Il vertice annuale tra i 27 paesi Ue e i Balcani occidentali era fortemente simbolico: nel mezzo della guerra in Ucraina, si trattava di rafforzare i legami che erano stati indeboliti da troppe promesse non mantenute. L'UE ha tirato fuori il libretto degli assegni e ha ricordato ai partecipanti che l'integrazione è l'unica opzione per garantire la democrazia. Ma nessun vero passo in avanti
(Pubblicato originariamente da Courrier des Balkans il 7 dicembre 2022)
Tappeto rosso e gran schieramento di forze dell’ordine per un vertice molto atteso a Tirana. Alle 9 del mattino il Primo Ministro albanese Edi Rama ha accolto i suoi ospiti uno ad uno davanti all'imponente edificio del Palazzo dei Congressi. Erano presenti tutti i 27 leader dell'UE e i loro sei omologhi dei Balcani occidentali. Anche il presidente serbo Aleksandar Vučić, che aveva espresso qualche perplessità, alla fine ha preso parte, per "proteggere gli interessi della Serbia". Sebbene non fosse formalmente all'ordine del giorno, il rilancio del dialogo tra Belgrado e Pristina era presente sullo sfondo, come fortemente voluto da alcuni leader europei, dopo le recenti tensioni nel nord del Kosovo. Il giorno prima è stata presentata ai due Paesi una nuova proposta di compromesso, ma senza per il momento tempistiche sul calendario d’approvazione.
Edi Rama ha dato il suo massimo per questo primo incontro tra l'UE e i Balcani occidentali organizzato sul suolo di un paese candidato. "L'Albania è il paese più europeista della regione. Stiamo facendo tutto il possibile per rispettare il modello e le regole di Bruxelles", ha detto rivolgendosi ai suoi ospiti. Ha insistito "sulla resilienza di tutti i Balcani occidentali che stanno aspettando di entrare nell'UE". L'UE ha promesso l'integrazione a tutti i paesi della regione quasi due decenni fa, ma il processo stenta a progredire da quasi dieci anni. Durante la tradizionale foto di famiglia nel cortile interno dell'edificio, i leader hanno assistito a uno spettacolo che comprendeva un mix di danze e canti popolari, balletto lirico e coreografie hip-hop.
Dopo il fiasco del vertice di Bruxelles dello scorso giugno, i 27 intendevano sottolineare i progressi compiuti negli ultimi mesi, a partire dallo sblocco dell'apertura dei negoziati di adesione con l'Albania e la Macedonia del nord, per tornare a dare credibilità del progetto europeo, danneggiata dalle innumerevoli promesse non mantenute. A Bruxelles, in giugno, i 27 avevano di fatto nuovamente sbattuto la porta in faccia ai Balcani occidentali.
Ma l’unica vera svolta arrivata è stata la firma di un accordo per armonizzare le tariffe di roaming, spesso proibitive, per le comunicazioni telefoniche tra l'Unione Europea e i Balcani occidentali, firmato da dieci leader. Questa dichiarazione fa seguito all'accordo entrato in vigore il 1° luglio 2021, che abolisce il roaming tra Albania, Bosnia Erzegovina, Montenegro, Macedonia del nord, Kosovo e Serbia. "Questo accordo è un grande passo avanti per i cittadini, le aziende e i viaggiatori che si spostano quotidianamente nella regione o in Europa", ha dichiarato il capo di Stato del Kosovo, Vjosa Osmani. [La riduzione dei costi del roaming, ancora non si sa di quanto, dovrebbe entrare in vigore dall'ottobre 2023, ndt]
Ursula von der Leyen, da parte sua, ha optato ancora una volta per il metodo "Coué" [metodo fondato sull’autosuggestione e l’autoipnosi, ndt]. "Siamo convinti di avere un futuro comune. Questo vertice ce lo ha dimostrato, grazie ai numerosi partenariati che abbiamo stretto oggi nei settori economico, energetico e politico", ha sottolineato la Presidente della Commissione europea durante la conferenza stampa di chiusura. Al termine del vertice, i leader hanno anche adottato una dichiarazione congiunta che ribadisce "l'impegno pieno e inequivocabile di Bruxelles per l'adesione dei Balcani occidentali all'UE e per un processo accelerato"... Dichiarazioni che del resto vengono sempre fatte in questi vertici UE-Balcani occidentali. Ma al termine del vertice, il presidente serbo Aleksandar Vučić e il membro serbo della presidenza tripartita della Bosnia Erzegovina, Željka Cvijanović, hanno chiarito il loro disaccordo, soprattutto in merito alle sanzioni contro la Russia, annunciando che si sarebbero rifiutati di applicarle.
Nel bel mezzo della guerra in Ucraina, per l'UE questo incontro annuale aveva lo scopo principale di mantenere i Balcani occidentali nel proprio ovile. Negli ultimi anni, l'influenza di Cina, Russia e Turchia è cresciuta e questo preoccupa molto l'UE-27: "Siamo il vostro primo partner e per questo dovete decidere da che parte stare", ha insistito Ursula von der Leyen. Ha aggiunto: "Se scegliete la democrazia, allora l'UE è vostra amica", parole che hanno irritato alcuni giornalisti presenti. "Abbiamo bisogno di un'altra guerra per accelerare il processo e aderire finalmente all'UE?”, ha chiosato una di loro.
Per evidenziare il suo sostegno la Commissione europea si è impegnata a stanziare 1 miliardo di euro (un altro), di cui la metà per esigenze urgenti di "sostegno alle famiglie e alle piccole e medie imprese". Il resto sarà destinato a misure a lungo termine per attrarre investimenti esteri, sviluppare l'economia e la formazione. Il vicepresidente della Commissione europea Josep Borrell ha inoltre annunciato un sostegno militare di 10 milioni di euro per la Bosnia Erzegovina, dove il mandato delle truppe EUFOR, il cui contingente è stato aumentato dopo l'invasione dell'Ucraina, è stato rinnovato all'inizio di novembre.
In cambio, i leader dell'UE hanno ribadito la necessità che i Balcani occidentali si muovano "in modo rapido e sostenibile verso il pieno allineamento con la politica estera e di sicurezza comune dell'UE e agiscano di conseguenza", in particolare per quanto riguarda le sanzioni contro la Russia. Un appello alla Serbia, la cui posizione è percepita dai membri UE con crescente fastidio. "Ci congratuliamo con i partner che hanno già dimostrato il loro impegno compiendo progressi concreti quest'anno", ha dichiarato Ursula von der Leyen, riferendosi in particolare alla Bosnia Erzegovina, di cui la Commissione europea sostiene lo status di candidato. "Ora incoraggiamo coloro che non l'hanno ancora fatto a seguirne l'esempio”.
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