Si è chiuso il 9 novembre il tratto balcanico della Marcia per la pace. Riceviamo e volentieri pubblichiamo un resoconto

01/12/2009 -  Anonymous User

Scrive Emanuela Cerveri

La Marcia mondiale per la Pace e la Nonviolenza - iniziata il 2 ottobre in Nuova Zelanda e che si concluderà il prossimo 2 gennaio a Punta de Vacas, Argentina - ha coinvolto gruppi provenienti da popoli e culture diverse in tutto il mondo e ha raccolto l'adesione di centinaia di associazioni e gruppi pacifisti e nonviolenti, organizzazioni, istituzioni, personalità del mondo della scienza, della cultura, dello sport e dello spettacolo. La Marcia Mondiale vuole contribuire alla formazione di una coscienza nonviolenta che faccia fronte alla pericolosa situazione mondiale attuale, caratterizzata dall'alta probabilità di conflitto nucleare, dalla corsa agli armamenti e dalla violenta occupazione militare di territori. La Marcia Mondiale chiede e propone il rifiuto non solo della violenza fisica, ma di ogni tipo di violenza, economica, razziale, psicologica, religiosa e di genere. Si tratta di una proposta di mobilitazione sociale senza precedenti, promossa dal Movimento Umanista attraverso l'associazione internazionale Mondo Senza Guerre e Senza Violenza.

Un ramo importante di questa Marcia Mondiale è quello che tra il 28 ottobre e il 9 novembre scorso ha attraversato i Balcani facendo tappa a Istanbul, Salonicco, Ohrid, Skopje, Pristina, Belgrado, Sarajevo, Zagabria, Lubiana, Sezana, Trieste, Aviano, Gradisca, Vicenza e Ginevra (alla sede delle Nazioni Unite). Un team base, composto da 30 persone provenienti da Italia, Spagna, Regno Unito, Grecia, Turchia, Macedonia, Kosovo e Bosnia Erzegovina, ha percorso in pullman e a piedi oltre 4000 chilometri, incontrato istituzioni, coinvolto artisti, scuole, università, associazioni e migliaia di persone in ogni Paese.

L'interesse a far transitare la Marcia Mondiale nella penisola balcanica trae origine dalla storia, dalla collocazione geografica e dalle caratteristiche culturali di questo territorio, che ne hanno fatto tradizionalmente il punto di incontro tra Oriente e Occidente, tra civiltà, religioni e culture differenti, spesso ostili o addirittura in lotta ma centrali nel destino d'Europa. In queste zone, il passaggio dei marciatori ha assunto un significato particolare: quello di saper coniugare i temi della pace e del disarmo con le esigenze del territorio e delle comunità locali, con la volontà di sostenere l'incontro tra culture e rafforzare i processi di pacificazione e normalizzazione delle relazioni inter-etniche.

Il team Sud-Est Europa ha iniziato il suo percorso a Istanbul, ricevendo qui il "testimone" dal team proveniente da Egitto, Israele e Palestina. La carovana si è quindi mossa in direzione Salonicco, in una due giorni di marce, concerti, performance di strada, esposizione fotografiche, conferenze stampa e incontri all'Università Aristotelous, anche alla presenza della presidentessa dell'Unesco. Superato il confine con la Macedonia, i marciatori sono stati accolti, oltre che dalle autorità locali a Bitola, Resen, Ohrid, Strega, Gostivar e Skopje, dall'allegro clima macedone tra danze folkloristiche, scolaresche entusiaste, eventi artistici e incontri con importanti personalità del mondo accademico tra cui la particolarmente acclamata professoressa Biljana Vankovska. L'arrivo a Pristina è coinciso con la visita in città dell'ex presidente americano Bill Clinton. Nonostante l'ingombrante presenza, la marcia ha potuto avere luogo anche grazie ai rappresentanti di "Vetevendosje", "PEDAKS Istituto per una Pedagogia Multiculturale" e "Operazione Colomba".

In seguito alla tappa di Belgrado - in cui la Marcia, e la rassegna cinematografica ad essa dedicata, sono state presentate al Museo del Cinema dal regista Dinko Tucakovic - il pullman dei marciatori è entrato finalmente nella città di Sarajevo. Qui si sono susseguiti eventi ludici, culturali e artistici tra cui, i più significativi, la conferenza stampa alla presenza dei media nazionali e del sindaco di Sarajevo Alija Behmen, la marcia simbolica partita dal quartiere Bascarsija a cui si è unito il Presidente in carica della Bosnia Herzegovina, Zeljko Komsic, la tavola rotonda a cui hanno partecipato oltre una decina di associazioni e gruppi nonviolenti e che ha portato all'elaborazione di un documento condiviso sul tema della pace nella ex-Jugoslavia.

Komsic non è stato il solo Presidente della regione ad aver aderito alla Marcia Mondiale. A Zagabria, una delegazione di marciatori è stata ricevuta dal Presidente croato Stjepan Mesic. A lui, come agli altri rappresentanti delle istituzioni incontrate, è stata donata dal portavoce europeo della Marcia Mondiale Giorgio Schultze la "Carta per un mondo nonviolento" stilata dai Premi Nobel per la Pace, con l'impegno di farla propria e diffonderla ad ampio raggio. Durante il colloquio, il Presidente croato ha espresso l'augurio e la speranza che un'Europa unita e pronta ad accogliere tutti i Paesi della ex-Jugoslavia possa essere la premessa in grado di assicurare pace e solidarietà futura nell'area balcanica.

Dopo la tappa di Lubiana, e la splendida cerimonia alla Facoltà di Arte con il rettore e centinaia di studenti, la Marcia è entrata in Italia, a Trieste. Qui, oltre 2000 persone si sono riunite in piazza Unità per formare un enorme simbolo della pace umano. Precedente e successivo al simbolo, un fitto programma di incontri, concerti, conferenze, esibizioni sportive e mostre, non solo a Trieste ma nelle vicine Sezana e Opicina. Dopo Aviano e Gradisca, sedi di importanti quanto contestate basi Nato e CIE, il team Sud Est Europeo ha fatto tappa a Vicenza dove la pioggia battente non ha impedito a migliaia di persone di marciare e formare sette splendidi raggi "disarmanti" partiti da sette punti diversi della città.

La breve cronaca di questo intenso viaggio termina in Place de Nations a Ginevra, davanti - ma non dentro - la sede dell'ONU. A differenza di quanto promesso fino a pochi giorni prima dell'arrivo, infatti, la Marcia Mondiale e i suoi portavoce non sono stati ricevuti alle Nazioni Unite. Sono stati invece accolti con calore dal sindaco della città Rémy Pagani che ha espresso pieno sostegno all'iniziativa. Il team Sud-Est Europeo ha incontrato a Ginevra il team proveniente dalla Nuova Zelanda, lo stesso che sta continuando oggi a marciare per la pace e il disarmo in Europa e che raggiungerà tra pochi giorni l'Africa e infine le Americhe, arrivando il 2 gennaio fin sulla cordigliera delle Ande.


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