La Georgia ha emanato una legge per risarcire i profughi osseti che hanno dovuto abbandonare le proprie case oltre 15 anni fa. La maggior parte di loro vive ora in territorio russo, e di questa legge non ha mai sentito parlare. Storie di un'umanità dimenticata
Di Alan Tskhurbayev* dal Prigorodnij Rajon e Dmitry Avaliani* da Tbilisi, per Institute for War and Peace Reporting (IWPR), 15 marzo 2007
Traduzione per Osservatorio Caucaso: Maddalena Parolin
Da sedici anni Marina Pukhayeva vive nel distretto Prigorodnij nell'Ossezia settentrionale, da quando assieme alla sua famiglia ha dovuto lasciare la regione georgiana Akhmeta a causa del conflitto nell'Ossezia del sud. Dopo la fuga, la loro casa in Georgia venne completamente bruciata.
La famiglia Pukhayev vive ora in una sistemazione precaria in un ex allevamento di maiali. Circa 50 altre famiglie di profughi dalla Georgia vivono nella stessa struttura, che consiste in edifici fatiscenti al centro di un appezzamento enorme. Un chilometro di strada dissestata e fangosa porta al villaggio più vicino, Kambileevka, ma per raggiungere la scuola nel capoluogo del distretto, i bambini nati e cresciuti qui devono recarsi a piedi molto più lontano.
L'insediamento non ha sistema di fognature né gas ed in inverno gli abitanti devono riscaldare le case con la legna. L'acqua, che raccolgono da una pompa esterna, contiene spesso sabbia o addirittura pesciolini.
E' un luogo nascosto che poche persone conoscono. Un abitante del luogo ha confidato a IWPR che l'ufficio locale dei servizi di sicurezza russi (l'FSB) ha designato un funzionario, il cui compito era di impedire ai giornalisti stranieri di visitare l'insediamento.
Nei sedici anni da quando vivono lì, i profughi dicono di non aver mai ricevuto alcuna assistenza dalle agenzie governative. Occasionalmente organizzazioni umanitarie locali ed internazionali offrono qualche aiuto.
Il primo gennaio 2007 in Georgia è entrata in vigore una nuova legge sulle "restituzioni". Il provvedimento prevede risarcimenti per i profughi che hanno sofferto perdite in seguito al conflitto in Ossezia del sud nel 1990-92, conclusosi con la secessione di fatto dell'Ossezia meridionale dalla Georgia.
Ma l'attuazione della legge, che migliorerebbe sensibilmente le condizioni dei profughi, è ancora molto lontana, poiché le due parti non sono riuscite a creare la commissione che si dovrebbe occupare della distribuzione dei risarcimenti.
Le autorità de facto dell'Ossezia meridionale hanno definito la legge una "operazione di relazioni pubbliche" e lamentano di non essere stati consultati quando questa è stata elaborata.
Il governo georgiano non ha previsto fondi per i risarcimenti nel suo bilancio 2007 e sembra aspettare una qualche assistenza non ben specificata da parte della comunità internazionale.
Gli stessi rifugiati, che dovrebbero essere i destinatari del progetto, dicono di non averne mai sentito parlare.
Secondo dati ufficiali georgiani, 60.000 osseti hanno dovuto lasciare l'Ossezia meridionale ed altre parti della Georgia in seguito al conflitto. La maggior parte di loro risiede ora nell'Ossezia settentrionale, in territorio russo.
La legge, approvata in terza lettura dal parlamento georgiano il 28 dicembre, stabilisce che, qualsiasi sia la nazionalità, chiunque abbia perso proprietà a causa del conflitto ha diritto ad un risarcimento in forma di altra proprietà o l'equivalente del valore in denaro.
Prevede inoltre che venga istituita una commissione tripartita, composta da georgiani, osseti del sud e rappresentanti di organizzazioni internazionali, con il compito di valutare le richieste di risarcimento presentate.
Tutti coloro che hanno richieste in merito hanno diritto a rivolgersi alla commissione entro un periodo di sette anni dalla sua costituzione. Questa dovrebbe poi dare una risposta alle domande entro sei mesi, e liquidare il risarcimento entro un anno dalla decisione.
Ma le autorità del ministero della giustizia georgiano che hanno predisposto la legge non sanno dire quando effettivamente gli indennizzi potranno essere pagati.
Intervistato da IWPR, il Ministro della Giustizia Giorgi Kavtaradze ha accusato le autorità de facto dell'Ossezia meridionale di non mostrare alcun interesse verso la legge o la commissione.
"Abbiamo presentato più volte il progetto di legge alle autorità dell'Ossezia meridionale," ha affermato Kavtaradze. "L'abbiamo anche inviata attraverso organizzazioni internazionali. Ci hanno solamente mandato una comunicazione scritta dicendo che non gradivano il titolo della legge e tutto è terminato così."
Boris Chochiev, vice primo ministro dell'Ossezia del sud, ha dichiarato ad IWPR il suo giudizio negativo: "Non possiamo fare nulla con una tale legge," ha detto al telefono.
Chochiev ha affermato che il provvedimento è stata pianificato senza coinvolgere la sua amministrazione e che non ha tenuto in considerazione i suggerimenti del Consiglio d'Europa.
"Non è una legge per il rientro e l'aiuto ai profughi, ma su come non offrire loro ritorno o risarcimenti," ha affermato Chochiev.
"Come possiamo parlare di ritorni e aiuti quando ancor oggi registriamo profughi osseti dalla Georgia? Sarebbe stato meglio se la Georgia avesse espresso una posizione sulla sua politica verso gli osseti, che ancora non è cambiata."
I rapporti tra la repubblica separatista e Tbilisi sono attualmente molto tesi e i negoziati sulla disputa sono in stallo.
Nonostante le reazioni dall'Ossezia Meridionale, Kavtaradze ha dichiarato che la commissione potrebbe venire formata anche senza il coinvolgimento della regione separatista. Ma afferma che, prima che possano essere stanziati fondi per gli indennizzi dal bilancio statale, è necessario l'accordo delle organizzazioni internazionali.
"I fondi appropriati verranno stanziati dopo che la commissione avrà iniziato ad essere operativa," ha dichiarato ad IWPR.
Alla domanda su quale sia l'ammontare della somma da destinare, Kavtaradze ha risposto: "Si tratta di un caso nel quale è impossibile fare calcoli finanziari in anticipo. Non sappiamo quante persone faranno domanda, non sappiamo il valore di mercato delle proprietà al momento dell'appello, e non sappiamo quanto il prezzo delle proprietà in Ossezia del sud potrà salire in seguito a questo provvedimento".
"Stiamo parlando di miliardi," ha aggiunto. "Milioni non sarebbero sufficienti."
Kavtaradze ha affermato che la Georgia sta progettando una conferenza internazionale di finanziatori per raccogliere il denaro.
La comunità internazionale sta incoraggiando la Georgia verso questo passo. La scorsa primavera, esperti legali della Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa hanno tenuto delle consultazioni con organizzazioni non governative nell'Ossezia del sud, presentando delle raccomandazioni ai georgiani che stavano scrivendo la legge.
Kavtaradze ha spiegato che una delegazione del suo ministero ha incontrato i rifugiati nella capitale dell'Ossezia settentrionale, durante un seminario organizzato con la mediazione della Gran Bretagna.
"La nostra delegazione ha riportato una ottima impressione, rientrando convinta che il progetto di risarcimento avesse suscitato un grande interesse tra i profughi residenti lì," ha affermato.
Ma nel Prigorodnij Rajon, il distretto dell'Ossezia settentrionale dove vive il maggior numero dei profughi osseti provenienti dalla parte meridionale, nessuno tra quelli con cui IWPR ha parlato era informato della legge georgiana, e la gente appariva poco fiduciosa verso di essa.
"Non ho mai sentito niente su una tale legge e non credo che la Georgia ci aiuterà mai in alcun modo," ha affermato Merab Lazarayev, uno dei profughi.
Lazarayev, che cammina zoppicando a causa di una ferita riportata durante il conflitto, grida indignato: "Guardate come viviamo qui! Ditemi, come può vivere la gente così? In questo fango? Non ho nemmeno un passaporto; è andato perso ed ora dalla Georgia chiederanno un documento di identità. Sono invalido e in tutto questo tempo non ho ricevuto nemmeno un copeco da nessuno."
L'Ufficio Migrazioni dell'Ossezia settentrionale ha registrato quasi 18.000 profughi. Alexander Shanayev, direttore del dipartimento che si occupa di sfollati e profughi, ha affermato che il problema maggiore è l'alloggio.
"Attualmente abbiamo 4.275 famiglie in lista per ricevere un'abitazione," ha dichiarato Shanayev ad IWPR. "L'anno scorso, è stato rilasciato solamente un buono-alloggio e quest'anno ne sarà garantito un altro. Di questo passo, per soddisfare tutti quanti avremmo bisogno di 4.275 anni. E il nostro servizio non può farci nulla, questi sono i fondi che provengono dal budget federale russo."
IWPR ha chiesto un commento al governo dell'Ossezia settentrionale, sia rispetto alla situazione dei profughi che sulla legge georgiana sui risarcimenti. Ma nonostante ripetute richieste il vice ministro per le nazionalità Soslan Khadikov, non ha risposto alle domande.
I profughi non sono solamente esasperati dalle loro condizioni di vita, temono anche di essere sfrattati dalle loro sistemazioni attuali. Diversi affermano di aver ricevuto recentemente la visita di sconosciuti che comunicavano loro che avrebbero dovuto lasciare le proprie abitazioni entro aprile poiché il terreno era stato preso in affitto da imprenditori locali.
Sonya Tedeyeva ha 75 anni, ed è originaria di Tetritskaro, un villaggio georgiano. Suo marito è morto poco dopo il conflitto dell'Ossezia del sud ed è stato sepolto in Georgia. Sonya racconta che la pietra tombale è stata rubata e la salma dissotterrata. Perciò i suoi parenti hanno portato con loro il corpo nell'Ossezia settentrionale per seppellirlo nuovamente.
Tedeyeva, che indossa abiti e fazzoletto nero, invita il corrispondente di IWPR nella sua casa di una unica stanza. C'è solamente un letto, un tavolo ed una stufa, e cavi elettrici nudi che sporgono dal muro. In Georgia possedeva una grande casa.
"Non provate pena per noi? In diciassette anni non abbiamo avuto alcun aiuto da nessuno," ha detto.
*Alan Tskhurbayev è corrispondente per Gazeta.ru nell'Ossezia Settentrionale. Dmitry Avaliani lavora per il quotidiano "24 Ore" a Tbilisi
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