Residenti e migranti si lamentano di pressioni crescenti da parte di gruppi nazionalisti e teppisti xenofobi
Di Vage Avanisian e Samira Ahmedbeili a Mosca, e Sofo Bukia a Tbilisi* per IWPR , 23 giugno 2006
Titolo originale: "Hard Times for Caucasians in Moscow", traduzione di Gaia Baracetti
L'Armenia è ancora sotto shock per il brutale omicidio, il mese scorso, del diciottenne Artur Sardarian. Sardarian, un lavoratore armeno immigrato in Russia, stava tornando a casa in treno dal lavoro il 25 maggio quando un gruppo di ragazzi l'ha aggredito, pugnalandolo al collo, poi altre cinque volte nel petto.
Ogni colpo inferto è stata accompagnata dal grido "Gloria alla Russia!", raccontano dei testimoni.
Il giorno dell'attacco coincideva con l'inizio delle celebrazioni per "l'anno dell'Armenia" in Russia.
Nel Caucaso, la reazione a questo assassinio, la cui motivazione era evidentemente l'origine etnica della vittima, è stata di shock. Né è stato Sardarian il primo straniero assassinato in Russia dall'inizio dell'anno: in aprile sono stati uccisi uno studente senegalese e un altro armeno.
L'impressione che la violenza xenofoba sia in crescita è confermata dai dati forniti da Sova (una ONG britannica che tiene sotto osservazione gli attacchi razzisti in Russia), che indicano che finora, nel 2006 18 persone sono state uccise e più di 100 ferite in episodi di intolleranza.
Doudou Diene, il relatore per le Nazioni Unite sul razzismo e la xenofobia, che ha appena completato un rapporto sulla Russia, ha detto a una conferenza stampa a Mosca il 16 giugno che lo preoccupavano non solo il numero crescente di attacchi agli stranieri, ma anche la natura sempre più violenta di questi attacchi.
Il presidente Vladimir Putin ha condannato con decisione il fenomeno, in occasione dell'incontro con lo staff del ministero dell'Interno il 17 febbraio scorso.
"Il nazionalismo belligerante e i tentativi di provocare un conflitto inter-etnico mettono a repentaglio la vita e i diritti costituzionali dei cittadini, la stabilità dello stato, e la sua integrità. E, naturalmente, causano un danno incalcolabile all'immagine internazionale della Russia," ha dichiarato.
Anche se non sono disponibili statistiche esatte, alcune ONG calcolano che siano circa tre milioni gli armeni che vivono in Russia, altrettanti gli azeri e più di un milione i georgiani.
Una fondazione russa, Opinione Pubblica, ha fatto un sondaggio secondo cui circa metà dei moscoviti intervistati tende a provare antipatia nei confronti di persone del Caucaso. È interessante notare che secondo gli intervistati gli altri russi della capitale sono ancora meno tolleranti.
E come fa notare Levon Ananian, che è a capo dell'Unione di scrittori armeni, non c'è solo Mosca: "Leggiamo sulla stampa di clamorose uccisioni nella capitale, ma è chiaro che stanno succedendo le stesse cose ovunque in Russia."
Il primo omicidio etnico di Mosca quest'anno è stato quello del 7 aprile a San Pietroburgo, dove un gruppo di skinhead ha attaccato alcuni studenti di colore. Uno studente senegalese, Samba Lampsar Sall, è stato ucciso con un colpo di arma da fuoco, e sulla scena del crimine è stata trovata una pistola con una svastica.
Due settimane più tardi, alcuni skinhead in uniforme nera hanno pugnalato al cuore lo studente armeno Vigen Abramiants nella stazione della metropolitana più affollata di Mosca, Pushkinskaya
Elhan Mirzoyev, un produttore di origini azere della nota stazione televisiva NTV, è stato ridotto in fin di vita da un pestaggio avvenuto in un'altra stazione della metropolitana di Mosca il 3 aprile. La banda che lo ha attaccato ha detto che non aveva nessun diritto di vivere in Russia. I dottori che gli hanno cucito i sette punti in testa gli hanno detto che è sopravvissuto per miracolo.
Anche se in questi casi si è trattato chiaramente di crimini razzisti, i procuratori hanno incluso nelle accuse la clausola del codice penale russo che tratta di crimini etnici solo dopo forti pressioni da parte degli avvocati dei due armeni.
"Il fatto che la gente sia uccisa in Russia per colpa dei capelli o della pelle scura, o della forma degli occhi, danneggia l'immagine del paese", dice l'avvocato Simon Tsaturian, che lavora a Mosca, e rappresentante le famiglie dei due armeni uccisi. "È per questo che alcuni funzionari potrebbero essere tentati di cambiare il modo in cui questi casi sono presentati, e di farli apparire sotto una luce diversa."
Il padre di Vigen Abramiants, Rafael, è d'accordo con questa interpretazione, e cita una persona incaricata di investigare sul caso che gli ha detto di aver quasi perso il lavoro dopo aver portato l'azione penale sotto la parte di legislazione russa che punisce "l'omicidio su base etnica".
"Cosa mi ha colpito di più durante gli incontri e le conversazioni che ho avuto?", Diene si chiede davanti ai giornalisti. "È la sensazione di paura e solitudine espressa da numerose comunità straniere e minoranze etniche -gli africani, come anche i caucasici e le comunità dell'Asia centrale, si sono lamentati molto... questo è un segnale davvero allarmante."
Diene avverte che l'ondata di violenza razzista, se non viene fermata, potrebbe presto travolgere non solo le minoranze etniche, ma anche coloro che fanno pressioni affinchè siano protette.
Diene nota che in Russia mancano ancora leggi chiare sulla discriminazione, e chiede al governo a dimostrare con più decisione la volontà politica di combattere il razzismo e la xenofobia.
Il sindaco di Mosca, Yuri Luzhkov, sostiene che le autorità della capitale stanno facendo del loro meglio per frenare il sentimento xenofobo. "Ci sono più di 100 nazionalità tra gli abitanti della capitale, e queste cose succedono", ha dichiarato a IWPR. "Ma ci sono anche casi come quello in cui uno dei nostri poliziotti è morto proteggendo una famiglia armena da un'aggressione."
Secondo Ella Pamfilova, presidentessa del Consiglio delle istituzioni della società civile e dei diritti umani, un ente che risponde al presidente Putin, la crescita della xenofobia è principalmente una conseguenza della corruzione e delle lacune della legislazione sull'immigrazione.
"L'adozione di una legge comprensibile andrebbe contro gli interessi dei gruppi corrotti, che esistono ovunque compreso all'interno delle agenzie governative", ha dichiarato Pamfilova all'IWPR. "È molto più comodo privare gli immigrati dei loro diritti, costringerli a restare clandestini, rapinarli nei mercati, piuttosto che avere cittadini a norma che pagano le tasse allo stato e rispettano tutte le leggi. Perchè in questo caso lo stato dovrebbe tutelare i loro diritti."
Nonostante le rassicurazioni del presidente Putin e del sindaco Luzhkov, ci sono politici e analisti in Russia e nel Caucaso meridionale che ritengono che le autorità russe stiano in realtà incoraggiando il nazionalismo radicale.
"Nella maggior parte dei casi, i crimini con motivazione etnica in Russia o restano impuniti, o la punizione è inadeguata", sostiene Grigory Yavlinsky, che è a capo del partito di opposizione Yabloko in Russia. "Sono sicuro che le autorità abbiano interesse che la xenofobia si scateni. Non ho prove per dimostrarlo, ma è sicuramente possibile che le autorità esercitino una certa influenza sugli skinhead, e che li appoggino e manipolino."
Il legame tra le bande giovanili e i gruppi politici nazionalisti è più chiaro. Organizzazioni come il Grande partito nazionale della Russia, l'Unione degli slavi, il Partito nazionale bolscevico e il Movimento contro l'immigrazione illegale, e altri, sono tutti attivi a Mosca e dintorni.
Alexander Chervyakov, portavoce del Grande partito nazionale della Russia, ha delineato il suo punto di vista a IWPR: "Non lasceremo che gli stranieri ci umilino. Stiamo combattendo coloro che cercano di portarci via la nostra terra. Noi... siamo in grado di difendere quello che ci appartiene e di vendicarci dei nostri nemici."
Chervyakov non ha risposto quando gli è stato chiesto perchè giovani come Sardarian e Abramiants sarebbero da considerare nemici della Russia.
Secondo Eduard Limonov, il capo del Bolscevichi nazionali, "essere skinhead è di moda in Russia. I giovani sono attratti dai capelli a spazzola, dai vestiti neri, dagli anfibi e da un tipo di musica particolare. È un movimento giovanile moderno."
Alexander Prokhanov, redattore del giornale nazionalista Zavtra, sostiene che la rabbia tra i russi sia alimentata dai disagi della vita quotidiana: "La gente deve arrabattarsi per guadagnare il pane quotidiano, mentre gli stranieri scorrazzano di qua e di là. E ci sono molti stranieri, troppi ormai", ha dichiarato a IWPR.
Non è chiaro se questo tipo di opinioni influenzi i migranti provenienti dai tre paesi del Caucaso meridionale quando decidono se immigrare in Russia o restare in patria.
Ara Abramian, che guida l'Unione di armeni in Russia, sostiene che dopo i recenti attacchi ai suoi connazionali, ha notato un calo nel numero di persone che vengono dall'Armenia in cerca di lavoro. Allo stesso tempo, dice, sono pochi quelli che se ne sono andati dopo essere già immigrati. "È difficile dare un giudizio esatto", spiega. "La gente non se ne va per paura di incontrare degli skinhead per strada. Ma anche quello è un fattore."
L'analista politico georgiano Mamuka Areshidze addita il deterioramento delle relazioni diplomatiche tra Mosca e Tblisi come fattore aggiuntivo che influenza gli immigrati della Georgia.
"Certamente i rapporti politici hanno un ruolo molto importante in questa questione, e il peggioramento delle relazioni tra Georgia e Russia ha gravemente danneggiato i molti georgiani che vivono in Russia, che si trovano ora in difficoltà con i loro lavori e affari. Il morale è basso", racconta. "Tuttavia, la situazione non è così grave da costringere i caucasici che vivono in Russia a cominciare a tornare a casa. Non credo che ci sia qualcuno in Russia che si azzarderebbe a organizzare un fronte unito contro i caucasici."
Intanto, i caucasici che vivono a Mosca stabilmente o come lavoratori migranti continuano a cercare a modo loro di gestire questa ostilità.
La sedicenne Ruslana Samedova si ingegna a nascondere la propria identità etnica. Si considera fortunata a somigliare più alla madre russa che al padre azero. "Neanche i miei migliori amici sanno che sono azera", ammette. "Nessuno dei miei compagni di classe ha mai visto mio padre -lo sto letteralmente tenendo nascosto da tutti. Per quanto riguarda il mio cognome azero, devo inventarmi storie di tutti i tipi per spiegarlo.
"Se a scuola scoprissero che sono anche solo metà azera, sarebbe la fine per me. Ho visto come hanno quasi portato una mia compagna di classe a suicidarsi. La sua famiglia si è dovuta trasferire a Baku. Non voglio che anche a me tocchi lo stesso."
*Vage Avanesian è direttore dell'ufficio di Mosca della compagnia televisiva Shant. Samira Akhmedbeili è una corrispondente del giornale Azerros a Mosca. Sofo Bukia è un corrispondente di 24 Saati a Tblisi
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