Nonostante sia accusato di sparizioni, omicidi e torture, Ramzan Kadyrov è per molti ceceni l'uomo che puo` riportare la pace nella tormentata repubblica. Un profilo dell'Independent. Nostra traduzione
Di Andrew Osborne, per The Independent , 12 gennaio 2007
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Gaia Baracetti
Quando "Re Ramzan" entra nel suo ufficio di Grozny ha l'aria di un uomo con il mondo ai suoi piedi. Schiocca le labbra in modo strano, ma i suoi cortigiani (e ce ne sono in abbondanza) fanno finta di non accorgersene. Il primo ministro della Cecenia, appoggiato dalla Russia, è un uomo con cui non conviene scherzare, specialmente se lavori per lui.
A soli trent'anni, Ramzan Kadyrov puo` considerare il presidente russo Vladimir Putin un alleato, gode di enorme potere in questa repubblica diventata tristemente nota per la guerra che l'ha devastata, ed è al centro di un culto della personalità in stile staliniano. E` un uomo con una temibile reputazione, pari solo alle leggende che circolano sui suoi hobby e gusti eccentrici e insoliti. Tra i suoi "animaletti domestici" ci sono un leone e una tigre di una specie rara e in via di estinzione. E` un appassionato pugile che annovera tra i suoi amici Mike Tyson, accertato stupratore, e ama distribuire rotoli di banconote da 1,000 rubli (circa 30 euro) ai suoi cittadini.
Le sue idee, che hanno causato sconcerto a Mosca e oltre, sono ancora più insolite. Kadyrov ha sostenuto la poligamia, vietato il gioco d'azzardo, e ordinato un giro di vite sulla vendita di alcolici, tutte iniziative che in altre parti della Russia avrebbero provocato una rivolta.
A Grozny, la capitale cecena devastata dalle bombe, ovunque uno si giri vede Kadyrov. La sua faccia barbuta sorride stile Grande Fratello, mentre i suoi occhi penetranti ricordano chi comanda. Da uno di questi ritratti lo sguardo di Kadyrov fissa la piazza Minutka, da poco ricostruita: un'oasi di inquietante tranquillità che fu teatro di sanguinose battaglie durante le due durissime e infruttuose guerre d'indipendenza.
"Siamo orgogliosi di te!", strilla la scritta sottostante il ritratto: uno dei tanti e lusinghieri slogan filo-Kadyroviti che decorano la città distrutta. Ma l'ammirazione per Kadyrov, come sia lui che i suoi esperti d'immagine sanno fin troppo bene, è bel lontana dall'essere universale.
I colleghi della giornalista assassinata Anna Politkovskaya hanno suggerito che possa essere stato lui ad aver ordinato la sua uccisione, come vendetta per le indagini sulle violazioni dei diritti umani perpetrate in Cecenia. Intanto, i gruppi di difesa dei diritti umani sostengono che egli abbia personalmente presenziato a orrende sessioni di tortura in numerose prigioni segrete che si dice si trovino vicino o sotto alle sue case. E i suoi fedeli soldati -soprannominati, con suo grande fastidio, "kadyroviti"- sono accusati di aver torturato, rapito e assassinato chiunque abbia ostacolato il progetto del Cremlino di riportare ordine nella tormentata repubblica.
A irritare alcuni politici di Mosca c'è un altro capitolo molto scomodo nel suo curriculum: Kadyrov è un ex ribelle separatista che combatté contro i russi, per poi cambiare bandiera e unirsi a loro - per ora.
Incontrare l'uomo di persona è un esperienza forte, e anche i nostri accompagnatori russi inviati da Mosca sembrano nervosi. "Attieniti strettamente alle domande che hai detto avresti posto", mi avverte uno di loro mentre aspettiamo nei corridoi dell'edificio pesantemente fortificato del governo ceceno nel cuore di Grozny.
Quando accenno al fatto che potrei fare un paio di domande spontanee, la reazione è gelida. "Sì, scommetto di sapere di che domande si tratta", sbotta uno degli accompagnatori. "Domande disgustose." Il silenzio cade fino al momento in cui siamo chiamati dentro, e la faccia dell'accompagnatore diventa sempre più rossa man mano che il momento si avvicina.
Dentro, l'ufficio di Kadyrov sembra la sala delle riunioni di una multinazionale, anche se con qualche significativa differenza. La bandiera federale russa sventola vicino alla bandiera verde della repubblica cecena, e da una delle pareti ci fissa una foto in bianco e nero, incorniciata, di Che Guevara. E` evidente che Kadyrov si identifica con il famoso argentino, dal momento che il suo fan club (sì, ha un fan club) spesso sventola poster del leader ceceno con lo stesso berretto, e sguardo intransigente, del Che.
Il messaggio è chiaro: Kadyrov vuole essere considerato un ex combattente per la libertà che ha appeso al chiodo la sua tuta mimetica per indossare giacca e cravatta. Sullo stesso muro è appesa quella che all'inizio sembra un'icona dorata, ma che si rivela, esaminata più da vicino, un ritratto del padre defunto. Kadyrov junior esprime spesso la sua ammirazione per Kadyrov senior, l'ex presidente filorusso della Cecenia, che fu ucciso nel 2004 da una bomba, e così fa anche questa volta. Kadyrov, che era da ragazzo un ribelle, racconta tristemente di come abbia sempre cercato, spesso senza riuscirci, di essere all'altezza delle aspettative del padre.
Un ritratto colorato di una donna con il capo coperto, probabilmente la madre di Kadyrov, decora un altra parete, e noto almeno due immagini del suo benefattore, Vladimir Putin.
Fuori dalla finestra, la cima verde del minareto di una moschea costruita da poco si innalza nel cupo cielo di Grozny, a ricordare che Kadyrov si è presentato come un musulmano devoto e ha incorporato elementi della sharia nel suo regime. E` un'immagine che fu scalfita l'anno scorso quando cominciò ad apparire su internet un video amatoriale in cui un uomo che gli somigliava se la spassava in una sauna con due prositute. Kadyrov rispose di non essere lui, definendo l'episodio nient'altro che una "provocazione".
All'entrata di Kadyrov, nella stanza cala un silenzio nervoso e tutti si alzano mentre lui si siede all'estremità di un lungo tavolo di legno lucido. Di persona, emana un rude carisma e una strana grezza regalità: il suo soprannome "Re Ramzan", scelto da alcuni elementi dell'esercito russo, sembra adatto. Un uomo tozzo, di costituzione robusta, ha un'andatura arrogante, con le possenti spalle da pugile che sembrano scoppiare da sotto il completo gessato. Il suo addetto stampa, un uomo piccolo e intenso, lo tiene d'occhio come se stesse facendo la guardia a un candelotto di dinamite pronto a esplodere alla minima domanda ostile. Ma durante questo raro incontro con la stampa straniera, Kadyrov affronta con calma e franchezza le molte accuse fatte contro di lui, anche le più gravi.
Reagendo con dei piccoli movimenti nervosi mentre ascolta alcune delle domande, nega categoricamente qualunque coinvolgimento nell'omicidio di Anna Politkovskaya, la giornalista diventata famosa per le indagini sulle violazioni dei diritti umani in Cecenia. Fu uccisa da un colpo di pistola nell'ascensore del suo appartamento a Mosca il 7 ottobre (coincidentalmente, il giorno del compleanno di Putin), e la polizia sta ancora cercando il suo assassino.
Sembra che Kadyrov trovi assurda l'idea che lui possa essere coinvolto nell'omicidio. "Perché avrei dovuto ucciderla?", dice, in un forte accento ceceno (il ceceno è la sua lingua madre). "Scriveva cose negative su mio padre, e se avessi voluto avrei potuto farle qualcosa quella volta. Perché adesso?".
Aderendo alla linea del Cremlino sulla questione, invita gli investigatori a prendere invece in considerazione l'oligarca Boris Berezovsky, che vive nel Regno Unito, che secondo Kadyrov avrebbe potuto ordinare il suo omicidio (e quello dell'ex spia russa Alexander Litvinenko) per creare instabilità e infangare il nome della Russia. La Politkovskaya "avrebbe fatto meglio a stare a casa e fare la casalinga", riflette, in una tipica frecciatina. "Ma quello il suo lavoro e il suo omicidio era il suo destino. Cosa puoi farci? L'Onnipotente è il giudice". Quando discutiamo l'assassinio di Politkovskaya, è palesemente a disagio, ma fa del suo meglio per apparire sicuro di sé.
Il fatto però rimane che la Politkovskaya era uno dei critici più feroci di Kadyrov, e aveva chiesto che fosse rimosso dal suo incarico e messo sotto processo per i crimini di cui è accusato. "E` un uomo estremamente crudele", ha dichiarato alla radio Ekho Moskvy in un'intervista, poco prima della sua morte. "Ho incontrato diverse persone che mi hanno raccontato che Ramzan Kadyrov li ha torturati personalmente a casa sua nel paese di Tsentoroi".
"I testimoni raccontano che Kadyrov e l'altro uomo che era con lui usavano torture molto elaborate. Per esempio, strappano sottili strisce di pelle dalla schiena di una persona. Questo è il genere di tortura che si può definire violenza medioevale".
I PR di Ramzan, alcuni dei quali vengono da Mosca, lo hanno chiaramente preparato per rispondere a queste accuse senza perdere la calma, e ha una spiegazione pronta. E` semplicistica, e la ripete come un ritornello quando confrontato con delle accuse, definendo le organizzazioni che lo attaccano "nemici" pagati per inventare crimini che non sono mai stati commessi. "Non considero la maggior parte di loro attivisti per i diritti umani, ma truffatori che giocano con i sentimenti della gente per la propria gloria", dice, scaldandosi, i piccoli occhi che scintillano ardenti.
"Che interesse avrebbe Kadyrov tende a parlare di se stesso in terza persona a torturare e uccidere? Ho perso tutto per creare ordine qui. Ho perso la persona più importante della mia vita suo padre nel 2004. Che tirino fuori prove, invece che solo parole".
Gran parte del potere di Kadyrov deriva da un uomo solo: Vladimir Putin. Quando suo padre fu assassinato il 9 maggio 2004 da una bomba che esplose sotto di lui mentre presenziava a una parata militare a Grozny, l'orfano Kadyrov junior apparse sulla televisione di stato russa poche ore dopo, assieme ad un cupo Putin. Fu interpretato come un voto di fiducia in favore del giovane ceceno, un'impressione rafforzata quando a Kadyrov venne conferita una stella come "Eroe della Russia", uno dei maggiori riconoscimenti del Cremlino.
Perciò non sorprende più di tanto che Kadyrov sia fedelissimo a Putin, che dovrebbe abbandonare la carica nel 2008. "La Russia non ha mai avuto un presidente come Putin", dice con entusiasmo. "Se potessi, lo farei presidente a vita. Lui e la sua squadra sono gli unici che possono mantenere il potere e la grandezza della Russia".
Anche se Kadyrov è già potentissimo come primo ministro ceceno, è un segreto di Pulcinella che ambisce alla carica di presidente della Cecenia, una posizione correntemente occupata da un accomodante ex poliziotto, Alu Alkhanov. Ma, come qualunque altro politico, è modesto fino all'esagerazione quando gli viene posta una domanda riguardo alle sue ambizioni, e si presenta come umile servitore del suo popolo tanto provato. "Perché dovrei avere simili ambizioni? Sono uno che gioca in squadra".
"Sono un figlio della mia nazione. Non importa se sono primo ministro, soldato, o poliziotto. La cosa principale è essere utile per la gente, poter guardare le persone negli occhi, e che la gente veda che dalle mie azioni derivano veri benefici".
Quando gli chiedo se gli sembra di essere oggetto di un malsano culto della personalità, fa una smorfia contrariata ed è ugualmente sbrigativo. "I culti della personalità sono un insulto all'Islam", dice, senza mezzi termini. "Sono i 'non-amici' che diffondono queste congetture. Io sono un figlio del popolo ceceno. Non sono diverso dagli altri".
Uno dei temi su cui si scalda è l'idea che si è fatto il mondo della Cecenia: la capitale dei rapimenti, rasa al suolo dalla guerra e abitata da terroristi. "In passato", dice, "di noi ceceni non aveva bisogno nessuno. Ci chiamavano banditi, terroristi. Persino la stampa russa diceva che eravamo fascisti. Ci hanno usato, non voglio che nessuno ci usi mai più".
A questo punto, i consiglieri riuniti stanno diventando visibilmente nervosi ed è palese che vogliono chiudere la conversazione, ma sembra che Kadyrov sia sempre più inspirato. Risponde con piacere a una domanda sull'Iraq, attaccando il presidente statunitense, George Bush, per aver "irritato" i musulmani di tutto il mondo con la sua politica, e invitandolo a "trovare una lingua comune" con gli iracheni. "Se l'America non trova un'intesa con la popolazione locale, i musulmani, non riusciranno mai a stabilire l'ordine laggiù. Dovrebbero trovare un secondo Saddam Hussein e dialogare con lui. Questa è la mia opinione personale".
Ma è quando gli viene fatta una domanda sulla richiesta del suo governo di una fetta dei guadagni ricavati dal petrolio estratto sul suo territorio, che i suoi consiglieri sembrano morire dalla voglia di mettere fine all'intervista. E` una questione che punta dritto al cuore delle relazioni tra Mosca e la Cecenia. Al momento, le riserve petrolifere della repubblica sono saldamente sotto il controllo del Cremlino, ma è da tempo che Kadyrov cerca di strappare alla capitale un po' dei profitti. Gli viene passato un appunto, che lo incoraggia a tagliare corto, ma lui lo butta a lato con disprezzo e abbaia al suo addetto stampa qualcosa in ceceno che lo mette subito a tacere.
"A noi arrivano pochi dei guadagni", si lamenta, guardano il tavolo. Quando gli viene chiesto quanto vuole, risponde con la tipica schiettezza: "Tanto". Pare che nei circoli del Cremlino tanta franchezza abbia messo alcune personalità a disagio all'idea di dargli tanto potere. Questi timori sono stati rafforzati lo scorso novembre quando un'unità speciale di "poliziotti" ceceni ha ucciso con un'arma da fuoco Movladi Baisarov, un importante critico di Kadyrov, nel centro di Mosca, a mille miglia dalla Cecenia.
Un mese prima della sua morte, Baisarov, che era a sua volta stato accusato di coinvolgimento in omicidi e rapimenti, aveva concesso un'audace intervista su Kadyrov in cui pareva prevedere la sua stessa fine. "Kadyrov si comporta come un tiranno medievale", disse quella volta Baisarov. "Se qualcuno dice la verità su quello che sta succedendo, è come firmare la propria condanna a morte". Il 18 novembre, un colpo d'arma da fuoco uccise Baisarov sul Leninsky Prospekt di Mosca mentre pare stesse opponendo resistenza all'arresto. Molti credono che sia stato eliminato perché sapeva troppo. "Ramzan agisce nell'impunità totale", aveva detto Baisarov. "So di tante persone uccise per suo espresso ordine, e so esattamente dove sono sepolte."
La frequenza e la gravità di tali accuse ha spinto i detrattori di Kadyrov a sostenere che Mosca abbia fatto un patto faustiano di cui si pentirà. Mosca potrà anche aver evitato di condurre guerre che finiscono in vittorie vuote, dicono, ma il prezzo di tale pace è troppo alto.
In la Cecenia, tuttavia, la stella di Ramzan sembra brillare sempre di più. La strada principale di Grozny, Victory Prospekt, è stata ribattezzata Kadyrov Prospekt, e al centro della città si erge una statua del suo defunto padre, con due uomini muniti di Kalashnikov sempre di guardia. A volte, la televisione di stato cecena sembra essere TeleKadyrov. "Ramzan: un eroe del nostro tempo. Discuti": un canale invita gli scolari a scrivere un tema per una competizione nazionale. Pochi minuti dopo, accompagnato da un'emozionante colonna sonora stile Top Gun, lo stesso canale presenta i candidati per "Personaggio dell'Anno". Nessun premio per chi indovina il favorito.
L'inconfodibile fisionomia di Kadyrov incombe anche sugli scolari della repubblica mentre giocano nei cortili. "Ramzan è un modello per i giovani e un degno figlio del suo popolo", si legge su un poster gigantesco sulla facciata di una scuola.
In effetti è impossibile trovare qualcuno che abbia qualcosa di negativo da dire su di lui. Vaaka Zakayev, che da quattro anni vive in un ostello per profughi con sua moglie e quattro figli, senza acqua corrente o un posto adeguato in cui lavarsi, è un tipico esempio. Dice che non riesce a ottenere un risarcimento per la sua casa distrutta dalle bombe, ma insiste sul fatto che non dà la colpa a Kadyrov per questo, o per le condizioni in cui vive. "Se Ramzan conoscesse la nostra situazione, adempierebbe subito ai suoi doveri", dice. "Ma i suoi consiglieri non gli dicono niente. E` una buona persona. Ha solo bisogno che lo si lasci lavorare".
Anzor Muzaev, il rettore della principale università di Grozny, ha un'opinione simile. "Abbiamo avuto tanti eroi e leader nella nostra storia, ma lui è la prima persona che si interessa di ogni singolo membro del popolo".
Persino Zargan Nushaeva, che dice che il suo figlio diciottenne fu rapito dai soldati russi nel 2001 e che ancora non sa cosa gli sia successo, non porta nessun rancore nei confronti di Ramzan. "Dipendiamo da lui. Confidiamo in lui. Ho una buona opinione di lui". Agli occhi della sua gente, Ramzan ha trovato un modo di promuovere gli interessi della Cecenia che non richieda combattere guerre infinite che trasformano le città della repubblica in paesaggi lunari. Dopo due guerre cruente, che hanno causato tra i 100,000 e i 250,000 morti, un milione di rifugiati, numerosi crimini di guerra, e il bombardamento areo e l'uso di artiglieria pesante sulle città, Kadyrov viene presentato come l'uomo che sta raccogliendo i pezzi e ricostruendo le vite e le case distrutte. Ma, come la sua personalità, anche il suo passato è complesso e contradditorio.
Durante la prima guerra cecena, tra il 1994 e il 1996, guidò un'unità di combattenti ribelli ispirata da suo padre, un membro del clero musulmano famoso per aver incitato alla jihad contro i russi, e a uccidere 150 russi per ogni vittima cecena.
Nel 1999, l'anno in cui la Russia dette inizio alla seconda guerra cecena, padre e figlio cambiarono entrambi drasticamente idea, e passarono dall'altra parte unendosi ai loro ex nemici per combattere le forze ribelli che erano, secondo loro, più interessate all'Islam radicale che all'indipendenza. Oggi, i consiglieri pro-Cremlino di Kadyrov presentano quella decisione come una scelta onorevole e pragmatica che aiutò a placare le fiamme della guerra e allo stesso tempo permise al popolo ceceno di ottenere più autonomia da Mosca.
La cosa più importante tuttavia, agli occhi sia dei russi che dei ceceni, è che Kadyrov è il garante della pace, per quanto fragile. Lui stesso ripete che i ceceni hanno volto le spalle alla guerra una volta per tutte, e che il futuro è roseo.
La domanda è: vivrà abbastanza per vedere questa speranza realizzarsi? I leader ceceni come il padre di Kadyrov hanno l'abitudine di morire di morte violenta, e questo leader che si presenta così deciso ha molti nemici, inclusi alcuni elementi delusi dell'esercito russo a cui non va giù il fatto che un ex ribelle sia ora appoggiato dallo stesso Cremlino che ha sacrificato le vite di così tanti soldati. Se Kadyrov dovesse decidere di sfuggire al controllo del Cremlino, cosa che alcuni analisti ritengono inevitabile, molti nell'esercito sarebbero ben felici di rimetterlo al suo posto. Ma questo, e lo sanno bene, sarebbe probabilmente l'inizio di una terza guerra cecena.
"In superfice la situazione sembra calma, ma non lo è. Potrebbe esplodere da un momento all'altro", dice Timurlan Ibailov, uno degli uomini disoccupati che cercano lavoro nel mercato della città cecena di Argun.
"Sapremo che le cose sono tornate alla normalità quando la gente avrà smesso di girare armata. Ma guardati in giro. Al momento, quasi tutti hanno una pistola."
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