Segnali di distensione tra Russia e Georgia dopo il rientro dell'ambasciatore russo a Tbilisi, ma il sostegno di Mosca ai leader separatisti di Abkhazia e Ossezia del Sud e la campagna pro Nato del presidente Saakashvili continuano a dividere i due paesi
Di Molly Corso*, per Eurasianet, 7 marzo 2007 (titolo originale: "Georgia-Russia Ties: Despite Progresses, Bitterness Lingers On")
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall'Asta
Sono trascorsi circa due mesi dal ritorno dell'ambasciatore russo in Georgia, ma le relazioni tra Mosca e Tbilisi ancora devono scongelarsi. Anche se alcune forme di cooperazione tra i due vicini sono incominciate ad emergere, i due Paesi rimangono fermi ad un aspro "muro contro muro" riguardo alle ambizioni NATO della Georgia, da un lato, e al costante supporto dato dalla Russia ai leader separatisti delle regioni secessioniste dell'Abkhazia e dell'Ossezia del Sud, dall'altro.
Il terreno di cooperazione più recente è anche il più inaspettato. Il 3 marzo le spoglie del primo presidente della Georgia, Zviad Gamsakhurdia, sono state ritrovate nella repubblica di Cecenia, nella Russia meridionale, grazie agli sforzi del filomoscovita governo ceceno. A lungo si è dibattuto su quale sia stato il motivo della morte di Gamsakhurdia, se si sia suicidato o se sia stato ucciso durante la guerra civile in Georgia, nel 1992-1993. Questo tema tocca ancora le sensibilità di molti georgiani.
Stando ai resoconti giornalistici il corpo dell'ex presidente è stato ritrovato in un parco nella capitale cecena di Grozny due giorni dopo che il presidente eletto della Cecenia, Ramzan Kadyrov, aveva ordinato di cercarlo. Il corpo è ancora sottoposto agli esami per l'identificazione formale, ma il primo ministro georgiano Zurab Noghaideli ha detto che già si stanno facendo i preparativi per la sua nuova sepoltura in Georgia, che avrà luogo non appena l'identità dei resti verrà confermata.
Un osservatore invita alla prudenza: anche se l'aiuto della Russia nel localizzare i resti di Gamsakhurdia è un segno incoraggiante, ciò non significa che le relazioni diplomatiche tra Mosca e Tbilisi siano migliorate.
"È un passo positivo, ma io non penso che cambierà drasticamente le relazioni tra Russia e Georgia. È stato un caso specifico, in cui le autorità russe hanno supportato la famiglia di Gamsakhurdia", ha affermato Vasil Chkoidze, capo della commissione parlamentare per gli affari esteri. "L'attuale politica della Russia nei confronti della Georgia non è cambiata".
Il 4 marzo le elezioni parlamentari nella regione georgiana secessionista dell'Abkhazia, i cui leader separatisti sono appoggiati da Mosca, hanno creato le basi per una nuova controversia. La Georgia e i suoi alleati occidentali hanno categoricamente rifiutato come non valida questa votazione. Ma in una dichiarazione del 6 marzo il portavoce del ministro degli Esteri russo, Mikhail Kamynin, ha definito queste elezioni come "una continuazione dei processi di democratizzazione" già notati nelle elezioni tenutesi nel febbraio 2007 in Abkhazia per il governo locale. Il ministro non ha però ufficialmente riconosciuto il voto.
L'analista georgiana Tina Gogueliani, specialista in politica estera presso il Centro internazionale sul conflitto e la negoziazione di Tbilisi, ritiene che la Russia sia rimasta "intrappolata" nella sua stessa strategia riguardo ai conflitti della Georgia con l'Abkhazia e con la regione secessionista dell'Ossezia del Sud. "La Russia è ostaggio della sua stessa politica", ha affermato, notando che pur avendo supportato per più di dieci anni i governi separatisti, qualsiasi sua mossa per riconoscere formalmente i territori avrebbe delle conseguenze ben più vaste per la Russia e le vicini regioni autonome all'interno della Federazione russa.
La decisione di Mosca di inviare nuovamente il proprio ambasciatore a Tbilisi, dopo aver richiamato la maggior parte dello staff dell'ambasciata nel settembre 2006 in seguito a uno scandalo spionistico, è stata inizialmente salutata come un segnale del ricucirsi delle relazioni diplomatiche, ma da allora non si è verificato nessun sostanziale passo avanti.
Una delle prime dichiarazioni pubbliche rilasciate dall'ambasciatore Vyacheslav Kovalenko è stato un appello affinché la Georgia rimanesse "neutrale".
"La Russia vuole vedere la Georgia come uno Stato indipendente, sovrano e neutrale, che intrattenga relazioni di buon vicinato con la Russia", ha dichiarato ai giornalisti nel corso di una conferenza stampa tenuta a Tbilisi il 6 febbraio per pubblicizzare il suo ritorno. "La Russia aspira solo a sviluppare relazioni basate su principi di mutuo rispetto e mutuo beneficio".
I responsabili georgiani hanno interpretato le affermazioni dell'ambasciatore come mirate alla volontà della Georgia di entrare nella NATO. Saakashvili ha affermato il 23 febbraio che la Georgia "non cambierà la sua rotta". Mentre i responsabili della NATO sono stati positivi ma vaghi rispetto al potenziale accesso della Georgia nell'alleanza, i russi hanno già dichiarato pubblicamente che Mosca non può "permettere" a Tbilisi di entrare a far parte della NATO.
"Abbiamo esplicitamente avvertito sia la Georgia sia coloro i quali stanno attivamente invitando la Georgia nella NATO che noi non lo permetteremo", ha affermato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov il 28 febbraio in un'intervista rilasciata al giornale Rossiskaya Gazeta, di proprietà dello Stato. "Abbiamo ribadito che, al di là della comune sicurezza in quest'area di confine, che è così importante per la stabilità della parte meridionale della Russia, c'è un altro aspetto - che è la presenza di decine di migliaia di cittadini russi in Sud Ossezia e in Abkhazia. Noi siamo responsabili per loro".
Il presidente georgiano Mikheil Saakashvili ha minimizzato le obiezioni russe alla sua campagna pro-NATO, benché egli abbia evidentemente abbassato i toni della sua retorica anti-russa nel corso dell'ultimo mese. Durante un discorso tenuto il 23 febbraio egli ha menzionato il presidente russo Vladimir Putin definendolo una figura "storica" per la Russia. Ha aggiunto che la Georgia desidera avere relazioni di "partnership" con la Russia.
Anche la pubblica istruzione potrebbe fornire un'apertura. Nelle sue dichiarazioni ai giornalisti l'ambasciatore Kovalenko, rammaricandosi del fatto che sempre meno giovani georgiani parlavano il russo, ha affermato che Saakashvili e lui avrebbero collaborato per aprire "una scuola russa a Tbilisi, con sedi distaccate in tutte le principali città georgiane", stando a quanto riportato dalle agenzie di stampa. Un portavoce del ministero georgiano dell'Istruzione ha riconosciuto che un simile piano esiste, ma non ha potuto fare commenti sullo stato del progetto.
Rimangono altre aree problematiche. L'embargo russo verso le acque minerali, la frutta e i vini provenienti dalla Georgia rimane tuttora in vigore. Sono in corso negoziati sui debiti - a quanto sembra ragguardevoli - che le linee aeree georgiane hanno nei confronti dei servizi di aviazione russi, benché l'ufficio di Tbilisi del vettore russo Aeroflot abbia dichiarato che i voli per Mosca riprenderanno il 24 marzo. L'ambasciata russa in Georgia comunque continua a non concedere visti ai cittadini georgiani.
Stando alla Gogueliani, anche se Saakashvili sembra aver adottato toni più misurati verso la Russia, ciò non vuol dire che vi siano all'orizzonte dei progressi sul fronte diplomatico.
"Saakashvili si è calmato a causa di certi segnali che gli ha inviato la NATO", ha detto. "Io credo che i responsabili della NATO abbiano voluto dare un segnale alla leadership georgiana: non c'è bisogno di essere così esacerbati... e non è necessario esasperare la Russia". I funzionari della NATO non hanno confermato in alcun modo una tale intercessione.
Comunque per Chkoidze, presidente del Comitato parlamentare per le relazioni estere, nel lungo termine da sole le dichiarazioni - anche quelle amichevoli - sono prive di significato. "Io penso che tutte queste parole e queste dichiarazioni non siano molto importanti... sono molto più importanti i passi concreti".
*Molly Corso è una reporter e fotogiornalista freelance di Tbilisi
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