Lo scorso 11 novembre una ben poco normale giornata di voto nella regione separatista dell'Ossezia del Sud. Vi si sono tenute due distinte elezioni presidenziali e due distinti referendum. Ora l'Ossezia del Sud si trova con due governi. Entrambi rigorosamente non riconosciuti internazionalmente
Di Molly Corso e Elizabeth Owen, Eurasianet , 13 novembre 2006
Traduzione a cura di Osservatorio sui Balcani
Lo scorso 12 novembre in Ossezia del sud, regione separatista della Georgia, si sono tenute due distinte elezioni presidenziali e due referendum sul futuro istituzionale della regione. L'analisi dei risultati dipende dai punti di vista. Non esiste alcun accordo infatti su chi sia ora leader legittimo di questo territorio separatista.
In uno dei due voti Eduard Kokoiti, il presidente de-facto fin dal 2001 dell'autoproclamatasi Repubblica dell'Ossezia del Sud, ha vinto secondo i risultati preliminari con il 95% dei consensi. Nell'elezione "alternativa" organizzata nei territori dell'Ossezia del Sud controllati dalle autorità georgiane, è stato dichiarato presidente invece Dmitri Sanakoyev - ex primo ministro della Repubblica dell'Ossezia del Sud e, secondo i funzionari di Tskhinvali, al soldo di Tbilisi - con più dell'80% dei voti.
Anche i risultati dei due referendum sono andati in direzioni opposte. Nella tornata elettorale organizzata dalle autorità nella capitale dell'Ossezia del Sud, Tskhinvali, agli elettori è stato chiesto se concordavano o meno nel mantenere l'attuale status di Stato indipendente e se si desiderava o meno che l'Ossezia del Sud venisse riconosciuta internazionalmente; un simile referendum era già stato organizzato nel 1992. Nell'altro referendum agli elettori è stato chiesto se volevano si avviassero trattative con Tbilisi per l'istituzione di un sistema di governo federale.
Il referendum a Tskhinvali, secondo i dati preliminari forniti dalle autorità ossetine, sarebbe passato con un 99% dei voti a favore dell'indipendenza e del riconoscimento internazionale. Il referendum, ha affermato Kokoiti in una conferenza stampa tenutasi lo scorso 13 novembre, è "un argomento molto forte, anche per coloro i quali ora rifiutano di riconoscerne gli esiti. Possiamo dire che l'Ossezia del Sud è stata riconosciuta".
Nessuna informazione invece è reperibile in merito ai risultati del referendum "alternativo".
I risultati definitivi delle presidenziali saranno a disposizione solo a fine settimana ma entrambi i contendenti rivendicano nelle rispettive elezioni un'alta affluenza alle urne e accusano gli avversari di irregolarità e brogli.
In una dichiarazione rilasciata lo scorso 12 novembre, Bella Pliyeva, a capo del Comitato elettorale con base a Tskhinvali ha affermato che quasi il 95% degli aventi diritto si era recato alle urne, circa 52.000 dei 55.000 elettori iscritti alle liste elettorali. Alle presidenziali organizzate a Tskhinvali Kokoiti ha affrontato altri tre candidati: Oleg Gabodze, un consulente del governo dell'Ossezia del Sud ora disoccupato; Inal Pukhayev, a capo dell'amministrazione della regione di Tskhinvali; infine Leonid Tbilov, inviato speciale per i colloqui sulla risoluzione del conflitto ossetino-georgiano. Alla vigilia delle elezioni ai candidati non era permesso rilasciare dichiarazioni alla stampa ma la portavoce del governo, Irina Gagloyeva, ha affermato che tutti i candidati erano consapevoli del fatto che Kokoiti avrebbe vinto le elezioni. "Sanno che non vinceranno, ma vogliono fare un'esperienza di campagna elettorale", ha affermato.
Kokoiti ha promesso agli elettori dell'Ossezia del Sud una serie di miglioramenti, tra i quali un inalzamento dei salari e la costruzione dell'oleodotto verso la Russia per migliorare i rifornimenti energetici. Nei materiali stampati per la campagna elettorale ha definito il referendum "un invito alla pace" e accusato gli Stati uniti di armare la Georgia "preparandola ad aggredire".
Nell'altra elezione presidenziale Sanakoyev, i cui cartelloni elettorali erano appesi al di fuori di quasi tutti i seggi elettorali nei villaggi controllati dalle autorità georgiane, ha goduto di un'ampia copertura da parte della stampa georgiana. Il trentasettenne ha però ampiamente evitato di entrare nei dettagli sulle sue posizioni politiche, limitandosi ad affermare che "un passo decisivo" doveva essere fatto per eleggere "una forza" che potesse "condurre una politica capace di rafforzare l'indipendenza della Repubblica, rivitalizzare l'economia, combattere la corruzione e recuperare la fiducia per il futuro". Gli altri 4 candidati hanno contestato questa "elezione alternativa".
La commissione elettorale "alternativa" - situata presso il villaggio di Eredvi, controllato dalle autorità georgiane - non ha rilasciato statistiche in merito al numero degli elettori iscritti alle liste elettorali. Si è limitata a riportare che i votanti erano stati 42000.
La disputa è in atto non solo in merito alle due diverse elezioni presidenziali ma anche sul dove si siano tenute queste elezioni. Secondo Uruzmag Karkusov, a capo della Commissione elettorale "alternativa", seggi elettorali erano presenti sia nei territori controllati dalle autorità georgiane, che in alcuni villaggi controllati dalle autorità ossetine. Questo anche se - come hanno affermato alcune televisioni georgiane - alcune urne elettorali sono state trasportate a dorso di muli per evitare le strade controllate dalle autorità ossetine. Secondo Karkusov si sarebbe votato anche nei villaggi controllati dagli ossetini di Kvaisa, Sinakuri, Znauri e nella stessa Tskhinvali.
I rappresentanti del governo di Tskhinvali hanno fermamente contestato queste affermazioni negando che elezioni "alternative" si siano tenute nei villaggi sotto il loro controllo. Allo stesso tempo la Gagloyeva, la portavoce del governo di Tskhinvali, ha affermato ai giornalisti che in sei villaggi dove abitano comunità georgiane ma controllate dalle autorità dell'Ossezia del Sud è stato espresso il desiderio di partecipare alle presidenzaili ed al referendum indetto dal governo di Tskhinvali.
Secondo la portavoce del governo ossetino l'11 novembre scorso a Tskhinvali sarebbero stati inoltre presenti circa 30 osservatori provenienti da paesi quali il Venezuela, la Giordania, l'Ucraina, la Lettonia. Tra gli osservatori anche rappresentanti dell'altra repubblica separatista gerogiana, l'Abkhazia, e del territorio moldavo della Transnistria. Secondo le autorità non si sarebbe verificata alcuna irregolarità. Non vi è stato alcun monitoraggio internazionale delle elezioni.
Il Consiglio d'Europa, l'OSCE e gli Stati uniti hanno tutti criticato l'organizzazione delle due tornate elettorali in Ossezia del Sud. Le critiche, comunque, non sembrano aver intimorito le autorità di Tskhinvali. "Chi sono per ridurci al silenzio?", ha affermato in modo retorico la Gagloyeva in un'intervista dello scorso 11 novembre. "I loro specifici interessi politici nel Caucaso per loro sono più importanti del nostro destino".
Alcuni osservatori a Tbilisi hanno affermato che le elezioni avrebbero aperto un futuro di riconciliazione nell'Ossezia del Sud ma in realtà, ad oggi, sembra avvenuto il contrario. In una conferenza stampa dello scorso 13 novembre Kokoiti ha definito Sanakoyev e Karkusov, a capo della commissione elettorale alternativa ed ex consigliere di Kokoiti, "traditori della loro patria e traditori della gente dell'Ossezia del Sud". Kokoiti ha anche aggiunto che chiederà a Tbilisi l'estradizione di entrambi.
Secondo Mamuka Areshidze, analista che risiede a Tbilisi, se la gente impoverita dell'Ossezia del Sud prenderà più o meno seriamente la pretesa di Sanakoyev di essere loro presidente dipenderà in gran parte dalla sua capacità di influire sull'economia. "Questo è l'errore più grande del governo georgiano, non hanno mai dimostrato agli ossetini o alla gente dell'Abkhanzia i motivi per i quali era nei loro interessi far parte della Georgia. Se si mostra ad una persona come sai lavorare, come migliori l'agricoltura, come puoi essere d'aiuto, loro ti seguiranno".
A Tskhinvali però nessuno degli intervistati esprime desiderio di unirsi con la Georgia. "Come facciamo ad essere una regione autonoma se non possiamo nemmeno utilizzare il nome Ossezia del Sud?", commenta Khadiza Skhovubova, 53 anni, commerciante di bazar nato a Tbilisi.
Che sia a Tskhinvali o a Redvi una delle cose su cui le due parti sembrano concordare è la necessità di pace. Alla richiesta di cosa si augurasse dall'esito delle presidenziali e del referendum una sostenitrice di Kokoiti, che vive vendendo birra sull'uscio della propria casa, è stata lapidaria: "Una vita normale. Non ci serve nient'altro".
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