Nonostante il recente accordo la strada per condizionare i fondi europei al rispetto dello stato di diritto rimane tutta in salita
Dopo settimane di negoziati, il 5 novembre il Consiglio dell’UE e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo per vincolare l’erogazione di fondi europei al rispetto dello stato di diritto. Questo meccanismo di condizionalità era stato originariamente proposto dalla Commissione europea nel 2018 ed era stato accolto in principio dal Consiglio europeo lo scorso luglio. Andrà ad aggiungersi ai nuovi strumenti introdotti recentemente dalla Commissione per tutelare lo stato di diritto all’interno dell’UE, come il rapporto annuale pubblicato per la prima volta a fine ottobre.
La condizionalità riguarderà il Fondo per la ripresa e il prossimo bilancio pluriennale dell’UE. In base al compromesso raggiunto, prevede le seguenti modalità di funzionamento.
In caso di rischio o di violazione dello Stato di diritto, i negoziatori del Parlamento europeo sono riusciti ad accorciare il tempo previsto per la procedura a un massimo di 7-9 mesi per l’adozione di misure. Inizialmente il Consiglio aveva richiesto una procedura di 12-13 mesi. La Commissione europea, dopo aver accertato l'esistenza o il rischio di una violazione dello stato di diritto, proporrà di attivare il meccanismo di condizionalità nei confronti di un governo dell'UE. Il Consiglio avrà quindi un mese per adottare le misure proposte (o tre mesi in casi eccezionali), votando a maggioranza qualificata. Questo sistema che scardina il voto unanime evita che uno o due stati si accordino per bloccare la procedura. Il Consiglio non potrà dunque evitare di prendere una decisione, come invece sta accadendo per le sanzioni previste dall’art. 7 del Trattato dell’UE.
L’accordo raggiunto prevede un concetto ampio di violazione dello stato di diritto. Infatti, la limitazione dei fondi non è prevista solo quando uno stato li usa in modo illecito, come nei casi di corruzione. Infatti la condizionalità potrà essere attivata anche quando i principi dello stato di diritto non dovessero essere rispettati da uno stato membro. È però necessario anche dimostrare che le violazioni implichino uno spreco o un uso improprio dei fondi europei.Un risultato importante è che il meccanismo può essere attivato anche in forma preventiva: la limitazione nell’erogazione dei fondi UE potrebbe cominciare non solo quando è presente una violazione, ma anche quando si corre il rischio che si verifichi.
Vengono comunque assicurati i beneficiari individuali dei fondi europei: se uno stato dovesse essere sanzionato, è stato pensato un meccanismo affinché gli agricoltori, gli studenti o le ONG non vengano danneggiate da questo. Questi possono presentare un reclamo alla Commissione tramite una piattaforma web, attraverso la quale verranno garantiti gli importi dovuti. La Commissione avrà anche la possibilità di ridurre la prossima il sostegno dell'UE al paese in questione.
I parlamentari europei che hanno preso parte ai negoziati con il Consiglio si sono detti soddisfatti del compromesso raggiunto, perché riesce a tutelare i beneficiari dei fondi europei ma allo stesso tempo fa sì che l’UE non demorda sulla tutela dello stato di diritto. Il relatore Petri Sarvamaa ha twittato: “Fumata bianca per i triloghi sullo Stato di diritto. Parlamento europeo e Consiglio Europeo hanno raggiunto un accordo storico per l’Unione Europea. Siamo riusciti a garantire un collegamento tra l'utilizzo dei fondi dell'UE e il rispetto dello Stato di diritto negli Stati membri. Il nostro obiettivo era un meccanismo efficace ed è stato raggiunto.”
Il compromesso deve essere ora formalmente adottato da Parlamento e Consiglio attraverso la procedura legislativa ordinaria. Lunedì però Ungheria e Polonia hanno posto il veto sul Recovery Fund proprio in merito alla decisione di condizionare gli aiuti al rispetto dello Stato di diritto. Una scelta giudicata da molti come irresponsabile e dannosa per tutti i cittadini dell’UE. L’europarlamentare Manfred Weber ha twittato: “lo stato di diritto non riguarda un paese o l'Est e l'Ovest. È neutro e si applica a tutti. Se rispetti lo Stato di diritto non c'è nulla da temere. Negare all'intera Europa i finanziamenti per la crisi nella peggiore crisi da decenni è irresponsabile”.