Dal 5 al 14 ottobre si ritroveranno a Spoleto 15 vicini di casa appartenenti alle comunità albanese, serba ed ashkalia. Per parlare di riconciliazione sotto la guida di mediatori israeliani e palestinesi.
Kossovo, una situazione di conflitto sommerso spesso rimossa e dimenticata. Ipsia-Acli si occupa da anni nella Provincia del sud est Europa di progetti di cooperazione allo sviluppo che sempre tengono conto del tema della riconciliazione e della mediazione tra le varie comunità che vi abitano.
In questi percorsi è spesso utile non rimanere chiusi nell'analisi di un'unica realtà ma confrontarsi con esperienze anche esterne. Proprio per questo Ipsia-Acli propone un percorso concreto di mediazione per gettare semi di pace in Kosovo sulla traccia di un'esperienza pionieristica di israeliani e palestinesi: la comunità di Nevè Shalom-Wahat al Salam.
Quindici uomini e donne kosovare di etnia albanese (dalle comunità di Klina e Gjurjevik), ashkalia (da Mahalla) e serba (da Bicha e Grabac), che convivono nella medesima regione di Klina, parteciperanno a Spoleto (Pg), dal 5 al 14 ottobre, al seminario residenziale "Scuola di Pace", organizzato da Ipsia, la Ong delle Acli, con il contributo dei formatori dell'esperienza di Nevè Shalom-Wahat al Salam.
Nevè Shalom-Wahat al Salam ("Oasi di Pace", in ebraico e in arabo), è un villaggio fondato nel 1972 e situato su una collina a metà strada fra Gerusalemme e Tel Aviv, in cui attualmente risiedono circa 50 famiglie: una dimostrazione concreta di convivenza civile tra persone appartenenti a culture e ideologie diverse. Al suo interno, infatti, ebrei e palestinesi pur mantenendo con fierezza la propria identità culturale e religiosa, hanno dato vita ad una comunità basata sull'accettazione, il rispetto reciproco e la cooperazione.
"In un conflitto si maturano esperienze che possono essere utilizzate proficuamente in altri contesti dichiara Paola Villa, vicepresidente dell'Ipsia, più volte in Kosovo Per questo crediamo sia molto prezioso il contributo che gli educatori di Nevè Shalom possono offrire al conflitto in Kosovo, un conflitto tutt'altro che risolto, come dimostrano i fatti dello scorso marzo, nonostante le agenzie internazionali continuino a descrivere quella situazione come esemplare".
Il seminario, il secondo nel suo genere proposto da Ipsia-Acli, è il frutto di un percorso cominciato nel luglio del 1999, quando l'organizzazione ha accompagnato il rientro delle famiglie kosovare profughe in Albania e si è impegnata nella ricostruzione delle case e delle scuole. Un percorso che è continuato e si è consolidato, dal 2002 ad oggi, nella realizzazione del progetto "Sviluppo di Comunità".
Questo forte radicamento nel territorio kosovaro e la fiducia reciproca costruita in tutti questi anni hanno posto le basi per questo difficile passo: che 15 kosovari/e accettino di condividere per 10 giorni uno spazio ed il proprio tempo per "incontrarsi e scontrarsi" con l'aiuto e la guida di persone molto esperte nella gestione dei conflitti, Abdessalam Najjar e Nava Sonnenschein della scuola per la pace di Nevè Shalom - Wahat al Salam.
"La specificità e la delicatezza di questa esperienza continua Paola Villa risiede nel fatto che i partecipanti sono vicini di casa: si conoscono e conoscono la reciproca storia passata e presente, in un'area geografica nella quale, durante gli eventi dello scorso marzo, la tensione ha portato a dover sgomberare le enclaves serbe di Bica e Grabac. Una situazione delicata che si è potuta arginare anche grazie all'intervento di mediazione e di pacificazione di alcuni leaders delle comunità coinvolte, tra i quali alcuni dei partecipanti al seminario".
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