Figure complesse, proprio come il periodo in cui governano, i leader della repubblica caucasica sembrano doverne condividerne il tragico destino
Di Ruslan Isayev*, Prague Watchdog , 21 aprile 2006
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Maddalena Parolin
Per la Repubblica Cecena e per il suo popolo, gli ultimi quindici anni sono stati probabilmente i più disastrosi della storia, sia per gli avvenimenti che per le condizioni globali. Durante questo periodo i ceceni hanno vissuto - e continuano a vivere - fortissimi sconvolgimenti, le cui origini risalgono al momento della disintegrazione dell'URSS.
Alla domanda del perché in questo piccolo territorio continui a scorrere sangue, la risposta che si sente più comunemente, o una di queste, è "il petrolio ceceno". Una seconda versione, che si trova spesso nelle relazioni degli analisti del Cremlino, è che la Cecenia sarebbe una "testa di ponte" dei servizi segreti di governi stranieri, nel tentativo di separare il nord del Caucaso dalla Russia e demolire così lo stato russo.
La situazione è così confusa che si è creata la sensazione che la guerra nel Caucaso sia qualcosa di ragionevole. Da un certo punto di vista è davvero così.
Il Caucaso è sempre stato fonte di problemi per la Russia, per affrontarli sono state dispiegate enormi forze, sia finanziarie che umane. Ma in Cecenia continuavano a nascere bambini, e i nipoti facevano esperienza delle stesse cose che i loro nonni avevano dovuto vivere. Tutto questo è andato avanti per un periodo di diverse centinaia di anni.
Quindici duri anni
Questa situazione non è un paradosso, ma un fatto storico ordinario sia per la Russia che per la Cecenia. Per la prima significa "pacificazione", mentre per la seconda liberazione. Sì, liberazione, poiché fu sotto questo slogan che, andando al potere nel 1991, Dzhokhar Dudayev riuscì ad unificare il popolo ceceno, che fino a quel momento era rimasto chiuso su se stesso. Liberando così un'energia la cui minima manifestazione era stata soppressa per lunghi anni, sia dall'autocensura che dalle autorità.
Almeno per una volta i ceceni furono davvero liberi. Non si tratta del periodo tra il 1996 e il 1999 (i ceceni sono riluttanti a ricordare quegli anni), ma degli inizi degli anni '90, quando fu dichiarata l'indipendenza. La Prima Guerra 1994-1996 nella mente di molti ceceni che vi presero parte, compresi quelli che si trovavano dalla parte dei federali, fu una vera guerra patriottica.
I tempi strani e tragici danno sempre origine a leader che corrispondono a quell'epoca. E in Cecenia, ciascuno di questi leader si considerava e si considera almeno come l'eroe Danko, che guida il popolo verso uno splendido futuro, futuro che in realtà si dimostra spesso incerto, o semplicemente si rivela non pianificato.
Non è mio compito giudicare i leader politici della Cecenia - lo faranno gli storici di domani - ma il periodo di governo di quei leader è coinciso esattamente con gli anni nei quali sono cresciuto, e posso quindi offrire perlomeno alcune mie teorie sul perché tutti in Cecenia volevano essere presidenti, nonostante il fatto che tale posizione non sia mai riuscita a dare longevità a nessuno, sia in un senso politico che letterale.
Doku Zavgayev, Dzhokhar Dudayev, Zelimkhan Yandarbiyev, Aslan Maskhadov, Akhmad Kadyrov, Alu Alkhanov, ed ora Sadullayev; per qualche periodo di tempo e per il volere del fato (ma a volte se possibile contro di esso), questi uomini sono finiti a capo della Repubblica Cecena. Per quattro di loro si è rivelata una sentenza di morte.
Dudayev
Dzhokhar Dudayev venne ucciso da un razzo di un aeroplano da combattimento russo, vicino al villaggio di Gekhi-Chu, ai piedi delle colline, il 21 aprile 1996. La localizzazione dell'ex generale sovietico, che era stato a capo di una divisione di bombardieri strategici, era stata calcolata quando si è messo in comunicazione, tramite un telefono satellitare, con il politico russo Konstantin Borovoy.
Il dettaglio che fosse stato così facile calcolarne la posizione, unito al fatto che non si fosse ritirato a distanza di sicurezza dalla fonte del segnale telefonico, ha reso la sua morte un mistero agitando molti sostenitori fanatici che credevano che fosse ancora vivo.
A Grozny, per molto tempo dopo, si sono tenuti comizi nei quali i partecipanti si aspettavano la sua comparsa. In tali occasioni alcuni uscirono letteralmente di senno. I due ufficiali piloti che avevano lanciato il razzo che uccise Dudayev vennero decorati con la più alta onorificenza di stato del Paese: il titolo di "Eroe della Russia".
La caratteristica distintiva di Dudayev era la sua abilità nell'analizzare con immediatezza una situazione. Quasi senza aver vissuto in Cecenia, in un breve arco di tempo, riuscì a padroneggiare la propria lingua d'origine, ed il suo modo ironico di parlare è ancora fonte di false dicerie tra la gente.
Oggi si può confermare che il detto a lui attribuito - che durante la lotta per la liberazione la Cecenia avrebbe perso molte persone, e solo il rimanente trenta per cento avrebbe trovato la libertà - si è dimostrato profetico, a parte sul raggiungimento dell'indipendenza.
Yandarbiyev
Dopo la morte di Dudayev, secondo la Costituzione delle Repubblica Cecena di Ichkeria, il ruolo di Presidente venne assunto dal Vicepresidente Zelimkhan Yandarbiyev. Noto poeta ceceno, Yandarbiyev, ricoprì l'incarico per meno di un anno, finché venne eletto un nuovo Presidente.
Nonostante Yandarbiyev non avesse occupato la poltrona di presidenza a lungo, e comunque solo come "facente funzioni", non potè evitare una tragica fine. Nemmeno l'essersi trasferito con la famiglia nel lontano Qatar all'inizio della Seconda Guerra 1999 riuscì a salvarlo. Rimase vittima di un attacco bomba contro la sua automobile, mentre tornava dalla moschea assieme al figlio adolescente dopo la preghiera del venerdì.
Zelimkhan Yandarbiyev morì, ma il figlio sopravvisse. Le autorità del Qatar indagarono sul crimine. Tre membri dei servizi segreti russi vennero arrestati, ma dopo lunghi negoziati vennero rimandati in Russia per scontare le loro condanne.
Yandarbiyev è ricordato dai ceceni per la sua scaramuccia con Eltsin al Cremlino, quando si rifiutò di sedersi di fronte a Doku Zavgaev presidente filorusso della Cecenia nel 1995 ndt. durante i negoziati. Durante una trasmissione televisiva, si sentì uno dei consiglieri che, tentando di non dare nell'occhio di fronte allo scandalo che si profilava, gli sussurrò in ceceno "si sieda, non c'è niente da preoccuparsi!". "No, non mi siedo", fu la risposta.
Maskhadov
Il 27 gennaio 1997, la Cecenia tenne le elezioni presidenziali che molti osservatori considerano tuttora tra le più democratiche del tempo nell'area post-sovietica. Venne eletto Aslan Maskhadov, il quale sconfisse con un ampio margine i suoi rivali e compagni d'armi Basayev, Udugov e Yandarbiyev.
Per i ceceni, stanchi della guerra, la fiducia in Maskhadov indicava solamente una cosa: la speranza di pace e tranquillità. Dopo l'inizio della seconda campagna cecena, Maskhadov guidò la resistenza dalla clandestinità.
L'8 marzo 2005, fu annunciata la sua uccisione in una operazione delle forze speciali russe nell'insediamento di Tolstoj-Yurt, non lontano dalla capitale cecena. C'è una versione del racconto che dice che Maskhadov era stato adescato col pretesto di negoziazioni con la parte russa e che a garanzia vi erano l'OSCE e il Presidente della Polonia.
La versione non è stata provata, ma il ministro degli Esteri polacco ha definito l'uccisione di Maskhadov una stupidità politica ed un grosso errore, cosa che ha causato una reazione nervosa da parte delle autorità russe. Con la morte di Maskhadov scomparvero le ultime tenui speranze di negoziati.
Aslan Maskhadov era considerato un presidente debole, ma un soldato brillante. Molti analisti politici lo notano anche oggi. Dopo essere divenuto Presidente di una repubblica distrutta che aveva vinto una guerra ed era di fatto divenuta indipendente, perse in pratica i compagni d'armi nel momento più critico della storia cecena. Tuttavia rimane sicuramente ricordato come il presidente che firmò l'accordo di pace con la Russia.
Kadyrov
Akhmad Kadyrov, ex muftì della Cecenia, che aveva dichiarato la jihad contro gli infedeli nella prima guerra cecena, si spostò dalla parte degli ex-nemici durante la seconda. Il Cremlino lo mise a capo dell'amministrazione cecena, e nell'arco di due anni, per mezzo di elezioni troppo dubbie per essere ritenute espressione di libera volontà, divenne presidente della Cecenia.
Durante quel periodo acquisì le sue maniere politiche e con essa il carisma di leader. Akhmad Kadyrov era un sostenitore del più alto grado di autonomia possibile della Repubblica da Mosca, nonché del monopolio sulla gestione delle risorse naturali, compreso il petrolio, per le necessità interne.
Il 9 maggio 2004 Kadyrov rimase ucciso in un'esplosione allo stadio centrale durante la parata del "Giorno della Vittoria". Non si è mai chiarito come sia stato possibile per gli attentatori portare dentro l'esplosivo - in un luogo controllato costantemente - e in particolare sistemarlo direttamente sotto la piattaforma dove avrebbe preso posto il Presidente.
La figura di Kadyrov è stata ancora poco studiata. Lo faranno gli storici. Ma nei fatti si può dire che Kadyrov riuscì a cambiare il corso degli eventi in Cecenia. Sfruttando il suo ampio potere all'interno della Cecenia, riuscì a convincere molti guerriglieri dell'inutilità della resistenza contro la Russia salvando di fatto in questo modo le vite di molte centinaia di soldati della resistenza.
Molti diranno: ma che senso ha una vita in queste condizioni? Questa è un'altra questione. Non era suo scopo mettere i guerriglieri con le spalle al muro, ma semplicemente dare loro la possibilità di salvare la propria vita. Per un breve periodo Kadyrov divenne una figura politica a livello dell'intera Russia. Il fatto è che morì esattamente nel momento in cui la gente iniziava a guardare verso di lui con speranza.
Chi sarà il prossimo?
La catena delle fatali morti dei presidenti ceceni non è stata spezzata, è semplicemente congelata. Attualmente ci sono nuovamente due presidenti in Cecenia: Alu Alkanov, filorusso, e Abdul-Khalim Sadullayev, Presidente dell'Ichkeria, la Cecenia independente.
Secondo la legge, entrambi possono essere considerati legali, dal momento che uno è stato eletto secondo la legislazione russa, e l'altro secondo la costituzione dell'Ickeria ed una risoluzione del Comitato di Difesa dello Stato. Forse il destino deciderà nuovamente tra loro due?
Il destino che perseguita i leader della Cecenia durera finché continuerà la guerra in Cecenia, una guerra che erroneamente si pensa terminata. E si può proprio dire che i leader della Cecenia condividano il suo destino, l'unica differenza è che mentre loro se ne vanno, la Cecenia resta.
* Ruslan Isayev è corrispondente di Prague Watchdog nel Caucaso settentrionale.
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