Il 18 maggio a Trento, il Forum trentino per la pace e i diritti umani e l'Associazione 46° parallelo organizzano l'incontro "Bosnia ed Erzegovina: Karadžić e le sabbie mobili"
Fonte: Forum trentino per la pace e i diritti umani
Mercoledì 18 maggio alle ore 18.00, a Trento presso Le Gallerie – Piedicastello, il Forum trentino per la pace e i diritti umani e l’Associazione 46° parallelo organizzano l’incontro "Bosnia ed Erzegovina: Karadžić e le sabbie mobili", per riflettere sulla situazione in Bosnia Erzegovina a un mese dalla condanna di Radovan Karadžić per genocidio, per capire come e se la più grave strage di cui l’Europa è stata testimone dopo la seconda guerra mondiale, ha cambiato questo paese e la sua società.
Al convegno parteciperanno: Srdjan Šušnica, attivista culturale, ricercatore e pubblicista, Nicole Corritore, redattrice e addetta stampa di Osservatorio Balcani e Caucaso, Raffaele Crocco, Direttore dell’Atlante delle Guerre e dei Conflitti nel mondo, e Massimiliano Pilati, Presidente del Forum trentino per la pace e i diritti umani.
L’evento è realizzato in collaborazione con Fondazione Museo Storico del Trentino, Osservatorio Balcani e Caucaso e ISIT, e promosso da Associazione Trentino con i Balcani Onlus e Associazione Progetto Prijedor.
Accusato di essere la mente dietro le atrocità commesse durante la guerra 1992-95 in Bosnia Erzegovina, il 24 marzo 2016, dopo 5 anni di processo e quasi 600 testimoni, Radovan Karadžić viene condannato dal Tribunale penale internazionale dell’Aja per l’ex Jugoslavia per genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra. L’ex leader è stato giudicato colpevole per dieci degli undici capi d’imputazione presentati dal procuratore Alan Tieger a suo carico. Il tribunale ha ritenuto insufficienti le prove per convalidare l’accusa di genocidio anche nelle sette municipalità di Ključ, Sanski Most, Prijedor, Vlasenica, Foča, Zvornik e Bratunac.
Prima della guerra, la Bosnia ed Erzegovina faceva parte di uno dei paesi europei con maggiori diversità etniche e religiose, dove la popolazione viveva in armonia, secondo le regole sociali del “buon vicinato”. Tre anni di guerra, stupri, campi di concentramento e violenza fratricida hanno eliminato quella società unica in Europa, svuotandola di ogni parvenza di equilibrio.
La fine della guerra, gli accordi di Dayton, la cattura dei carnefici e la condanna degli stessi non hanno cancellato i segni profondi della guerra sulla società del paese. Anzi, la recente condanna di Karadžić ha riportato alla luce molte delle frizioni che tuttora attraversano le comunità. Nessuno parla di quello che è successo durante la guerra. Non vi sono neppure tentativi di comunicazione tra le parti.
È quindi tempo di chiedersi quale direzione stia prendendo la Bosnia ed Erzegovina di oggi, alla luce anche di una sua possibile entrata nell’Unione Europea. Che cosa è cambiato a 20 anni da una delle pagine più orribili della storia europea dell’ultimo Novecento?
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