Da un quotidiano dell'Azerbaijan iraniano, una rassegna delle rivendicazioni portate avanti dal movimento per la liberazione nazionale dell'Azerbaijan meridionale
Di Tebriz Quzeyli, 3 giugno 2008, per Xalq Cebhesi.az, (titolo originale "Tebriz semasinda Azerbaycan bayraghi")
Traduzione per Osservatorio Caucaso: Ermanno Visintainer
I nostri attivisti sono sottoposti a pressioni e arresti, mentre il regime iraniano cerca di impedire la celebrazione dell'anniversario di Babak.
Il giorno lieto per questa regione è stato quello in cui, nella città di Sulduz (persianizzata in Naghadeh), erano iniziate le dimostrazioni d'esultanza verso la bandiera e festeggiamenti con giochi pirotecnici.
I giovani di Sulduz per unirsi al Consiglio Nazionale si erano incamminati, inerpicandosi verso il castello di Bazz. Ma il regime dei Mullah, per contrastare tali motti d'esultanza e impedire la marcia, ha posto come responsabile dell'Agenzia locale d'Informazione il nazionalista persiano Aynullah Khoruzpur, noto per le sue fanatiche e acerrime posizioni antiturche e quindi ha schierato le sue truppe nella città.
In questi giorni, sempre a Sulduz, l'attivista azero Ali Hajimehemmedi è stato imputato dal Tribunale della Rivoluzione con l'accusa di "oltraggio verso personalità religiose".
Ali Hajimehemmedi, già due anni fa, accusato di aver preso parte ai fatti di maggio, è stato più volte arrestato e sottoposto a violenze.
Anche un noto intellettuale azero, fondatore di organizzazioni non-governative della città di Khoy, Ibrahim Jeferzade, è stato rimandato al giudizio del Tribunale. È stato arrestato il 21 febbraio del 2006, durante la Giornata Internazionale della Lingua Madre. Il primo di luglio, l'attivista ventiseienne Arif Ulufi, studente dell'Università statale di architettura della provincia di Nakhchivan, è stato trattenuto quindi condotto al carcere di Urmiya.
Così i nostri confratelli azeri vengono continuamente incriminati, sottoposti a pressioni e torture. L'ultima volta è accaduto proprio ad Urmiya, durante la Giornata Internazionale della Lingua Madre dove, dopo l'arresto, sono stati sottoposti a tortura presso la sede dell'Agenzia d'Informazione e temporaneamente rilasciati su cauzione.
Sembra inoltre che l' Agenzia e le Milizie dei Pasdaran di Kaleybar abbiano rinforzato i controlli e installato postazioni alle entrate e alle uscite della città, da cui gli azeri giunti per celebrare il genetliaco di Babak sono stati respinti.
Contemporaneamente il governo ha disposto divieti contro i festeggiamenti in altre città dell'Azerbaijan meridionale. Tuttavia i nostri fratelli incuranti di tutte queste pressioni, manifestano apertamente i propri sentimenti. Tant'è vero che ieri per mezzo di un pallone aerostatico hanno librato nel cielo di Tabriz la bandiera dell'Azerbaijan.
(...). È un dato storicamente confermato che, nell'arco di ottomila anni, entità statali turche si sono avvicendate per un'estensione che va dalle regioni del Volga fino al golfo persico o arabico, quindi dalla città di Istanbul fino alla catena dell'Himalaya. Per converso i persiani, durante tutto questo tempo, non hanno esercitato il loro dominio per più di 325 anni, rispettivamente nel periodo degli Achmenidi e quello dei Sassanidi, dopodiché i turchi divennero nuovamente la forza trainante della storia.
Quanto al poeta Firdausi, autore dello Shah-nama, egli fu colui che in epoca medioevale dietro auspicio di un condottiero turco (Mahmud di Ghazna), pose le basi del fanatismo nazionalista persiano.
Nel 1925, i persiani con l'appoggio degli inglesi e dei russi che facevano leva sulla comune indoeuropeicità, hanno tiranneggiato nella persona del loro leader, Reza Pahlavi, opprimendo i turchi. Analogamente la disfatta del governo nazionale dell'Azerbaijan condotta nel 1946 da Sayyid Jafar Pishavar, e la deposizione nel 1952 del primo ministro, il dottor Mosaddeq, fu determinante per persiani e i loro fiancheggiatori russi e anglo-americani.
Tuttavia, il giorno più nefasto per turchi dell'Azerbaijan, è stato nel 1976 con l'inizio della rivoluzione a Tabriz, allorché si palesò il vero volto fanatico e nazionalista dei Pahlavi la cui autorità era passata nelle mani dei Mullah.
Lo stesso Ayatollah Shariatmadari (un religioso azero, sostenitore di una maggior autonomia regionale) il quale nel 1946 sacrificò le truppe dello Shah entrate a Tabriz, successivamente nel 1979, per disposizione di Khomeini, visse molti anni al suo fianco nella città di Qom.
Nondimeno i nostri religiosi, stimati per la loro apertura, sono minacciati dal fanatismo persiano.
I fatti da noi menzionati non sono fortuiti. Il regime iraniano che arresta, condanna a morte e costringe alla rovina gli attivisti azeri, si assicura il silenzio dei religiosi dell'Azerbaijan.
A partire dal 1979, sostanzialmente, i religiosi azeri hanno sempre sostenuto gli interessi del nazionalismo persiano. Conseguentemente ora nel sud dell'Azerbaijan la gente approccia i religiosi con una qual certa dose di sospetto.
Costoro pronunciano le fatwa conoscendo i timori della gente, la quale però oramai presta loro poco credito. Fra i turchi azeri, succubi delle pressioni internazionali riguardo alle armi nucleari, ci sono anche dei businessman. Per quanto in ritardo essi possano cogliere gli sviluppi dello scenario internazionale, velocemente ne saranno comunque danneggiati.
Se essi rinnegano la propria identità nazionale, timorosi di prendere coscienza della situazione è come se cadessero dentro la rete di un ragno, in cui rimarranno isolati di fronte alle minacce del regime iraniano.
Inoltre, alcuni ministri dell'Iran sono turchi. Ma quale ne è il vantaggio? Se gli stessi funzionari non garantiscono i diritti politici e nazionali, i ministri a loro volta non sono né a conoscenza di alcun passo fondamentale verso lo sviluppo sociale ed economico dell'Azerbaijan meridionale, e neppure sapranno come instaurare relazioni costruttive con la Repubblica dell'Azerbaijan.
In sintesi, praticamente si sono autoassimilati.
Talvolta sorge il sospetto che i funzionari turchi dell'Iran assolvano la propria funzione solo per esercitare rappresaglie nei confronti della propria gente.
Al momento in Iran le repressioni contro i turchi dell'Azerbaijan meridionale si stanno intensificando. Il regime di Teheran si sforza di prendere rigidi provvedimenti contro i diritti nazionali dei turchi. Tacitamente si eseguono esecuzioni di attivisti del movimento nazionale e i loro cadaveri vengono esposti nei vari luoghi della città. L'"Informazione" la "Milizia dei Pasdaran" e altre organizzazioni si danno da fare per assumere la regia delle esecuzioni.
Attualmente nelle carceri iraniane centinaia di essi sono sottoposti a tortura.
Questo tipo di efferatezza nonché i piani del regime per annichilirne le cause fisiche non sono casuali.
Il regime dei Mullah, assertore di una politica coattamente assimilatrice si stupisce che il movimento per la liberazione nazionale dell'Azerbaijan meridionale lotti per la democrazia e per i diritti della nostra nazione.
Questo movimento prosegue la sua lotta su basi pacifiche, indipendenti e civili; i suoi orizzonti, di giorno in giorno, si ampliano e si rinnovano.
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