Impauriti, isolati e consapevoli della propria impotenza, la maggior parte dei giornalisti indipendenti scelgono il silenzio e l'autocensura. Le conseguenze sulla stampa dell'uccisione della giornalista russa Anna Politkovskaja
Di Dana Tsei a Cherkessk e Nalchik, per IWPR 16 novembre 2006 (titolo originale: "North Caucuses: Journalists Feel the Heat")
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Francesca Tomasi
A seguito dell'assassinio in ottobre della giornalista Anna Politkovskaya, che più di chiunque altro ha scritto sulle violazioni dei diritti umani perpetrate nel Caucaso del Nord, i giornalisti della regione si sono sentiti sempre più minacciati ed isolati.
Recentemente la Politkovsakya aveva scritto con frequenza dalla Repubblica di Kabardino-Balkaria, nel Nord-Ovest del Caucaso. Ad una settimana dalla sua morte, un giornalista locale è stato "avvisato" dai servizi segreti che "se ci daranno l'ordine di "liquidare" i giornalisti, tu sarai uno dei primi."
Ad un secondo giornalista un agente di polizia avrebbe detto che "esistono persone che non amano molto i giornalisti. Ed anche quelli che hanno giurato di ucciderti personalmente."
Anche un editore della Repubblica è stato contattato telefonicamente da un investigatore ed interrogato circa i suoi contatti ed incontri con la Politkovskaya. All'editore è stato spiegato che non si trattava di un interrogatorio ufficiale, ma solo di una "raccolta di informazioni".
Di fronte a questo tipo di minacce, i giornalisti della regione sono comprensibilmente impauriti ed hanno finito per chiudersi nell'autocensura su quello che dicono e scrivono
Un editore di Cherkessk, capitale della vicina Repubblica di Karachai-Cherkessia, un tempo conosciuto per la sua schiettezza nel giudicare l'operato delle autorità locali, ha detto di aver recentemente ricevuto la visita di persone prossime al Presidente. "Ho figli, ma per queste persone uccidere qualcuno è facile come fare colazione. Io non posso cambiare nulla, neppure sacrificando la mia vita. Quindi farò silenzio e mi atterrò quello che mi diranno", ha dichiarato.
Karachai-Cherkessia detiene un record davvero triste per quanto riguarda la libertà di stampa. In anni recenti, i giornalisti Vladimir Panov e Yan Spider sono stati brutalmente picchiati, in quanto squadra di cameraman del canale di una televisione locale indipendente. Un editore di un media di opposizione è stato ucciso. Il padre del giornalista Murat Gukhemukhov ha perso un occhio durante un'aggressione - era stato avvisato telefonicamente il giorno precedente che sarebbe stato punito per gli articoli del figlio.
Il controllo del governo sui media è talmente stretto ed evidente da produrre a volte situazioni quasi comiche.
Ai primi di novembre il Palazzo della cultura ed il parco della città di Khabez sono stati aperti al pubblico. Il Palazzo della cultura, per il quale è stata profusa un'enorme quantità di denaro, è uno dei più bei palazzi del Nord Caucaso.
L'evento è stato pubblicizzato da tutti i media regionali ed anche dai giornalisti ceceni. Tuttavia sulle televisioni ufficiali della Karachai-Cherkessia non è stata pronunciata una sola parola a riguardo. In privato, i giornalisti hanno detto di aver ricevuto l'ordine di non dare notizia della cerimonia per ragioni politiche.
In Kabardino-Balkaria i giornalisti sono in lotta con la burocrazia locale. Il radio reporter Murtaz Pachev ha denunciato i suoi stessi superiori, dopo che la rete statale della Repubblica ha cancellato il suo programma. La ragione di questa misura sta nel fatto che Pachev ha letto in onda alcune barzellette sul Presidente, Arsen Kanokov.
Le barzellette consistevano in due domande e relative risposte. "Perché il processo di formazione del governo di Kabardino-Balkaria si è trascinato cosi a lungo? Perché la famiglia Kanokov è troppo piccola mentre ci sono troppi posti al governo." E ancora: "Come valuti la questione della corruzione in Kabardino-Balkaria? Risposta: la corruzione è impossibile, perché tutti i funzionari sono parenti e nessuno accetta mai regali dai propri parenti".
Il giorno successivo alla lettura di queste barzellette, il direttore della trasmissione Ruslan Zhanimov ha cancellato il programma e licenziato lo stesso Pachev. Zhanimov ha dichiarato di essere preoccupato che funzionari offesi potessero fare causa alla stazione radio. Zhanimov, veterano del Primo Regime, ha però sbagliato nel non valutare che la sua azione avrebbe appannato l'immagine di Kanokon, il quale si è fortemente battuto per presentarsi nelle vesti di riformatore e democratico.
I giornali hanno scritto e discusso ampiamente dell'incidente. Valery Khatazhukov, che dirige un centro sui diritti umani a Nalchik, ha indetto una speciale conferenza stampa al fine di difendere il programma ed il suo conduttore.
Khatazhukov in persona era stato avversato in qualità di reporter e di figura pubblica, sotto la precedente amministrazione del Presidente Valery Kokov.
"Il programma di Pachev costituiva una delle fonti di informazione che più compiutamente realizzavano la via scelta dal nuovo presidente per la formazione della società civile, attraverso apertura e trasparenza delle autorità", ha detto. "Sono certo che l'amministrazione presidenziale non ha nulla a che fare con questo atto illegale. Abbiamo interrogato il Presidente a questo proposito e ne è risultato che Kankov non sapeva nulla del programma e della sua chiusura".
"Il lascito più drammatico del precedente regime non sono le fabbriche chiuse o la fine delle fattorie collettive, ma la grande e dannosa paura nel cuore delle persone", ha detto Pachev. "Fino a che non supereremo questa paura, nessuna riforma potrà funzionare".
L'ispettorato del lavoro a cui Pachev ha fatto appello, ha recepito la sua denuncia ed intimato quindi all'azienda di revocare l'ordine di licenziamento del giornalista. Ma il programma radiofonico non è stato ancora ripristinato e la posizione di Pachev resta oscura.
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