Edi Rama © Alexandros Michailidis/Shutterstock

Edi Rama © Alexandros Michailidis/Shutterstock

A un anno dalle prossime elezioni politiche, il primo ministro albanese Edi Rama ha intrapreso un tour in Europa per rendere i cittadini che vivono fuori dal paese “orgogliosi dell’Albania”. Il problema resta la legge elettorale, che attualmente non consente di votare dall’estero

26/06/2024 -  Mary DrosopoulosÇelik Rruplli

Con un breve video in cui 'Zorba il greco' balla il 'syrtaki' sull'omonima colonna sonora del compositore Mikis Theodorakis, forse la melodia più popolare associata alla grecità, il primo ministro albanese Edi Rama ha invitato i migranti albanesi in Grecia a unirsi a lui domenica 12 maggio al 'Christmas Theater', parte dello stadio 'Galatsi' di Atene. La clip trasmessa sui social di Rama si concludeva con due messaggi: “Orgoglioso di voi” e “A presto”: due nozioni, orgoglio e unione, che potrebbero riassumere il messaggio del discorso di Rama, che ha elogiato lo spirito albanese.

Il locale era strapieno di gente: una folla allegra ed emozionata, che sventolava bandiere albanesi, applaudiva e cantava canti tradizionali. Molti erano arrivati da diverse parti della Grecia grazie ai trasporti gratuiti organizzati dal governo albanese, mentre altri avevano utilizzato gli stessi autobus per venire da città albanesi. Qualcuno ha commentato sarcasticamente sui social che “allo stadio erano presenti più albanesi di Tirana che greci”. In molti hanno criticato l'incontro di Atene per i suoi costi organizzativi e gli aspetti folcloristici.

Rivolgendosi a una delle comunità albanesi più grandi d’Europa, Rama si è soffermato sulle difficoltà che i migranti albanesi hanno vissuto nei paesi ospitanti come la Grecia e ha sottolineato l’importanza di mantenere stretti legami con la madrepatria. Ha fatto riferimento agli episodi di discriminazione e xenofobia che gli albanesi hanno dovuto affrontare sul territorio greco negli anni precedenti, nonché alle sfide legate al sostegno della propria famiglia e al mantenimento della propria lingua e tradizione all’estero.

Il discorso carico di emozione di Rama potrebbe forse fare presa sulla prima generazione di immigrati arrivati in Grecia a piedi, attraversando illegalmente le montagne di Kakavia. Sono loro che hanno fornito forza lavoro a basso costo, svolgendo lavori stagionali fisicamente pesanti che normalmente la gente del posto non farebbe. I migranti albanesi degli anni ’90 erano spesso sottopagati, disprezzati e collettivamente stigmatizzati dalla società greca sulla base di una “cattiva reputazione” che alcuni dei loro connazionali si erano costruiti attraverso il coinvolgimento in attività illegali e gravi crimini.

Tuttavia, accanto alle popolazioni rurali spinte dalla povertà e dalla disperazione, c’erano anche migranti altamente istruiti e qualificati, che sono riusciti a integrarsi più rapidamente in Grecia, occupando ora posizioni chiave in tutti gli ambiti dell’economia. Al giorno d'oggi, la seconda e la terza generazione di migranti albanesi in Grecia sono pienamente integrate nella società e hanno anche preservato la propria lingua e i propri costumi nell'ambito familiare e comunitario. Anche i matrimoni "misti" sono un fenomeno comune e non sono più un tabù come lo erano qualche anno fa.

Iris Balli Hajdinaj è una filologa della lingua albanese e assistente sociale che vive in Grecia. Oltre alla sua lunga carriera nel settore umanitario, è anche presidente della filiale di Salonicco dell'organizzazione "Jeta ", una ONG non-profit fondata nel 2016, che promuove l'integrazione sociale, educativa e imprenditoriale delle donne che fanno parte della comunità albanese in Grecia.

A una domanda sul contenuto del discorso di Rama, Balli-Hajdinaj risponde sottolineando la necessità di portare avanti una narrazione positiva sulla comunità albanese in Grecia: "Vorrei sentire di più le storie di successo e non solo le difficoltà. Nella comunità ci sono molti esempi di migranti albanesi che eccellono in tutti gli ambiti della vita. Ci sono soprattutto molte donne che hanno fatto notevoli progressi nella loro vita e anche una generazione giovane che lavora e studia come parte integrante della società locale. Queste storie positive meritano di essere ascoltate".

In questo contesto, perché il primo ministro albanese ha scelto di rievocare nel suo discorso una narrazione obsoleta dell’immigrazione albanese in Grecia, associata, di fatto, alla repressione e al trauma? La strategia è stata studiata negli ultimi decenni da eminenti antropologi sociali, come Janet Reinecke, Nita Luci e Stephanie Schwandner-Sievers, che hanno analizzato il modo in cui gli albanesi hanno creato e consolidato un’identità collettiva come nazione oppressa o emarginata e come questa auto-rappresentazione sia spesso utilizzata, sia in patria che all’estero, come fonte di potere e unità. In un articolo del 2008, Schwandner-Sievers discute come e perché gli albanesi che vivono in Europa tendano strategicamente a "produrre, riprodurre, e talvolta manipolare gli stereotipi proiettati su di loro dall'esterno", incoraggiati dalle dinamiche comunitarie o nel tentativo di rivendicare condizioni più favorevoli per sé o per la propria famiglia.

L'analista politico e giornalista Neritan Sejamini ha evidenziato che il patriottismo di Rama è falso poiché non ha offerto nulla agli albanesi che vivono ad Atene, come lo snellimento della burocrazia per ottenere i permessi di soggiorno o supporto per superare le barriere linguistiche. Inoltre, molti degli immigrati presenti all'incontro non possono votare in nessuno dei due paesi.

Il voto promesso

Negli ultimi dieci anni, sotto il governo Rama, sono stati organizzati tre Summit della diaspora (nel 2016, 2019 e 2023). Inoltre, con la creazione del ministero per la Diaspora, durante il secondo mandato di Rama (insieme all’Agenzia e al Fondo per lo sviluppo della diaspora), si è tentato di creare un legame istituzionale più forte e sostenibile per aumentare la cooperazione tra le madrepatria e gli albanesi residenti all’estero. Tuttavia, al momento non disponiamo di informazioni concrete riguardo ai risultati dei vertici e dei gruppi di lavoro. La stessa mancanza di progressi caratterizza la Strategia nazionale 2021-2025, che indica chiaramente tra i suoi obiettivi la creazione di un registro della diaspora e di reti professionali, oltre alla concessione del diritto di voto.

Quest'ultimo è rimasto "ostaggio" dei partiti politici responsabili della stesura della legge elettorale, nonostante la Corte Costituzionale abbia accolto la denuncia dell'Associazione "Diaspora per l'Albania Libera" riguardo alla violazione del diritto costituzionale di voto degli immigrati nelle ultime elezioni parlamentari, evidenziando l'approccio poco chiaro e incostituzionale della legge elettorale.

Negli ultimi mesi, il neonato movimento politico "L'Albania diventa" ha iniziato un tour dentro e fuori i paesi in cui vivono i cittadini albanesi (finora in Italia, Svezia, Grecia) e ha raccolto e presentato le 20mila firme necessarie per un nuovo disegno di legge, proponendo la possibilità di voto della diaspora, per aprire la corsa elettorale tra i partiti politici, depoliticizzare l'amministrazione della Commissione elettorale centrale e modificare la legge sui referendum.

Inoltre, il movimento Diaspora per l’Albania Libera, il Partito Democratico e lo stesso Partito Socialista hanno proposto i propri progetti di legge. Il primo ministro Edi Rama afferma che l'introduzione del diritto di voto alla diaspora è una questione tecnica.

Abbiamo chiesto ad Arbër Agalliu, giovane giornalista albanese residente in Italia, di esprimersi sui principali temi che riguardano la comunità albanese (diritto di voto, cittadinanza per le seconde generazioni, riconoscimento reciproco delle pensioni, stretti legami culturali con la comunità arbëreshë, ecc.) e sui risultati dei Summit della diaspora. "Sebbene negli ultimi anni l'Albania abbia cercato di dare voce e coinvolgere i suoi cittadini che vivono all'estero attraverso organizzazioni come il Consiglio di coordinamento della diaspora albanese o i Summit della diaspora, la percezione degli albanesi che vivono all'estero è che poco sia cambiato, si sentono ancora molto distanti dalle istituzioni che dovrebbero rappresentarli”.

La proposta della CEC è stata avanzata anche dal Commissario capo per le elezioni, Ilirjan Celibashi, sottolineando che, se il parlamento non colmerà le lacune giuridiche entro l'attuale sessione di lavoro (luglio 2024), il voto della diaspora non potrà essere realizzato in tempo per le elezioni del 2025.

Dimensione e peso economico della diaspora albanese

In attesa dei risultati del censimento della popolazione albanese che saranno pubblicati questo mese dall'Istituto di statistica (INSTAT), possiamo fare riferimento ai dati del 2020 . La diaspora albanese ammontava a circa 1,7 milioni di cittadini, mentre la popolazione albanese del paese era stimata in 2,8 milioni di cittadini. In altre parole, nel 2020 la diaspora rappresentava un terzo (36,3%) del totale della popolazione albanese.

Inoltre, dopo il 2020, il saldo migratorio è rimasto negativo, quindi la percentuale della diaspora potrebbe essere ancora maggiore . Per quanto riguarda il contributo all’economia, le rimesse della diaspora rappresentano da sempre una componente importante del prodotto interno lordo (PIL) dell’Albania. Secondo i dati della Banca mondiale, nel 2022 l’Albania ha ricevuto 1,75 miliardi di dollari in rimesse. Questa cifra corrisponde al 9,2% del PIL.

Pertanto, l’obiettivo è chiaro: entrare in contatto con gli albanesi all’estero, con l’obiettivo di convincerli a tornare, investire i loro risparmi in Albania ed entrare a far parte della leadership del PS, che ha bisogno di volti nuovi, dopo 11 anni di governo.

Milano: è ora di tornare a casa e investire in Albania

Dopo Atene, un altro incontro si è tenuto a Milano il 26 maggio; altri due erano previsti a Londra e Düsseldorf a giugno, ma sono stati rinviati a settembre a causa delle elezioni anticipate nel Regno unito e del Campionato Europeo di calcio maschile in Germania. Il poster dell'invito condiviso sui social media di Rama, prima del raduno a Milano, raffigurava la Valona, una nave piena di migranti albanesi in arrivo nel porto italiano di Bari, come simbolo dell'emigrazione albanese in Italia. L'organizzazione era simile a quella di Atene, con la partecipazione, anche se in numero inferiore, di funzionari del PS e di giornalisti albanesi.

Anche il discorso di Rama è stato simile a quello dell'incontro precedente: ha evidenziato il contrasto tra la sofferenza degli albanesi durante le prime ondate di sbarco in Italia e la comunità albanese di oggi, perfettamente integrata nel contesto economico, sociale e culturale italiano. Rama ha ricordato al pubblico i sacrifici, le lotte e il razzismo subiti in passato, la stigmatizzazione da parte dei media per ogni evento criminale.

Oggi, ha detto Rama, 'gli albanesi' non sono più sulle prime pagine dei giornali per casi di omicidio o furto, ma per storie di successo della loro imprenditoria e dell'Albania come meta turistica. Rama ha invitato gli albanesi a ritornare e investire in Albania, ammettendo anche che l'Albania ha ancora molto da fare per combattere la corruzione e la criminalità. Il primo ministro albanese ha osservato che è arrivato il momento giusto per l’Albania e che gli albanesi sono “gli unici che possono fare di questo momento quello dell’unificazione definitiva con l’UE”.

Infatti, mentre Rama si prende il merito dei risultati ottenuti in politica estera, pienamente in linea con l’UE, e dei successi nel turismo post-pandemia, culminati lo scorso anno con la cifra record di 10 milioni di turisti, i report degli istituti di ricerca mostrano una corruzione sistemica a tutti i livelli di governo. Secondo il rapporto Trust in Governance, recentemente pubblicato da IDM, la stragrande maggioranza degli albanesi (oltre l’81%) percepisce la piccola corruzione come diffusa, e una percentuale simile ritiene che la corruzione su larga scala sia dilagante. Ciò è ulteriormente dimostrato da varie indagini della Procura speciale contro la corruzione nei confronti di ministri, sindaci e altri funzionari.

Come ad Atene, Rama non ha menzionato affatto il voto della diaspora, anche se è una sua vecchia promessa da quando era all’opposizione.

Julian Kruja, giovane professionista informatico albanese residente nel milanese, ritiene "superato" il parallelismo tra l'esodo degli albanesi arrivati in Italia negli anni '90 e gli italiani che arrivano oggi in Albania per turismo, poiché oggi "l'esodo continua, anche se con motivazioni diverse, non partono più per sopravvivere, ma per migliori condizioni di vita, lontano dalla corruzione, dalla 'cattura dello Stato' e dalla mancanza di meritocrazia".

Per Kruja l'incontro di Rama a Milano "è stato uno spettacolo propagandistico come quelli avvenuti in Albania". Sottolinea che Rama “non ha portato nuove promesse di cui la diaspora ha bisogno, come quella di sostenere l'acquisizione della cittadinanza per la seconda generazione di albanesi in Italia, che ora devono aspettare i 18 anni per farne richiesta. Ma c'era da aspettarselo, visto che non ha avuto nemmeno il coraggio di menzionare la vecchia promessa del voto della diaspora".

La giovane Arilda Lleshi, che insieme ad altri attivisti ha esposto uno striscione al comizio di Milano per chiedere il voto della diaspora, racconta a OBCT che negli ultimi tre mesi gli albanesi che vivono in diversi paesi europei (come Italia, Germania, Austria, Regno unito, Grecia) si sono conosciuti attraverso i social network e hanno deciso di creare la campagna "#IWantToVote2025", per sostenere e chiedere al Parlamento albanese di adempiere ad un obbligo costituzionale, in particolare a seguito della decisione della Corte costituzionale che ordina al Parlamento di consentire il voto all'estero. Hanno tenuto comizi e protestato in varie città europee dove vivono gli albanesi, come Monaco, Milano, Vienna, Bruxelles, L'Aia, Londra, ecc.

In entrambe le occasioni, Rama ha probabilmente utilizzato la ben collaudata strategia di unire gli albanesi attraverso simboli e narrazioni che evocano memorie di difficoltà e oppressione. In questo quadro, il tour “Proud of Albania” ha meticolosamente usato immagini stereotipate per evocare nella diaspora sentimenti di nazionalità, patriottismo e nostalgia. Sentimenti che possono potenzialmente tradursi in voti, a condizione che i legislatori albanesi decidano che è giunto il momento di attuare azioni concrete per i cittadini che l’Albania non è riuscita a trattenere.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito della Collaborative and Investigative Journalism Initiative (CIJI ), un progetto cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina progetto


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