Si stima che siano quasi un milione i cittadini romeni presenti in Italia. Molti di loro tornerebbero in Romania, se in patria potessero contare su un buono stipendio. A Roma si è tenuta la prima Borsa Lavoro indirizzata a loro
Per almeno 1000 euro al mese, i lavoratori romeni impiegati nell'edilizia preferirebbero costruire palazzi e autostrade in Romania, piuttosto che in Italia. Anche così si spiega la grande affluenza registrata in occasione della prima borsa lavoro per romeni che vivono all'estero, organizzata a Roma alla fine di febbraio dalle autorità di Bucarest.
In centinaia si sono presentati per curiosità, ma in molti spinti dalla speranza concreta di trovare un'offerta sufficientemente buona dal punto di vista economico per poter tornare nel proprio paese. In effetti si è trattato di un'iniziativa di prova, di un test sia per gli organizzatori che per i destinatari. A Roma lavorano oltre 18mila cittadini romeni con le carte in regola, che rappresentano l'80% dalla manodopera straniera in città. Nello stesso settore si stima lavorino, in nero, tra i 25mila e i 30mila cittadini romeni, per una paga oraria che oscilla tra i 30 e gli 80 euro.
A chiedere informazioni agli agenti economici che hanno accompagnato alla borsa il ministro romeno del lavoro, Paul Pacuraru, sono venuti sia romeni che lavorano con carte in regola e che hanno un buono stipendio in Italia (tra i 1200 e i 2000 euro nel settore delle costruzioni) che lavoratori impiegati in nero, senza un equo salario, privi di protezione sociale e senza speranza di una pensione. Dietro il banchetto delle informazioni, un rappresentante di una delle aziende che offriva lavoro ha provato a rispondere alle varie domande. Quella chiave e più ricorrente era ovviamente legata allo stipendio.
Tutte le offerte riguardavano il campo dell'edilizia, che in Romania è rimasto a corto di manodopera qualificata dopo l'esodo dei romeni all'estero, e che vede i datori di lavoro costretti ad ingaggiare lavoratori moldavi, dal Bangladesh o da altri paesi ancora. Alla borsa lavoro di Roma c'erano anche aziende che offrivano uno stipendio di 300 euro al mese, ma una tale somma sembrava non interessare nessuno. C'era poi chi prometteva 500, 800 o 1000 euro netti al mese. Gli imprenditori hanno ricordato che in Romania l'affitto ed i servizi costano meno che in Italia, ma molti lavoratori emigrati hanno una soglia precisa: per tornare a casa ci vogliono almeno 1000 euro.
Molti dicono di voler tornare perché in Italia non si guadagna poi così bene, perché lavorano in nero e comunque preferirebbero stare con le proprie famiglie, in Romania. Gli stipendi offerti variano in base alla qualifica. Per il livello più alto si va da 500 ad 800 euro netti al mese, mentre per un livello medio vengono offerti tra i 350 e i 500 euro. Inoltre, tra i benefit vengono offerti vitto, buoni pasto e rimborso spese. Non è più un segreto che in Romania ci sia una forte carenza di manodopera. Settori come le costruzioni o la sanità sono stati i più colpiti dalla partenza di milioni di romeni emigrati all'estero.
Alla borsa, i lavoratori che hanno dialogato con gli imprenditori presenti, tutti romeni tranne uno, mostravano però un certo scetticismo sulla procedura utilizzata: si lasciava il proprio recapito, per poi essere eventualmente contattati in vista di un futuro colloquio in Romania, seguito da un periodo di prova. Difficile immaginare che i lavoratori interessati, attualmenti impiegati in Italia, possano assumersi il rischio di tornare in patria solo per effettuare un periodo di prova. Per non parlare del fatto che erano in molti a esprimere dubbi sulla possibilità di essere veramente contattati. Le offerte proposte potrebbero essere interessanti soprattutto per i romeni che attualmente non hanno un posto di lavoro in Italia, oppure coloro che ne hanno uno saltuario o sottopagato.
L'iniziativa della borsa lavoro romena a Roma rientra in una precisa campagna d'immagine, considerata molto importante dalle autorità di Bucarest. Dopo il caso Mailat (un cittadino romeno di etnia rom accusato dell'omicidio di Giovanna Reggiani) in Italia è partita una vera campagna anti-romeno o anti-rom, visto che sui media italiani è stata fatta non poca confusione sul caso. A Roma, l'allora sindaco Veltroni ha chiesto ripetutamente a Bucarest iniziative politiche per favorire un rimpatrio progressivo dei cittadini romeni, soprattutto di quelli che in Italia non hanno trovato un impiego.
Una delegazione ministeriale del governo italiano si è recata in Romania. L'obiettivo dichiarato è stato quello di avviare una stretta cooperazione tra i due paesi in materia di inclusione sociale. Alla fine di dicembre, il ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero, e il suo omologo romeno, Paul Pacuraru, hanno firmato un accordo di collaborazione tra Italia e Romania per ridurre in entrambi i paesi la povertà e l'emarginazione sociale dei cittadini romeni, ed in particolare dei rom. Alla borsa lavoro di Roma, però, di rom non se ne sono visti molti. Forse l'informazione non li aveva raggiunti oppure non erano particolarmente interessati a tornare in Romania, dove si considerano discriminati. Così, mentre a Roma si è diffusa una grande aspettativa rispetto al rimpatrio dei rom rumeni, alla borsa lavoro in molti hanno espresso la speranza che i rom non facciano più ritorno in Romania, anche perché sono considerati colpevoli della cattiva immagine dei cittadini romeni all'estero.
Dopo il caso Mailat, il governo di Bucarest ha commissionato uno studio dal quale risulta che la maggior parte dei romeni immigrati in Italia vorrebbero ritornare a casa nel giro dei prossimi due anni. Una notizia tranquillizzante per molti, sia in Italia che in Romania, dove si registra una crescita economica superiore alla media dell'Ue, ma dove manca manodopera qualificata. Circa 560mila romeni vivono in Italia con documenti in regola, mentre il numero totale dei romeni nel paese è stimato attorno al milione. Un terzo di loro vorrebbe tornare in patria, per costruirsi una casa oppure per aprire un' impresa.
Sono molti anche i bambini che aspettano il ritorno dei propri genitori. A livello nazionale circa 12mila bambini, tra i 10 e 14 anni, vivono da almeno due anni senza entrambi genitori, trasferitisi all'estero in cerca di lavoro. Quasi 19mila si trovano nella stessa situazione da un anno. Il 65% di questi bambini è stato affidato ai nonni, il 24% a zie o zii, l' 11% ad altri conoscenti. Un lavoro ben pagato in Romania potrebbe forse far tornare a casa molti genitori che oggi vivono a migliaia di chilometri distanza.
Le autorità romene sono ottimiste, almeno a giudicare dalle presenze registrate alla borsa lavoro organizzata a Roma. Il ministro Paul Pacuraru ha dichiarato che il governo romeno preparerà eventi simili a Milano, Torino ed anche in Spagna, dove la presenza di lavoratori romeni è numerosa. Resta da vedere quanti di loro riusciranno effettivamente a tornare in Romania in seguito alle borse lavoro organizzate in Europa.
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