La storia dell'associazione "Italia-Georgia" nel racconto del suo presidente, Bruno Fronza. I cambiamenti avvenuti negli ultimi 10 anni nel Paese, gli interventi di cooperazione realizzati e in corso
L'associazione "Italia-Georgia - Trentini per la Georgia" è nata in seguito ad un suo viaggio a Tbilisi. Che cosa l'ha spinta nel cuore del Caucaso?
Dalla sua fondazione e fino al 1994 sono stato presidente dell'associazione "Trentini nel Mondo" e successivamente presidente onorario. Mi sono sempre interessato, quindi, dei trentini all'estero ed un giorno ho saputo che un trentino era sposato con una georgiana e viveva a Tbilisi dal 1988. Quando questa persona è venuta a trovare i suoi parenti ci siamo incontrati e mi ha invitato a visitare i trentini che stavano in Georgia. Io ero stupito ed ho chiesto quanti erano e lui mi ha risposto che erano lui e la sua famiglia. Mi ha spiegato, inoltre, che siccome nel Paese c'era un problema di rapporti tra gruppi etnici sarebbe stato opportuno che io fossi andato a Tbilisi con qualche esperto e avessi portato le leggi regionali che regolano i rapporti tra i gruppi etnici. In Georgia, infatti, il 66% della popolazione è georgiana ed il rimanente 34% appartiene ad altri 10-15 gruppi etnici.
Che cosa l'aveva colpita di questo Paese? Quale situazione aveva trovato in Georgia?
Nel '97 ho trovato una situazione un po' difficile perché ho visto che la gente non stava bene e c'era molto da fare. Il quadro era quello di un paese in una crisi economica e sociale mai vissute prima con circa il 90% della popolazione disoccupata, privo di acqua, luce e gas, con tutte le attività economiche del passato, grandi industrie, artigianato e agricoltura paralizzate. Ai crocicchi della strada c'erano gruppi di uomini che aspettavano che qualcuno offrisse loro lavoro.
Mi hanno raccontato che durante l'Unione Sovietica la Georgia aveva piena occupazione in quanto c'erano le fabbriche di pezzi di armi pesanti che lavoravano in collegamento con altre fabbriche dell'URSS. Il salario era basso ma c'era lavoro, assistenza sanitaria, riscaldamento ed energia elettrica per tutti. La mancanza di elettricità e riscaldamento l'ho provata io stesso durante il mio viaggio perché dormivo in un alloggio privato e durante la notte non avevamo né luce né riscaldamento.
Da ormai una decina d'anni lei conosce e collabora con questo Paese. A suo parere, quali sono stati i principali cambiamenti - in positivo ed in negativo - che in questo periodo si sono verificati in Georgia?
L'ultima volta sono stato a Tbilisi nel novembre del 2004. Nei settori dell'occupazione e dell'industria non ho visto miglioramenti, l'agricoltura si muove un po'. Con la Rivoluzione delle Rose del novembre 2003 c'è stato un cambio di potere e mi pare che questo governo stia cercando di mettere un po' di ordine nel Paese, ad esempio c'è molta meno corruzione nella polizia. I problemi grossi, però, rimangono le relazioni con la Russia, la confinante Cecenia in guerra e gli interessi di molti sul passaggio degli oleodotti.
Come è nato il vostro impegno per la Georgia? Quali sono le principali attività ed i progetti realizzati dall'associazione?
Il trentino che mi aveva invitato a visitare la Georgia mi portò alla Caritas di Tbilisi e mi presentò il direttore, Padre Witold, che a sua volta mi illustrò la drammatica situazione della popolazione georgiana. Padre Witold mi disse che la gente chiedeva di poter mangiare, mi fece vedere le mense popolari dove davano da mangiare a diverse centinaia di persone e mi disse che ci sarebbe stato bisogno di dare dei pasti caldi ad altre migliaia di persone, non solo alle allora 700-800.
Padre Witold chiese di aiutarli perché i problemi da fronteggiare erano tanti, come ad esempio il problema dell'assistenza agli anziani e dei senzatetto. Il direttore infatti ci disse che non avevano una casa per i senzatetto e allora, quando sono tornato, mi sono interessato per avere contributi dalla Provincia, dalla Regione e dai privati per poter costruire una casa di soggiorno per i senzatetto, che oggi c'è. Padre Witold, inoltre, ci disse che c'era il problema dei giovani: in Georgia ci sono migliaia (2.000-3.000) di giovani orfani per strada e non ci sono scuole professionali. Un'altra questione era quella della carenza degli ospedali: per poter andare in ospedale ed avere medicine si deve pagare. Padre Witold, allora, mi spiegò quanto fosse necessario creare un poliambulatorio ed avere attrezzature di carattere medico-sanitario, anche le più basilari, come ad esempio le macchine per le radiografie. Quando sono tornato in Trentino ho parlato con alcuni medici degli ospedali di Trento che hanno donato una macchina per le radiografie. Abbiamo ospitato a Trento, inoltre, tre dottoresse georgiane - che operano nel poliambulatorio della Caritas - che sono rimaste quaranta giorni per uno stage di radiologia presso gli ospedali di Santa Chiara e di San Camillo. Abbiamo contribuito, inoltre, alla costruzione di un panificio che, oltre a dare lavoro ad una cinquantina di persone, fornisce di pane le strutture di assistenza della Caritas.
Attualmente siamo impegnati in un importante progetto che è la casa per ragazzi di strada, per la quale sia la Provincia sia la Regione hanno già dato il loro contributo in particolare per l'allestimento di una sala informatica, di un laboratorio per la lavorazione degli arazzi, di un laboratorio per la lavorazione del legno e per l'allestimento della lavanderia.
Periodicamente, inoltre, vengono spediti dei container con attrezzature, arredamenti, prodotti alimentari, prodotti sanitari ed abbigliamento per far fronte al fabbisogno ed alle richieste della Caritas.
Oltre a progetti di tipo "assistenzialistico" vi siete impegnati nella formazione dei ragazzi georgiani ed alcuni di loro frequentano l'Università di Trento ed istituti trentini. Ci può parlare di questa esperienza?
Quattro anni fa sono venuti a Trento il direttore della Caritas, Padre Witold ed il Nunzio Apostolico, Monsignor Gugerotti ed abbiamo avuto un incontro con il Presidente della Provincia ed il Rettore dell'Università. In questa occasione siamo riusciti a fare in modo che tre ragazzi georgiani potessero avere una borsa di studio per seguire i corsi universitari presso le Facoltà di informatica e di economia. Un'altra ragazza sta studiando all'Istituto Sacro Cuore con una borsa di studio della Fondazione San Zeno di Verona.
Avete scelto il nome "Italia-Georgia. Trentini per la Georgia" mettendo in evidenza, quindi, le relazioni tra Georgia e Trentino. Quali sono, secondo lei, le motivazioni e gli ambiti di cooperazione tra Provincia Autonoma di Trento e Georgia che potrebbero essere sviluppati e sostenuti?
A mio parere la Provincia dovrebbe continuare a sostenere la formazione professionale dei giovani, come ha già fatto nel caso della scuola di lavorazione del legno. All'interno della casa dei ragazzi, ad esempio, si potrebbe aprire una formazione per muratori...
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