Due mesi intensi di installazioni d'arte contemporanea. Si sta svolgendo nella capitale albanese Tiranabiennale3. Artisti albanesi e stranieri che con le loro opere stanno esplorando i tabù della società contemporanea
Di Ervjola Selenica*
Tiranabiennale3 si pone come obiettivo quello di esplorare dal punto vista concettuale i tabù della società contemporanea. Un programma ambizioso tenendo conto del fatto che lo si cerca di realizzare in un Paese che ha sofferto lunghi decenni di forte chiusura rispetto alle forme di espressione contemporanea.
Questo soprattutto perchè l'arte contemporanea è stata quasi sempre identificata con l'ideologia decadente borghese ed imperialista, e per questo combattuta dal regime di Enver Hoxha. Tiranabiennale3 si propone invece, proprio attraverso l'espressione artistica, di indagare in questioni di tipo politico, culturale e sociale.
In un Paese in cui si registra un livello basso di iniziative culturali (con la consueta eccezione di Tirana) è comunque particolarmente complesso comunicare alla gente attraverso l'espressione artistica.
L'iniziativa si sta svolgendo in 5 ambienti diversi nella capitale che corrispondono a 5 sezioni tematiche ognuna delle quali durerà dieci giorni.
Le prime due, già conclusesi in settembre, hanno cercato di proporre la difficoltà a superare delle barriere. Queste ultime erano rappresentate dalle "TENTAZIONI", sezione che ha inaugurato Tiranabiennale3 e "PERDERE SENZA ESSERE UN PERDENTE" dove si sono analizzati i complessi rapporti tra l'Albania e l'Italia. All'interno di questa sezione molti i lavori e le performance di Stefano Romano, sotto il titolo "Noi amiamo l'Albania".
Il 30 settembre è stato invece inaugurato "DEMOCRATIZZAZIONE" a cura di Zdenka Badovinac.
La slovena Badovinac ha deciso di indagare in quelle caratteristiche dell' "altro" che si percepisce debbano essere cambiate o modernizzate.
Il 14 ottobre si aprirà poi "BITTERSWEET" - ulteriore tappa di questa edizione della Biennale - a cura di Joa Ljungberg (Svezia). Si svelerà il retrogusto amaro del piacere e dell'attrazione che questo genera. Gli artisti affrontano uno dei temi forse più contraddittori per la società albanese e non solo: il sesso e la sessualità, investigando sulle relazioni tra corpo, potere e mercificazione.
"GO INSIDE", l'ultimo appuntamento, previsto per il 28 ottobre, chiuderà l'evento internazionale e sarà a cura di Hanru Hou, segna il finissage della Biennale d'Arte Internazionale alla quale stanno prendendo parte 60 artisti, impegnati a riflettere sui tabù e sul loro significato e sulla loro natura in relazione ai concetti di potere, sconfitta, democrazia, sessualità, idealismo e integrazione. L'ultima tappa avverrà all'interno della Galleria Nazionale delle Arti di Tirana dove 25 artisti di diversi Paesi si confronteranno con la creatività artistica dell'Albania.
Fin da queste primi momenti emerge un aspetto innovativo di questa Biennale: ci si sta concentrando più sul processo di realizzazione che sull'esposizione dei quadri stessi che sono frutto di tale processo.
Tutto questo mossi dalla consapevolezza che gli attuali standard organizzativi delle gallerie di arte peccano di una forma problematica e statica, la quale non aiuta la comunicazione tra gli artisti, il territorio ed il pubblico.
Si cercherà quindi tramite questa separazione temporale, ambientale e soprattutto contenutistica , di creare una dinamicità sostanziale e non solo nelle forme, con mostre/eventi che si susseguiranno aggiungendosi progressivamente, facendo crescere quantitativamente la mostra generale che non rischia così di limitarse ad asciutte esibizioni.
Nelle intenzioni degli organizzatori questo consentirà di esplorare e frugare nelle possibilità e capacità che l'arte contemporanea ha nel parlare alla giovane società albanese. Arte non solo esposta ma anche prodotta in una società che ha bisogno di contenuti prima ancora che di forme che renda il visitatore non un two-days visitor ma, al contrario, parte del contesto reale.
Uno degli effetti più immediati sarà comiunque quello di mettere in contatto giovani artisti albanesi con altri provenienti dalla regione dei Balcani e non solo.
L'impressione che questa Biennale sta dando, con la miriade di forme artistiche tanto diverse nelle forme quanto simili negli intenti, è il bisogno dell'arte di prendersi un posto come componente importante della cultura albanese. Ma non solo. Anche come strumento si sensibilizzazione e dibattito sociale. Si vuole esprimersi su questioni che condizionano le vite di tutti.
* Ervjola Selenica sta effettuando un periodo di tirocinio presso la redazione di OB
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