La comunità armena è la principale minoranza etnica della Georgia. In queste settimane forti tensioni hanno scosso le aree del Paese a prevalenza armena. Tbilisi è accusata di discriminazione linguistica, in particolare nell'ambito dell'istruzione
Paul Rimple Eurasianet 30 marzo 2006
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Maddalena Parolin
Il 9 marzo uno scontro tra armeni e svaneti abitanti di una provincia a nord ovest della Georgia ndt a Tsalka, un paese nella provincia georgiana di Kverno Kartli, ha portato alla morte del ventiquattrenne armeno Gevork Gevorkian, ed ha fatto sì che la folla attaccasse l'edificio dell'amministrazione locale. Due giorni più tardi, in risposta alla morte di Gevorkian, diverse centinaia di manifestanti ad Akhalkalaki, una cittadina a maggioranza armena nella vicina regione di Samtskhe-Javakheti, hanno assaltato la sede locale dell'Università Statale di Tbilisi, un tribunale e l'ufficio di un arcivescovo della Chiesa georgiana Ortodossa.
In risposta alle violenze, il 13 marzo il presidente del parlamento Nino Burjanadze, secondo quanto riportato dal sito web Civil Georgia, avrebbe dato la colpa a "forze che stanno tentando di destabilizzare la regione".
Altre minoranze etniche nella regione danno interpretazioni diverse. "L'assassinio del ragazzo armeno non è stata un'azione politica ma criminale", ha affermato Makhare Matuskov, un uomo d'affari di etnia greca, abitante a Akhalkalaki, "ma è la politica che crea le situazioni che esistono a Tsalka e qui ad Akhalkalaki".
I dirigenti locali affermano che le proteste sono l'unico modo con il quale possono far sì che il governo centrale ascolti i loro reclami. Si parla di boicottare le elezioni locali in ottobre, se non verrà fatto alcun passo avanti nell'aprire un dialogo con le autorità centrali a Tbilisi.
La frustrazione verso quello che viene percepito come un disinteresse del governo centrale per la minoranza armena in Georgia prevale sia a Tsalka che ad Akhalkalaki, ma le radici delle questioni nei due territori sono differenti.
La popolazione greca a Tsalka, che un tempo ammontava 30.000 persone, ora è di circa 1.500 e si sta ulteriormente riducendo. Negli anni '90 si ebbe un esodo di massa quando migliaia di famiglie emigrarono in Grecia per lavoro. Dopo che i greci se ne furono andati, nelle case lasciate vuote si trasferirono le vittime di disastri naturali dalla regione di Svaneti, a nord del Paese, e Ajaria, ad ovest sul Mar Nero. In molte delle case abbandonate si installarono senzatetto, mentre altre vennero saccheggiate. Dal momento che le condizioni economiche a Tsalka peggiorarono e il tasso di criminalità della città crebbe, i rimanenti abitanti (12.000 armeni, 1.500 azeri e 1.500 greci) iniziarono a vedere i nuovi arrivati come una minaccia.
"Prima dell'arrivo degli svaneti non c'era nessun problema a Tsalka. Perché il governo non fa nulla? Forse perché non siamo georgiani?" si lamenta Armen Dabinyan, armeno, presidente del Forum dei Cittadini di Javakheti, un'organizzazione non governativa sponsorizzata dal Centro Europeo per le Questioni sulle Minoranze.
Ad Akhalkalaki invece molti ritengono che il rapporto teso con Tbilisi (che i locali chiamano "Georgia") sia incominciato dopo la Rivoluzione delle Rose del 2003. Dopo essere salita al potere, l'amministrazione del presidente Mikheil Saakahsvili ha scavalcato la macchina politica locale, sostituendo gli amministratori del posto con funzionari da Tbilisi. Secondo il vicegovernatore Armen Amirkhanyan molti residenti in questa regione molto povera credono che i cambiamenti siano stati guidati da pregiudizi. Gli armeni costituiscono il 60% della popolazione della regione e "i loro diritti devono essere difesi", ha aggiunto Amirkhanyan.
Il bisogno di avere una conoscenza del georgiano sta alla base della maggior parte delle lamentele.
Le statistiche del governo georgiano sulla base degli iscritti alle liste elettorali stimano un numero di armeni ad Akhalkalaki del 95,8%, sull'intera popolazione della cittadina di 10.000 abitanti (gli armeni ritengono la percentuale ancora più alta, il 98%). Da quando l'intera regione del Samtskhe-Javakheti si governa prevalentemente utilizzando la lingua armena, pochi residenti di Akhalkalaki parlano georgiano. Allo stesso tempo il russo viene utilizzato molto a causa della presenza di una ex base militare russa.
"Non possiamo ottenere buoni impieghi se non parliamo il georgiano, ma come fai ad imparare bene una lingua quando hai 30 o 40 anni?" ha esclamato un abitante di Ninotsminda, un paese vicino, non lontano dal confine con l'Armenia. "Se non possiamo lavorare qui, continueremo a spostarci in Russia ogni volta che riusciamo ad ottenere i visti". Secondo stime non ufficiali l'80% degli uomini lavorano stagionalmente in Russia.
Gli incentivi offerti dal governo di Saakahsvili per promuovere l'istruzione in lingua georgiana, così come per promuovere l'integrazione degli armeni, hanno fatto fiasco, secondo gli abitanti di Javakheti. "Nel 2004 Saakahsvili è venuto ad Akhalkalaki ed ha promesso di offrire a 100 studenti borse di studio per frequentare l'università a Tbilisi e a Kutaisi, ha detto il sindaco di Akhalkalaki Iricya Nairi. "Pensiamo che sia un'ottima cosa". Ma Nairi si lamenta che gli studenti non hanno potuto superare gli esami di ammissione di lingua georgiana, risultato della riforma governativa dell'istruzione.
Darbinyan afferma che non capisce come ci si possa aspettare che gli studenti conoscano il georgiano abbastanza bene da superare gli esami, quando hanno pochissime possibilità di studiarlo. Su cinque scuole secondarie ad Akhalkalaki solo una ha lezioni in georgiano, in tre gli insegnamenti sono in armeno e in una in russo.
Il sindaco Nari cita il recente influsso degli studenti georgiani nella sede di Akhalkalaki dell'Università Statale di Tbilisi come un'ulteriore prova che il governo non vuole trattare gli armeni in maniera paritaria. Da quando ad Akhalkalaki sono stati portati studenti georgiani a frequentare gratuitamente gli studi, accusa Nairi, il numero degli armeni che studiano nella locale università si è ridotto ad un quarto. Al contrario - sostiene - sotto l'ex presidente Eduard Shevardnadze il 60% dei 650 studenti dell'università erano armeni. "Per quale motivo avrebbero aperto un'università qui e mandato studenti georgiani se non perché hanno intenzione di cambiare gli assetti demografici della regione?" si chiede.
Bela Tsipuria, vice ministro dell'istruzione e della scienza, rigetta le accuse. "La sola ragione per cui studenti georgiani si iscrivono a Akhalkalaki è perché la competizione è più bassa qui che a Tbilisi o a Kutaisi". Le lamentele sulle difficoltà dei nuovi esami di ammissione all'università non sono limitate a Javakheti, ha aggiunto. "I giovani oggi devono lavorare duro per competere nella moderna Georgia. E' un concetto completamente nuovo".
Secondo Tsipuria i problemi di Javakhet hanno più a che vedere con la mancanza di opportunità educative che con la lingua - un problema che non è solo della regione di Samtskhe-Javakheti. Il presidente Saakahsvili, ha sottolineato, ha promesso che centinaia di studenti armeni avranno l'opportunità di ricevere un educazione sufficiente per trovare un lavoro attraverso il servizio civile.
Il governo attualmente sta formando gli insegnanti ed introducendo nuove metodologie, ha aggiunto Tsipuria, "ma le persone non capiscono che queste questioni hanno bisogno di tempo".
Il vice governatore Amirkhanyan ritiene che la riforma dell'istruzione debba essere compiuta tenendo in considerazione gli interessi delle minoranze nazionali. "Dobbiamo imparare il georgiano se vogliamo andare avanti, sarà più facile a tutti i livelli, dalle professioni amministrative ai contadini che fanno la spola verso Tbilisi per vendere i loro prodotti".
La questione sembra allargarsi facilmente verso altre aree. Le dimissioni in febbraio di tre giudici armeni perchè non avrebbero avuto sufficiente conoscenza del georgiano hanno generato notevole risentimento. "Se non conosci la lingua dello stato, allora sei costretto ad andartene!" ha commentato Nairi.
Analogamente l'ufficio dell'arcivescovo è stato bersaglio per i locali che ritengono che la Chiesa georgiana Ortodossa stia tentando di esercitare un'influenza eccessiva nella regione. Si diceva che l'ufficio contenesse un nascondiglio di armi, nascondiglio che non si è mai materializzato.
Recentemente varie voci hanno iniziato a chiedere che il Samtskhe-Javakheti diventi una regione autonoma, con ampi poteri di autogoverno e che l'armeno venga nominato lingua ufficiale della regione. Ad ogni modo i leader locali e gran parte degli attivisti sostengono che le proteste contro la percepita assimilazione culturale non debbano essere interpretate come spinte separatiste. Il presidente del Forum dei Cittadini di Javakheti Darbinyan ha detto: "Ci chiamano separatisti perché chiediamo autonomia culturale, ma quello che vogliamo è democrazia e decentralizzazione".
Sulle riforme dell'istruzione in Armenia cfr: La scuola in Armenia e le riforme verso l'Europa
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