In una fortezza a nord di Saranda diverse iniziative che legano Italia e Albania. Un festival d'arte, un viaggio in barca a vela, il rilancio delle potenzialità turistiche dell'area. Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Di Maurizio Crema
Una fortezza antica con un passato da leggenda noir e un presente semi abbandonato. Un gruppo nutrito di giovani artisti con una grandissima voglia di esplorare il mondo della cultura e non solo. E un paese, l'Albania, ancora tutto da scoprire. Il risultato è stato un festival inedito, Art Kontakt, che per tre giorni nell'agosto di quest'anno ha portato sotto i riflettori il castello di Alì Pasha Tepelena adagiato su un promontorio che precipita nel mare di Porto Palermo, quaranta chilometri a nord di Saranda.
Un luogo che ti devi conquistare - le strade per arrivarci sono pessime - ma che alla fine ti conquista. Mura grigie e possenti in un'architettura triangolare. Gallerie e meandri che i soldati italiani nella seconda guerra mondiale divisero in magazzino, deposito, cambusa (rimangono ancora le scritte nella nostra lingua sui muri). Torrette d'avvistamento a picco sul mare azzurro e ancora quasi incontaminato. E, in prospettiva, un occhio da gigante, il tunnel misterioso (che si dice in passato abbia ospitato sottomarini sovietici) della base della marina militare albanese che rimane ancora in attività.
Questo castello per tre giorni è diventato il crocevia di un festival bizzarro che ha messo insieme artisti italiani e albanesi in un melting pot che è stata soprattutto avventura e poesia, conquista e connubio. Pittori come Adriana Puleshi - che ha ritratto dal vivo una modella discinta, una provocazione scandalo per un paese che per molti aspetti è ancora molto tradizionalista - e video performer come il veneziano Andrea Pagnes, che ha vinto insieme alla sua compagna tedesca Verena Stenke il primo premio del festival, dopo aver scioccato gli spettatori trasformandosi in un capro espiatorio sacrificato nel nome dell'angoscia contemporanea. Ma nelle segrete del castello dove il terribile pascià usava tagliare teste e celebrare orge hanno trovato vita anche le sculture create da griglie di ferro di Lubjana Dashi (secondo premio) oppure le mosse dei danzatori del Gruppo Krisis (anch'essi veneziani, terzo premio) o dell'Albania Dance and Theatre company.
"Abbiamo voluto incrociare e condividere stili e messaggi diversi allo scopo di superare barriere e lanciare nuove energie nel nome della rinascita di un sito che non è ancora stato inserito nei beni da proteggere e che rischia sempre di diventare un hotel o un casinò", spiega l'organizzatore del festival Andi Tepelena, solo omonimo del gran signore di questo luogo che due secoli fa ospitò anche lord Byron.
Lo stesso luogo un anno fa ha fatto da scenario al passaggio della barca a vela del progetto Sulle Ali del Leone (www.sullealidelleone.it), che ha visto una compagnia di viaggiatori, amanti del mare e musicisti (il gruppo veneziano delle Galere di Fiancra e di Siria) toccare diverse coste che un tempo furono serenissime: dall'Albania al Montenegro, dalla Grecia alla Dalmazia, in un viaggio lungo cinque settimane e 1300 miglia - il prossimo novembre l'uscita del libro "Viaggio ai confini dell'Occidente" per Ediciclo editore.
Perché questo continuo contatto con Venezia e l'Italia?
"Il vostro Paese per noi rimane un punto di riferimento culturale e offre anche buone opportunità di cooperazione. La maggior parte degli attori coinvolti nelle nostre iniziative sono istituzioni, operatori, artisti albanesi e italiani - risponde Andi Tepelena. Concretamente sto collaborando con una società veneziana, per promuovere le fortezze della zona di Porto Palermo (sud Albania) e della zona di Marghera (Venezia): sono due situazioni simili e l'idea è quella di realizzare une serie di iniziative di
carattere artistico, mostre itineranti, laboratori e produzione artistica con il coinvolgimento di operatori e artisti delle due sponde dell'Adriatico per promuovere alcune zone con forte potenzialità turistica. Per questo stiamo operando in una logica 'regionale', coinvolgendo altri operatori dell'area adriatico-Ionica (Grecia, Cipro) e forse anche l'Ungheria, nell'ambito del programma della Ue "Cultura 2000". E nella prossima primavera vorremmo mettere in piedi una fiera del turismo, perché il mio è un paese bellissimo e ancora inesplorato".
Perché ha scelto l'arte per sviluppare una nuova immagine dell'Albania?
"L'arte, secondo me, non ha un impatto diretto e immediato ma a lungo termine si rileva più efficace di qualsiasi altro mezzo di comunicazione, più forte dei media stessi, appunto per il suo carattere emblematico e sottile. Un altro settore in cui sto pensando seriamente impegnarmi è quello ambientale. La mancanza di coscienza ambientale è un problema molto serio in Albania: ignorare i danni che l'abusivismo edilizio sta producendo, insieme all'indifferenza delle istituzioni potrebbe essere fatale per la nostra e le prossime generazioni".
La sua Eds Foundation è stata importante non solo dal punto di vista culturale. Questo era un luogo semi-deserto, nessuna attrezzatura, niente elettricità, né acqua, solo un abbandonato Albania Kommand, come è scritto in una lastra di cemento prima dell'entrata...
"C'era da portare tutto, bisognava realizzare tutto da zero. E quindi pazienza se il primo giorno del festival si è trasformato in un rave con la più gettonata discoteca di Tirana, il Mumia, a farla da padrone sulle terrazze della fortezza 'sparando' musica e luci elettriche per tutta Porto Palermo. A tenere alta la bandiera dell'espressione artistica vera ci hanno pensato i giovani artisti da strada Desogus Jonta, Ergin Zaloshnja, Giacomo Bufarini, Matteo Grassetti, Simone Vesci che prima hanno imperversato per Tirana per tre giorni, dipingendo i loro animali e bebè fantastici su muri e scuole della capitale - che hanno definito 'un libro bianco, un sogno per noi street artists' - e poi hanno conquistato' le vecchie caserme dell'esercito sotto il castello, riportandole a nuova vita".
L'auspicio è che questo Art Kontakt sia l'inizio di una serie di iniziative. Il sud dell'Albania merita questo e molto altro. Non speculazioni e alberghi sulle spiagge come ormai purtroppo si vedono troppo spesso a Durazzo come a Saranda.
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