Una denuncia sullo stato dei media nel Caucaso del Nord. La censura, le vessazioni e le minacce ai giornalisti. Tratta da un discorso di Fatima Tlisova a Istanbul
Di Fatima Tlisova* per IWPR , 8 giugno 2006
Titolo originale: "Press Under Threat In The North Caucasus", traduzione di Gaia Baracetti
In ciascuna delle repubbliche del Caucaso del Nord in cui ho lavorato, mi sono trovata a comunicare con le autorità, le forze dell'ordine, e diversi gruppi sociali. Sulle basi di questa esperienza, devo confermare con dispiacere che la libertà di parola e la stampa indipendente sono a un livello ancora primitivo nella regione. Un'analisi dei mass media presenti sul mercato mostra che non ci sono media indipendenti con l'eccezione di tre o quattro giornali regionali.
Non si può negare che nelle repubbliche del Caucaso del Nord vengano pubblicati, non solo sui media del governo, ma anche sui giornali e sui siti internet, punti di vista sulla vita pubblica diversi dalla posizione ufficiale del governo. Ma, in generale, questi media relativamente indipendenti sono finanziati da diversi gruppi di opposizione e riflettono punti di vista che spesso distorcono la realtà.
Dal momento che le repubbliche nord-caucasiche sono geograficamente piccole, le informazioni su chi siano i proprietari dei media non sono un segreto per una grossa fetta del pubblico. Quindi le informazioni contenute in questo genere di giornali sono prese con molto scetticismo, e spesso con sospetto. Questi giornalisti non possono essere considerati liberi e indipendenti. La stampa è ben lontana dal considerarsi una parte libera e influente della società. In generale, un giornalista nel Caucaso del Nord è percepito dalla società come un lavoratore del terzo settore come, ad esempio, un cameriere. Purtroppo, molto spesso sono i giornalisti stessi ad acconsentire a questo stato di cose.
Perchè succede questo nella Russia moderna, uno stato che proclama la sua devozione ai principi democratici? Ci sono numerosi motivi, e sono ben visibili, ma una loro analisi richiede molto più tempo di quanto permetta questo breve rapporto. Dirò brevemente: da una parte, alle autorità interessa mettere a tacere tutta l'informazione, e questo perchè il governo ha qualcosa da nascondere. Scandalose violazioni dei diritti umani, corruzione e crimini dell'esercito sono all'ordine del giorno. Dall'altra parte, il livello di professionalità dei giornalisti è molto basso. I reporter dipendono soprattutto dai propri editori, che a loro volta dipendono dal governo e dai gruppi che li finanziano. Il livello di censura in un sistema simile è molto alto.
Voglio ora soffermarmi sui metodi usati per combattere la stampa indipendente. A Mosca, il problema di una stampa disubbidiente si risolve con metodi relativamente civili. Nel Caucaso del Nord, gli stessi metodi sono utilizzati senza andare tanto per il sottile. Questo si spiega facilmente: il Caucaso è, obbiettivamente, una zona di tensioni. Questa realtà oggettiva spesso serve a coprire convenientemente le misure repressive delle autorità contro non solo la stampa indipendente, ma anche contro i cittadini in generale. Il fatto che Mosca ricompensi profumatamente le autorità locali per la loro fedeltà e ignori tutti gli abusi di potere contro la populazione locale peggiora ulteriormente le cose. Le autorità e le forze dell'ordine non hanno paura di perseguitare i giornalisti più disubbidienti. La pubblicità negativa e gli scandali non sono un deterrente.
Come vengono fatte queste pressioni sui media? Il primo metodo e il più utilizzato, come ho già detto, è la censura. La censura priva un giornalista dell'opportunità di rendere pubblici importanti fatti e documenti. L'insubordinazione di norma porta all'allontanamento. È così che è stata trattata la giornalista osseta Luiza Orazayeva. Luiza, che è una delle giornaliste più coraggiose e oneste del Caucaso, è rimasta senza lavoro per molti anni a causa della sua integrità e del suo rifiuto di scendere a compromessi.
Un'altra arma usata spesso contro la stampa indipendente è la corruzione, resa molto efficace dai bassi salari dei giornalisti della regione. L'isolamento dei giornalisti e il loro accesso limitato all'informazione sono usati con successo contro di loro. Per esempio in Inguscezia, il presidente della repubblica Mura Zyazikov interferisce regolarmente con l'assunzione e il licenziamento dei giornalisti. Così noi, cioè l'agenzia di stampa Regnum, non possiamo trovare un corrispondente, perchè rifiutiamo quelli che ci vengono offerti dai servizi stampa di Zyazikov, e gli altri giornalisti sono così spaventati che si rifiutano di lavorare con noi usando varie scuse. Purtroppo, dobbiamo rassegnarci perchè non siamo in grado di proteggere i nostri reporter.
I servizi di sicurezza hanno metodi più sofisticati per gestire la stampa indipendente. Per esempio, fanno cadere in disgrazia un giornalista o un'emittente facendo pubblicare informazioni compromettenti sul loro conto dai media a loro fedeli. Ci sono molti esempi di questo. Per esempio, in una pubblicazione fedele alle autorità il noto giornalista e attivista dei diritti umani della Kabarda-Balkaria, Valery Khatazhukov, è stato accusato di lavorare per i servizi segreti occidentali e di farsi sponsorizzare da loro.
Nello spirito della Guerra Fredda, i rappresentanti di praticamente tutti i media appoggiati da stranieri che lavorano nel Caucaso del Nord sono stati chiamati spie occidentali. Quest'accusa è stata lanciata contro il coordinatore del rispettato Institute for War and Peace Reporting (IWPR) londinese, Valery Dzutsev, che vive a Vladikavkaz. Io sono stata chiamata una leader della comunità musulmana di Nalchik da una pubblicazione fedele alle autorità e la casa dei miei genitori è stata perquisita. Hanno detto che cercavano delle armi nascoste.
Anche procedimenti penali e violenza fisica sono stati usati contro i giornalisti. Un incidente terribile si è verificato una settimana fa. A Cherkessk, il padre del nostro inviato in Karacajevo-Circassia, Murat Gukemukhov, è stato picchiato. Come risultato, il settantenne Muhamed Gukemukhov si è dovuto fare operare due volte e ha perso un occhio. Muhamed Gukemukhov è il figlio di un famoso studioso circasso, una persona rispettata dalla società. Questo attacco può essere collegato solo all'attività professionale di suo figlio. Prima hanno cercato di corrompere Murat, poi l'hanno minacciato. La polizia ha avviato un'indagine sull'aggressione, ma siamo certi che i veri motivi e i veri colpevoli dell'attacco non saranno mai resi pubblici.
Ogni giornalista che lavori onestamente e imparzialmente nel Caucaso del Nord è consapevole dei pericoli a cui espone se stesso e i propri familiari. Ma una stampa onesta è l'unico specchio in cui il mondo può vedere un'immagine non abbellita di quello che sta succedendo nel Caucaso del Nord. Come cittadina e come giornalista, voglio dire al pubblico che su di me sono state fatte ogni tipo di pressioni, e che ci sono stati tentativi di diffamazione contro di me attraverso processi penali. Questo è legato solo alle mie attività professionali e alle mie opinioni personali. Io rappresento le sofferenze della nazione Adyg (circassa).
Devo chiamare le cose con il loro vero nome. Il popolo Adyg è stato vittima di un genocidio. La discriminazione continua ed è la base per le distruttive politiche russe nel Caucaso del Nord. La ribellione dell'ottobre a Nalchik è stata una manifestazione di protesta contro queste politiche. Il governo russo cerca di far credere al mondo che la rivolta di Nalchik sia un atto di terrorismo e che i ribelli siano terroristi, ma questo non corrisponde alla realtà. Il rifiuto di consegnare i corpi di coloro che furono uccisi durante la ribellione e torturati a morte in seguito nelle celle di polizia è un crimine contro le leggi dell'umanità e dell'umanesimo. Questa è la mia opinione civile e sono certa che è l'opinione di ogni persona ragionevole.
Come è stato annunciato ai partecipanti alla conferenza prima del mio discorso, arrivo da Amburgo, dove sono stata invitata dall Fondazione Gerd Bucerius, che sostiene la stampa indipendente nell'Europa dell'est. Il mio programma in Germania ha compreso la visita di diversi giornali, riviste e istituti dediti alla formazione di giornalisti professionisti. Il direttore della scuola di giornalismo, il professor Christoph Fasel, ha detto che dopo le sue indagini molti noti politici tedeschi si sono dimessi.
L'ho ascoltato con amarezza e con speranza. Con amarezza, perchè nel Caucaso del Nord non sono i politici e i pubblici ufficiali ad essere smascherati e poi puniti e licenziati, ma i giornalisti che li smascherano. E con speranza, perchè la libertà di coscienza, di opinione e di parola, e i principi democratici sono componenti atavici della mentalità dei popoli del Caucaso.
*Questo articolo è basato su un discorso tenuto da Fatima Tlisova, redattore-capo dell'agenzia di stampa Regnum nel Caucaso del Nord, basata a Nalchik, ad una conferenza internazionale sul Caucaso del Nord a Istanbul il 21 maggio 2006
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