Il 13 giugno scorso Freedom House ha pubblicato uno studio che punta l'attenzione su alcuni deficit democratici negli stati ricchi di fonti energetiche del Caucaso e dell'Asia centrale. Una nostra traduzione di un articolo che fa il punto sulla situazione in Azerbaijan
Tratto da Eurasianet
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Maddalena Parolin
Il rapporto di Freedom House intitolato Nazioni in Transito 2006, identifica diverse tendenze preoccupanti in Azerbaijan, Kazakhstan, Turkmenistan e in altre nazioni del "vicinato est" dell'Unione Europea, tra queste la debolezza delle istituzioni politiche, standard democratici in caduta, crescenti limiti alla libertà di stampa e una corruzione dilagante. Da quanto emerge dal documento l'accumulo di ricchezza, attraverso lo sviluppo delle risorse energetiche, non starebbe aiutando lo sviluppo di società stabili.
"La dirigenza politica di questi Paesi sembra non comprendere che una maggiore affidabilità e senso di responsabilità garantirebbe ai cittadini quello di cui necessitano - prosperità e certezza del diritto - oltre ad offrire ai propri stati migliori opportunità a livello internazionale," scrive la curatrice del report, Jeannette Goehring.
"Stanno invece avvantaggiandosi dei prezzi alti delle risorse energetiche per costruire regimi autoritari," prosegue Goehring. Nel report viene anche criticata la Russia sottolineando l'evidente spregio del presidente Vladimir Putn per la democratizzazione. L'arretramento del Cremlino è particolarmente preoccupante, data l'ampia influenza politica, economica e sociale della Russia nei paesi dell'ex Unione Sovietica.
Il caso Azerbaijan
Nations in Transit 2006 definisce il governo dell'Azerbaijan come un "regime autoritario", rilevando però anche come diverse vicende nel 2005, compreso l'assassinio del giornalista Elmar Huseinov, mettano in dubbio la "coesione dell'amministrazione dominante".
Secondo lo studio, il presidente Ilham Aliyev starebbe continuando ad accrescere il suo potere a spese del livello di democrazia del paese. Nonostante i cambiamenti della legislazione elettorale, le elezioni parlamentari del novembre 2005 sono state giudicate come lontane dagli standard internazionali. "Anche se la delibera presidenziale di giugno 2005 consente i raduni dell'opposizione, il diritto di riunirsi pubblicamente in assemblea continua ad essere considerato dalle autorità un privilegio, dal momento che i comitati locali sono liberi di impedire, proibire o interrompere i raduni".
Il sistema di misurazione della democratizzazione sviluppato da Freedom House vede l'Azerbaijan rimanere fermo o scendere in tutte e sette le categorie rispetto alle quali è stato valutato. I settori nei quali il paese ha perso particolarmente terreno sono il processo elettorale e la società civile.
Il voto globale del paese è 5.93, un punteggio che lo classifica nella categoria di "regime autoritario semi-consolidato", segnando una flessione rispetto al 5.86 dello scorso anno. L'indice di Freedom House si basa su una scala che va da 1 a 7, nella quale 1 rappresenta il massimo e 7 il più basso livello di progresso democratico. Anche il punteggio del processo elettorale nel paese è sceso a 6.50 da 6.25 del 2005.
La stabilità economica ha aiutato il presidente Aliyev a consolidare un "ampio potere sul sistema governativo azero" facendo affidamento sopratutto su tattiche di forza piuttosto che sulla legge, prosegue il documento. L'Assemblea Nazionale azera di fatto dà l'approvazione all'autorità del presidente, mantenendo un basso profilo. Il punteggio del paese rispetto al sistema amministrativo, sia nazionale che locale, rimane invariato sul livello di 6 punti.
Il settore della società civile continua ad affrontare difficoltà dovute alle tasse e agli ostacoli nei meccanismi di registrazione e finanziamento, mentre aumentano le pressioni verso le ONG collegate all'opposizione, in particolare verso l'organizzazione giovanile Yeni Fiker (Nuovo Pensiero, cfr. articolo). Di conseguenza l'indicatore riferito alla società civile è sceso a 4.75 dal precedente 5.00.
L'indicatore rispetto alle strutture giuridiche e alla loro indipendenza riporta un 5.75, in un anno che ha visto l'apparente avvio di una serie di processi contro ex ministri e membri dell'opposizione, con accuse di torture, corruzione e discriminazione. Nel febbraio 2005 alcune rivolte nel carcere di massima sicurezza n° 11 vicino a Baku hanno portato alle dimissioni di Aydin Gasymov, viceministro della giustizia e responsabile del sistema penitenziario, in relazione ad abusi e corruzione. Tra le imputazioni sotto indagine ci sono la contraffazione di documenti, appropriazioni indebite dal budget destinato al vitto dei detenuti e la violenza verso otto visitatrici.
L'assassinio di Huseinov, noto giornalista attivo contro la corruzione, testimonia drammaticamente le difficoltà dei media indipendenti nel 2005. "Nonostante sia improbabile che lo stesso presidente Aliyev abbia avuto un ruolo nell'assassinio di Huseinov o fosse a conoscenza del progetto, sicuramente sono state determinanti alcune forze interne all'attuale amministrazione," accusa il report. Il punteggio del Paese rispetto alla libertà di stampa rimane 6.
Il report prosegue occupandosi della corruzione endemica che continua ad affliggere la società civile in ogni settore. Secondo un sondaggio del 2004, il 33 per cento degli azeri avrebbe pagato "bustarelle", mentre ad un altro 20 per cento sarebbero state chieste ma non le ha pagate. L'occasione più comune è nell'accedere alle cure mediche o per poter garantire un'istruzione migliore ai figli. La sempre più florida economia del petrolio ha rinforzato le reti clientelari e la nuova ricchezza "pare accrescere la posizione di èlites profondamente chiuse e corrotte, ostacolando le speranze che l'Azerbaijan possa trasformarsi in una società trasparente dal suo attuale stato di economia oscura," aggiunge il documento. L'indicatore sul tasso di corruzione è rimasto stabile nel 2006 al 6.25.
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