Dopo 15 anni il leader della repubblica russa del Daghestan rassegna le dimissioni e lascia il posto al suo successore, con l'approvazione di Mosca. Ma nel Paese, caratterizzato da un complesso mosaico di etnie, sembra che ben poco cambierà
Di Musa Musayev, IWPR , 23-Feb-06
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Maddalena Parolin
Dopo le dimissioni a sorpresa di Magomedali Magomedov, che ha governato la più grande repubblica del nord del Caucaso (ndr parte della Federazione Russa) per 15 anni, è stato nominato come suo successore un candidato. Con consenso quasi unanime: Mukhu Aliev, ex presidente dell'Assemblea Popolare, il parlamento daghestano, è stato eletto dal parlamento della repubblica il 20 febbraio scorso con un solo voto contrario tra i 102 deputati presenti.
Ma mentre il processo di successione sembra essere stato tranquillo, senza le agitazioni che una competizione più serrata avrebbe potuto creare in una repubblica con tantissime diversità etniche, le principali sfide che il nuovo leader si troverà ad affrontare saranno principalmente legate alla necessità di bilanciare il bisogno di riforme con gli interessi costituiti che caratterizzano molte dinamiche politiche attuali.
Secondo le nuove previsioni costituzionali Aliev sarà la prima persona ad avere il titolo di presidente del Daghestan, mentre verrà abolito il vecchio Consiglio di Stato di 14 membri, sino ad ora l'organo più importante della repubblica.
Le modalità della transizione, a soli tre giorni dalle dimissioni del leader Magomedov dal suo lungo incarico, sembrano essere state concordate con il leader uscente. Il figlio di Magomedov, Magomed-Salam Magomedov, è stato eletto all'unanimità Presidente del Parlamento al posto di Aliev.
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Sino a due anni fa sembrava che in Daghestan, l'unica regione russa a non avere un presidente eletto dal popolo, si sarebbero organizzate elezioni per la presidenza. Quest'idea è stata accantonata quando il presidente russo Vladimir Putin ha abolito le elezioni per i governatori delle diverse regioni in tutta la Russia: secondo il nuovo sistema è Putin a proporre un candidato, che deve poi essere approvato dall'assemblea regionale.
Salav Aliev, presidente dell'organizzazione pubblica "Congresso Popolare Daghestano", ha affermato che la decisione di non tenere le elezioni nel Daghestan, la regione russa con il più alto tasso di diversità etniche, ha disinnescato le tensioni. "Il problema della successione è ormai uscito dall'agenda", ha affermato.
"A causa delle mie condizioni di salute non posso più lavorare tanto", ha detto al presidente Putin il settantacinquenne Magomedov il 17 febbraio scorso, quando ha rassegnato le dimissioni. Magomedov è a capo della repubblica dal 1991.
Dopo le consultazioni Dmitriy Kozak, inviato del presidente Putin per il Nord del Caucaso, aveva proposto tre possibili candidati: Said Amirov, il potente sindaco del capoluogo Makhachkala, Saigidhusein Magomedov, a capo della tesoreria della repubblica e il presidente del parlamento Aliev. Aliev è stato scelto da Magomedov e dal suo seguito e puntualmente proclamato il candidato preferito dallo stesso Putin.
Il deputato dell'opposizione Suleiman Ulladiev ha lamentato che le autorità avrebbero tentato di escludere un gruppo di rappresentanti dell'opposizione dagli incontri di consultazione con Kozak durante i quali si è discusso dei possibili candidati. Un giornalista vicino alle posizioni dell'opposizione, Hajimurad Kamalov, è stato espulso dal palazzo del governo dove aveva luogo l'incontro.
Una fonte governativa ha dichiarato a IWPR che dopo molto dibattito, Amirov, che era appoggiato da circa il 40% dei deputati, ha ritirato la propria candidatura quando ha saputo che Putin appoggiava Mukhu Aliev.
Saigidhusein Magomedov era sostenuto dalla cosiddetta Alleanza del Nord, che si era creata intorno ai sindaci delle città di Khasavyurt and Kizlyar. Ma quando è divenuto chiaro che Aliev avrebbe prevalso, tutti i deputati sono stati d'accordo nel votare per lui.
Il nuovo presidente ha 65 anni ed è stato l'ultimo dirigente del Partito Comunista della repubblica nel 1990-1991. Presiede il parlamento locale dal 1995. A differenza del suo predecessore, di etnia dargin, Aliev appartiene al maggiore gruppo etnico della repubblica, gli avari.
Alcuni commentatori prevedono che anche con il nuovo presidente le cose proseguiranno come prima nel Daghestan, che è stato scosso recentemente da violenze tra varie fazioni politiche e che non riesce a contrastare il dilagante fenomeno della corruzione.
"Con la presidenza di Mukhu Aliev, non ci sarà alcun cambiamento nella repubblica" ha dichiarato Ulladiev ad IWPR "questo significa che nessun problema verrà risolto".
Secondo Abdul-Hamid Aliev, direttore del Dagestani Centre for Ethnic and Political Studies, la candidatura di Mukhu Aliev ha rappresentato l'opzione migliore per il Cremlino, perché con lui non dovrebbe avvenire alcuna redistribuzione del potere economico e Mosca non rischia di perdere il controllo di una delle sue regioni più instabili. "Mukhu Aliev è un politico prevedibile che ha esperienza nel lavorare con l'apparato - ha affermato - si mantiene equidistante dai gruppi politici formati sulla base di origini etniche o affinità. Per questo non è sostenuto solamente dagli avari, che costituiscono il 30% della popolazione, ma anche dalle altre nazionalità."
Secondo Enver Kisriev invece, analista politico moscovita, Aliev è un uomo che sa il fatto suo e avrà uno stile di comando diverso. "Mukhu Aliev ha uno stile manageriale e non è esperto di giochi politici, a differenza del precedente leader" ha affermato Kisriev: "Ci si dovrebbe aspettare che ripristini l'ordine in Daghestan, portando avanti una riforma amministrativa e migliorando la gestione".
"Allo stesso tempo, c'è il pericolo che ristabilire l'ordine tagliando varie fonti di reddito della popolazione, quando queste non siano completamente legali, senza però offrire loro alternative regolari, causerà scontento ed aumenterà l'instabilità nella società".
Abdulnasyr Dibirov, direttore dell'Makhachkala Institute of Economy and Politics mette in guardia sulla successione: i problemi più grossi sarebbero rimasti nascosti e la scelta del nuovo leader non sarebbe filata così liscia come sembra dall'esterno: "La lotta per il ruolo di presidente non è stata visibile, ma è stata tesa ed ha avuto luogo dietro le quinte", ha affermato.
"Durante gli anni del governo di Magomed in Daghestan, non si è mai formata un'opposizione strutturata", ha aggiunto Dibirov. "Ci sono forze che si oppongono alle autorità, ma fuori dal sistema. Agiscono spesso illegalmente, senza rispettare le regole. Se Mukhu Aliev riuscirà a coinvolgerli nel processo politico questa differenza di vedute potrebbe portare a buoni frutti".
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