Le elezioni presidenziali del 24 agosto in Abkhazia, non riconosciute dalla maggioranza della comunità internazionale, sono state accolte con favore da Mosca che auspica un rafforzamento della cooperazione con la repubblica caucasica
Raul Khadzhimba ha vinto al primo turno le elezioni presidenziali che si sono tenute in Abkhazia domenica scorsa.
Il dirigente della commissione elettorale centrale, Batal Tabagua, ha annunciato in conferenza stampa lunedì che Khadzhimba aveva ottenuto il 50,57% dei voti.
Circa il 60% dei 130.000 elettori registrati si è recato alle urne. Secondo Radio Free Europe, il neo presidente avrebbe vinto con uno scarto di soli 559 voti.
Khadzhimba, 56 anni, è il leader del Forum per l'Unità Nazionale dell'Abkhazia, formazione politica già all'opposizione. Nel maggio scorso aveva partecipato alle manifestazioni che avevano portato alle dimissioni del presidente Alexander Ankvab e allo svolgimento di elezioni anticipate.
Gli oppositori accusavano Ankvab di esercitare il potere in maniera autoritaria e di essere troppo dipendente da Mosca. In campagna elettorale tuttavia nessuno dei candidati si è espresso contro il sostegno della Russia, che fornisce aiuto finanziario e mantiene in Abkhazia circa 4.000 militari.
Mosca ha riconosciuto l'indipendenza dell'Abkhazia nel 2008, poche settimane dopo la fine della guerra con la Georgia . Solo il Venezuela, Nicaragua e l'isola di Nauru, nel Pacifico, hanno seguito la Russia nel riconoscimento dell'indipendenza della regione che, per il resto del mondo, è ancora sotto la sovranità di Tbilisi.
Le autorità georgiane hanno infatti definito “illegali” le elezioni di domenica. Un portavoce dell'Alto Rappresentante europeo per la politica estera, Catherine Ashton, ha detto che l'Unione non riconosce “il quadro legale e costituzionale all'interno del quale si sono svolte queste elezioni” e che “l'Unione Europea sostiene l'integrità territoriale e la sovranità della Georgia”.
Anche il segretario generale della Nato ha dichiarato che l'Alleanza non riconosce le elezioni del 24 agosto, ribadendo il sostegno alla Georgia “all'interno dei confini internazionalmente riconosciuti”.
In Ucraina il ministro degli Esteri ha dichiarato che Kiev “non riconosce la legittimità delle elezioni presidenziali in Abkhazia”, riaffermando “il pieno sostegno alla sovranità e all'integrità territoriale della Georgia” oltre alla volontà di proseguire nella politica di “non riconoscimento” di Abkhazia e Ossezia del Sud, le due repubbliche caucasiche dichiaratesi indipendenti dalla Georgia.
Il presidente russo Vladimir Putin si è invece congratulato con Khadzhimba per la vittoria, riaffermando la disponibilità di Mosca “a lavorare insieme per rafforzare i legami di amicizia esistenti tra la Russia e l'Abkhazia e per sviluppare la cooperazione bilaterale in vari settori”. Secondo l'agenzia Itar Tass, anche il neo presidente abkhazo vorrebbe stringere legami più forti con Mosca.
Nei mesi scorsi, dopo l'annessione della Crimea da parte della Russia, ci sono state speculazioni sul possibile verificarsi di una simile iniziativa in Abkhazia.
Secondo diversi esperti, tuttavia, l'Abkhazia non sarebbe obiettivo di ambizioni espansioniste da parte della Russia e la situazione attuale non muterà radicalmente nel prossimo futuro.
In un'intervista a Izvestia, Khadzhimba ha tuttavia parlato della possibilità di negoziare un trattato di associazione con Mosca che includa la partecipazione abkhaza all'Unione Economica Eurasiatica sostenuta dalla Russia.
I problemi principali della regione, oltre all'indefinito quadro politico e all'irrisolto status delle migliaia di profughi lasciati in eredità dai recenti conflitti, sono di natura economica. Dopo le guerre degli anni novanta, e quella recente, molti edifici sono ancora danneggiati, il livello di vita della popolazione molto basso in rapporto agli standard internazionali e il tasso di disoccupazione stimato intorno al 70%. Il sostegno finanziario fornito da Mosca in questi anni non sembra infatti aver prodotto risultati apprezzabili per la popolazione e, secondo diversi critici, gran parte del flusso di aiuti è stato utilizzato impropriamente o è scomparso.
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