Lo scorso 21 gennaio si è svolto a Orvieto un incontro tra diverse realtà dell'associazionismo italiano per parlare di turismo responsabile nei Balcani. Tra i risultati la decisione di organizzare al meglio l'offerta in questo campo, anche costruendo una rete tra le differenti esperienze interessate al turismo responsabile nel sud est Europa nelle sue molteplici sfaccettature
Nella cornice del Palazzo del Gusto di Orvieto si è svolto sabato 21 gennaio l'incontro nazionale sul Turismo responsabile nei Balcani. Diverse le realtà italiane presenti (Faenza, Firenze, Orvieto, Perugia, Ravenna, Roma, Torino, Trento, Venezia), in rappresentanza di associazioni nazionali o locali alle quali si devono aggiungere i numerosi messaggi di interesse e adesione venuti per l'occasione da AITR - Associazione italiana del turismo responsabile, ICS, Legambiente, Unesco e da associazioni locali impegnate nella cooperazione comunitaria verso i Balcani, a testimonianza di una crescente attenzione verso il turismo responsabile nella regione e della necessità sempre più avvertita di mettere in rete le diverse esperienze realizzate in maniera pionieristica in questi anni.
L'intuizione di un progetto a sostegno del turismo responsabile nei Balcani, avviato quasi provocatoriamente nel 2002 da due piccole associazioni trentine, il Progetto Prijedor e Tremembè, oggi si dimostra in tutta la sua straordinaria potenzialità.
L'obiettivo è stato sin dall'inizio quello di valorizzare - attraverso l'affermarsi di un turismo legato al territorio, alla sua storia e alle sue culture - processi endogeni di riappropriazione delle risorse, prendendo le distanze dalla logica invasiva ed insostenibile degli aiuti, a partire da una semplice considerazione: che ogni territorio è ricco di suo, di risorse naturali e umane, di storia e di culture, che ne costituiscono l'unicità nel panorama globale. E che dunque il ruolo della cooperazione avrebbe dovuto essere di stimolo all'autoconsapevolezza delle prerogative locali, alla partecipazione e all'autogoverno.
Puntare sull'unicità di ogni territorio, nel suo rappresentare un soggetto vivente che dialoga con la natura e con la storia, dove i saperi locali s'intrecciano con le culture altre, in quel divenire che fa sì che ognuno abbia qualcosa da dire verso lo spaesamento indotto dalla globalizzazione.
Sotto questo profilo i Balcani - nel loro essere punto d'incontro fra Oriente e Occidente nel cuore dell'Europa, rappresentano uno straordinario bacino di identità culturali e naturalistiche ai più sconosciuto. I Balcani sono l'Europa di mezzo, con l'effetto di potervi rintracciare più che altrove i segni della storia, con i loro simboli ma anche con deliziosi sincretismi che hanno investito le religioni, i costumi, i sapori"
Al contrario, questa immensa regione viene offuscata da immagini stereotipate che provocano distanza e rimozione. La cortina di ferro, la drammatica crisi dei modelli sociali che hanno governato questi paesi nella seconda metà del secolo scorso e la guerra degli anni '90, hanno contribuito ad ingigantire distanze assolutamente relative, tant'è che oggi è come si aprisse una porta verso un mondo da scoprire, tanto sotto il profilo geografico che su quello storico - culturale.
Il che ci racconta di un pezzo d'Europa del quale il grande pubblico non conosce quasi nulla, non le lingue, non la storia, non la letteratura, non le vicende che ne hanno segnato gli anni più recenti. Non le bellezze naturali.
Da qui è partito l'itinerario "Incontri con l'altra Europa", giunto al quarto anno e che nel suo dipanarsi ha portato alla realizzazione di un sito internet ( www.viaggiareibalcani.org ), della rete del turismo responsabile nei Balcani che dalla Bosnia Erzegovina si estende piano piano anche alla Serbia e Montenegro, al Kossovo, all'Albania, alla Romania", dei primi viaggi sperimentali del turismo responsabile, della prima manifestazione cicloturistica che lo scorso anno ha collegato Trieste a Sarajevo (la secondo edizione è in corso di preparazione).
Un itinerario che negli ultimi mesi ha subito una forte accelerazione, determinando una sorta di trasferimento del cuore dell'attività da Trento a Sarajevo con il costituirsi - dopo l'incontro dei primi di ottobre nella capitale bosniaca - di un gruppo operativo che dal 1 gennaio di quest'anno curerà e renderà interattivo il sito web nonché l'allargamento e funzionamento della rete bosniaca e balcanica.
A fronte di un'offerta dalle straordinarie potenzialità, ancora debole appare però la domanda. O, meglio, l'organizzazione della domanda. Nasce da questa esigenza l'incontro di Orvieto, dalla necessità di mettere in rete anche in Italia le esperienze interessate al turismo responsabile in questa regione nelle sue molteplici sfaccettature del turismo naturalistico e sportivo, culturale ed enogastronomico. Di mettere a disposizione delle agenzie interessate ad aprire le proprie attività verso l'Europa di mezzo conoscenze, riferimenti ed accompagnatori (a breve verrà avviata l'iscrizione per un pacchetto formativo per accompagnatori di TR nei Balcani - e mail: formazionebalcani@unimondo.org). Di rendere permanente l'offerta di viaggi attraverso diversi moduli e proposte turistiche in grado di stimolare la domanda.
La proposta ha avuto una significativa risposta di presenze e contatti, che intorno e dopo Orvieto ci giungono quotidianamente, dalle regioni italiane impegnate ad avviare progetti di cooperazione interadriatica fondati sul turismo, al centro missionario che chiede se possiamo promuovere un itinerario guidato in Albania, al singolo utente che si rivolge per avere informazioni di viaggio.
Ad Orvieto si sono intrecciati i primi nodi della rete.
Per ogni contatto:viaggiareibalcani@unimondo.org
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