prendiamo questo omicidio come un atto senza precedenti contro il giornalismo investigativo e i media liberi nel nostro paese. Chiediamo alle autorità di far rispettare la legge e indagare su questi due omicidi”.

Immediata la reazione delle principali istituzioni internazionali a difesa della libertà di espressione: Reporters Without Borders – il cui ultimo rapporto aveva collocato la Slovacchia al 17esimo posto al mondo per libertà di stampa – ha denunciato l’accaduto invitando le autorità slovacche a condurre indagini serrate sul caso. Secondo Index for Censorship , l’omicidio Kuciak va collegato a quello della giornalista maltese Daphne Caruana Galizia, anch’ella “rea” di aver pubblicato sul suo blog inchieste in tema di corruzione. Il problema sarebbe dunque la sicurezza del giornalismo professionale all’interno dei confini dell’Unione europea. “Dobbiamo smettere di comportarci come se le minacce alla sicurezza dei giornalisti accadessero da qualche altra parte e non ci riguardassero”, ha dichiarato Jodie Ginsberg, Chief Executive Officer di Index.

Sulla medesima linea l'European Federation of Journalists (EFJ), che ha invitato la Slovacchia ad attuare senza indugio le raccomandazioni del Consiglio d'Europa sulla protezione del giornalismo, affidando al presidente Mogens Blicher Bjerregård queste parole: “Sono profondamente colpito da questa triste notizia proveniente da un paese dell'UE, che accade solo pochi mesi dopo l'uccisione di Daphne Caruana Galizia. Si tratta di un segnale molto preoccupante per il giornalismo nell'Unione europea”.

Stando alla testimonianza del collega Tom Nicholson , uno degli ultimi lavori di Kuciak riguarderebbe l’appropriazione fraudolenta di fondi UE da parte di cittadini italiani residenti in Slovacchia e con presunti legami con la 'Ndrangheta calabrese. Per questo, nell’ultimo anno Kuciak avrebbe stretto collaborazioni con diversi giornalisti investigativi italiani.

Corruzione e mediafreedom in Slovacchia

Dalla caduta del comunismo a oggi, non si ha notizia di giornalisti uccisi in Slovacchia. Tuttavia la corruzione è un problema di lunga data. Per conoscere meglio la situazione del paese, il Resource Centre sulla libertà dei media curato da OBCT mette a disposizione diversi materiali .

Su come i media slovacchi lavorino al tema della corruzione consulta questa human assisted e questa computer assisted analysis condotte per l'Università di Perugia. Per una panoramica sul sistema mediatico del paese sono utili questo report dell'European Journalism Centre e questo report di Open Society Foundation . Sullo stato della libertà di stampa consigliamo questo studio patrocinato dall'Ue .

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto

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