Proteste e contestazioni per l'inizio del secondo mandato di Saakashvili. Tra gli obiettivi: far entrare la Georgia nell'Alleanza Atlantica e nelle istituzioni europee
Mikheil Saakashvili è stato riconfermato alla carica di Presidente della Georgia. Secondo i dati ufficiali resi noti domenica 13 gennaio dalla Commissione Elettorale Centrale, Saakashvili ha ottenuto il 53,47% dei voti, seguito da Levan Gachechiladze con il 25,69%.
I risultati delle elezioni dello scorso 5 gennaio variano in modo interessante da regione a regione. A sorpresa Saakashvili è stato sconfitto nella capitale, dove invece ha vinto in quasi tutti i distretti il principale candidato dell'opposizione, Levan Gachechiladze. Solo nelle circoscrizioni di Samgori e Krtsanisi il leader della Rivoluzione delle Rose ha ottenuto oltre la metà dei voti, mentre Gachechiladze ha avuto la sua vittoria più netta a Vake, uno dei distretti più ricchi di Tbilisi.
Ghia, 58 anni di Tbilisi, mi spiega che una delle ragioni della bassa performance di Saakashvili nella capitale è il fatto che "i ricordi degli eventi del 7 novembre, quando la polizia ha disperso in modo violento la protesta contro l'allora governo, sono ancora freschi nella memoria delle persone". Secondo Marina, impiegata di 39 anni, invece "Misha è diventato impopolare perché non ha introdotto riforme che abbiano creato posti di lavoro e aumentato la ricchezza degli abitanti di Tbilisi".
Era prevedibile, invece, la vittoria schiacciante del leader della Rivoluzione delle Rose nella regione occidentale di Samegrelo in quanto durante la sua campagna elettorale aveva mostrato speciale attenzione alle problematiche degli sfollati e aveva tenuto diversi comizi e incontri pubblici, in particolare a Zugdidi, l'ultima cittadina sulla via che conduce nella regione secessionista dell'Abkhazia. Avendo ottenuto più del 74% delle preferenze a Senaki e risultati brillanti a Zugdidi e Tsalenjikha, la regione di Samegrelo si è distinta come la roccaforte di Saakashvili.
Shalva Natelashvili, candidato alla massima carica statale per il Partito del Lavoro, ha vinto in Dusheti, sua regione d'origine, con oltre il 46% dei voti, anche se nel conteggio generale ha ottenuto il 6,49% arrivando quarto, dietro a Badri Patarkatsishvili con il 7,10%.
Mikheil Saakashvili ha salutato i risultati finali dicendo che "le elezioni del 5 gennaio 2008 sono state le più democratiche che la Georgia abbia mai avuto". Il leader filo-occidentale ha aggiunto che "questa è una vittoria per i partiti che mi hanno sostenuto, ma anche per l'opposizione georgiana, perché spero che con lo sviluppo democratico in corso, ci sia più dialogo politico e più partecipazione di tutti i gruppi nello sviluppo della Georgia".
L'opposizione però non mostra nessun segno di apertura nei confronti del rieletto Presidente e all'uscita degli esiti ufficiali ha avuto un'immediata - e già annunciata - reazione di protesta. Nel corso del pomeriggio di domenica 13 gennaio, giorno stesso della diffusione dei risultati definitivi, decine di migliaia di persone sono scese in viale Rustaveli per denunciare ciò che definiscono un "broglio di massa" da parte delle autorità nel corso delle operazioni elettorali che hanno dato la vittoria a Saakashvili e reclamare a gran voce un secondo turno di votazione.
La manifestazione, alla quale secondo gli organizzatori hanno preso parte centomila persone ma che altre fonti hanno contato attorno alle cinquantamila, è stata la più grande dopo quella dello scorso novembre, che aveva condotto a settimane di disordini politici, alla proclamazione dello stato di emergenza e alla chiamata ad elezioni presidenziali anticipate da parte di Saakashvili.
Durante la sfilata il candidato della coalizione di nove partiti d'opposizione Levan Gachechiladze ha detto ai suoi proseliti che "dobbiamo stare insieme e vinceremo". Salomè Zurabishvili, ex-Ministro degli Esteri e ora uno dei principali esponenti dell'opposizione, ha chiesto ai leader stranieri di boicottare la cerimonia di inaugurazione di insediamento alla presidenza di Saakashvili che si terrà davanti al Parlamento georgiano il 20 gennaio.
L'opposizione, inoltre, ha dichiarato apertamente l'insoddisfazione in merito al giudizio positivo dato dagli osservatori internazionali sulle elezioni, che ne ha riconosciuto la validità e la democraticità. Nel corso del gelido pomeriggio invernale georgiano, infatti, i manifestanti hanno sfilato in Viale Rustaveli con cartelli scritti in lingua inglese che riportavano "USA - sostenitore della dittatura" e "L'OSCE sostiene le elezioni manipolate". La manifestazione è durata alcune ore e, arrivata in Piazza della Libertà dopo una sosta davanti al Parlamento, si è dispersa in modo pacifico.
Il 17 gennaio nel corso di una conferenza stampa, inoltre, Salomè Zurabishvili ha letto a nome del blocco d'opposizione un comunicato ufficiale nel quale la coalizione di nove partiti illustra le principali richieste, l'attuazione delle quali "renderà possibile il ristabilimento dell'unità civile in Georgia dopo le elezioni parlamentari della prossima primavera". Ancora una volta, inoltre, l'opposizione ha ribadito che "non riconosce la legittimità delle elezioni e del Presidente eletto Saakashvili", che si rifiuta di cooperare con il leader di maggioranza e che respinge ogni posto a livello governativo offerto dalle autorità in carica. Nel corso del comunicato la coalizione ha chiesto poi al Parlamento "in quanto organo legislativo legittimo" di sospendere "tutte le forme di persecuzione politica, anche contro le persone che sono state arrestate o punite in connessione alle proteste di novembre" e di cessare "le intercettazioni telefoniche illegali e le intimidazione". Tra i reclami ci sono anche quello di "nominare il capo della Commissione Elettorale Centrale attraverso l'accordo tra le parti" e quello di "ridare la Televisione Pubblica Georgiana alla popolazione".
Inizia in salita quindi il secondo mandato di Saakashvili. Uno dei primi commenti dopo l'uscita ufficiale dei risultati che lo vedevano vincitore al primo turno, il leader filo-occidentale ha dichiarato che "la gente mi ha dato il chiaro mandato di sradicare la povertà e di riunire la Georgia. Noi ce la faremo, ne sono assolutamente sicuro". Il Presidente georgiano ha ora davanti a sé altri cinque anni per attuare le promesse riforme sociali ed economiche. Accanto alle quali rimangono gli obiettivi principali di far entrare la Georgia nell'Alleanza Atlantica e nelle istituzioni europee.
*Programme Officer, UNHCR Georgia. Le opinioni espresse nell'articolo sono da attribuirsi unicamente all'autrice e non riflettono necessariamente la posizione dell'UNHCR
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