I dirigenti dell'opposizione in Azerbaijan accusano Washington di averli traditi posponendo i propri interessi geostrategici alle riforme ed alla causa della democrazia. Un cambiamento di rotta radicale rispetto al periodo pre-elettorale
na dichiarazione dell'Ambasciata USA a Baku, pubblicata lo scorso 2 dicembre in occasione dell'entrata in carica del nuovo Parlamento, si dichiarava concorde con la decisione della Corte costituzionale azera che aveva sospeso i risultati elettorali di dieci circoscrizioni a causa di gravi frodi. Allo stesso tempo l'ambasciata USA esprimeva il suo ottimismo in merito alla futura collaborazione con i nuovi membri del Parlamento. Gli USA richiedevano poi al governo di "individuare i responsabili delle frodi" e alla polizia di "rispettare il diritto alle manifestazioni pacifiche" ricordando alle autorità di procedere senza ritardi a nuove elezioni secondo le norme internazionali.
La reazione dell'ambasciata di fronte alla decisione della Corte costituzionale di ritirare i loro mandati a Ali Kerimli, presidente del Fronte popolare dell'Azerbaijan e a Gulamgueyn Alibeyli, militante dello stesso partito, ha scioccato profondamente i membri del blocco dell'opposizione Azadlig, l'alleanza che riunisce Fronte popolare, il Partito Musavat ed il Partito democratico dell'Azerbaijan.
In una dichiarazione del 3 dicembre i dirigenti di Azadlig e gli altri partiti dell'opposizione hanno espresso "la loro sorpresa e sdegno rispetto alla presa di posizione USA a favore della scelta della Corte costituzionale. Gli Usa hanno utilizzato la politica dei "due pesi, due misure" nei confronti dell'Azerbaijan. La posizione americana era del tutto differente durante le elezioni parlamentari e presidenziali in Georgia e in Ucraina nel 2003 e nel 2004 ... Ci spiace che il Presidente USA ed il Dipartimento di Stato non abbiano rispettato le loro dichiarazioni preelettorali. Hanno dato un forte colpo al processo democratico in Azerbaijan".
I dirigenti dell'opposizione hanno domandato agli USA una spiegazione in merito alla loro presa di posizione. In effetti vi è stato un incontro di una mezz'ora presso il quartier generale del Fronte popolare a Baku, lo scorso 7 dicembre, tra l'Ambasciatore americano Reno Harmish, Ali Kerimli, presidente del Fronte popolare, Isa Gambar, presidente del Partito Musavat, Sadar Jalaloglu, vice-presidente del Partito democratico e Lala Shovket, presidente del Partito liberale. I dirigenti dell'opposizione si erano rifiutati di recarsi presso l'Ambasciata USA.
Una fonte vicina all'opposizione, presente all'incontro, ma che ha voluto mantenere l'anonimato, ha affermato che l'Ambasciatore americano ha provato a convincere l'opposizione di interrompere il boicottaggio delle sedute del Parlamento e di partecipare alle elezioni suppletive nelle 10 circoscrizioni nelle quali il voto dello scorso 6 novembre è stato annullato. In risposta alle domande che gli sono state poste l'Ambasciatore ha rinnovato l'assicurazione che gli USA sosterranno il processo democratico in Azerbaijan e continueranno a lavorare con l'opposizione.
Ali Kerimli ha allora ricordato all'Ambasciatore che "l'ambasciata ha per due volte accettato i cambiamenti che arrivavano dalla circoscrizione di Surakhani" nella quale il dirigente del Fronte popolare era candidato. La prima volta quando la Commissione centrale elettorale ha analizzato i risultati delle elezioni ed ha confermato la vittoria di Kerimli, e la seconda volta quando la Corte costituzionale li ha annullati. "Ed allora qual è la vostra posizione reale?", ha domandato Kerimli.
Tra i militanti dell'opposizione sta crescendo un sentimento che va nella direzione di una riconsiderazione della propria posizione rispetto agli USA. "Noi abbiamo dato una valutazione sulle elezioni. Gli USA ne hanno data una completamente differente", ha affermato un militante del tutto contrario all'incontro con l'ambasciatore USA "non c'è nulla da discutere con loro".
In un'intervista alla televisione ANS l'Ambasciatore Harnish ha affermato che la condotta USA è stata coerente. "Abbiamo sostenuto e sosterremo il processo democratico in Azerbaijan", ha assicurato, citando la sicurezza, la democrazia, l'economia di mercato ed il petrolio come priorità americane in Azerbaijan ed invitando l'opposizione a sedere in Parlamento e partecipare alle elezioni nelle dieci circoscrizioni nelle quali il voto è stato invalidato.
L'opposizione non ha reagito alle risposte ed ha confermato la propria perplessità nei confronti dell'attitudine americana. Si è anzi arrivati ad affermare, dopo l'incontro con l'Ambasciatore, che "adesso sappiamo che non possiamo contare sul sostegno americano nella nostra lotta per la democrazia". Eldar Namazov, uno dei dirigenti di Yeni Siyasat, altra alleanza in seno all'opposizione ha affermato che "è chiaro che gli USA hanno apertamente riconosciuto le frodi e le illegalità commesse dalla Commissione elettorale e dalla Corte costituzionale".
Gli europei con l'opposizione
Gli osservatori europei condividono le critiche dell'opposizione dell'Azerbaijan sulle elezioni. "Come si può lavorare con l'opposizione se quest'ultima non siede in Parlamento? Il petrolio sembra più importante della democrazia", ha dichiarato Andreas Gross, co-rapporteur del Consiglio d'Europa per l'Azerbaijan.
La stampa ha pubblicato numerosi articoli nei quali si sostenevano alcune istanze dell'opposizione: "Gli USA hanno giocato un proprio ruolo nella farsa elettorale" o "Gli USA hanno gettato la democrazia nell'immondizia", questi alcuni dei titoli dei giornali.
Da parte sua il governo ha approvato l'atteggiamento americano. Ali Hasanov ha dichiarato che il governo era soddisfatto della "valutazione costruttiva degli USA e la dichiarazione dell'Ambasciatore rappresenta una valutazione positiva in merito allo svolgimento della tornata elettorale".
Gli esperti locali vedono ragioni differenti a spiegazione dell'attitudine americana. Molti stimano che gli interessi legati al petrolio hanno fortemente condizionato la presa di posizione di Washington. Altri ritengono che gli USA hanno temuto che un atteggiamento negativo da parte loro avrebbe spinto il Presidente Ilham Aliyev ancora più vicino alla Russia. "L'Azerbaijan è finanziariamente indipendente, anche gli USA non hanno presa sul paese".
Un altro editorialista rifiuta invece la questione legata al petrolio. "Gli USA hanno già assicurato i propri interessi petroliferi in Azerbaijan. L'oleodotto Baku-Tiblisi, eyhan è già pronto. Il processo è divenuto irreversibile. Ma gli americani temono che in caso di pressioni troppo forti da parte loro, l'Azerbaijan cambi la propria politica pro-occidentale e scelga la via dell'Uzbekistan o della Bielorussia".
Questi cambiamenti della politica degli americani rispetto alla recente tornata elettorale può avere conseguenze negative sull'influenza americana nel paese. Sulla stampa si potevano leggere i commenti seguenti: "La gente cesserà d'avere fiducia nella cosiddetta solidarietà degli americani con coloro i quali si battono per la libertà", e "il peggiore scenario è quello che la gente spieghi questo doppio atteggiamento americano con il fatto che il paese p musulmano", o ancora: "Anche l'occidente ha perso queste elezioni. Il popolo dell'Azerbaijan vede bene che l'occidente non ha tenuto fede alle proprie promesse ed è stata una grande delusione".
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