In Albania il sistema delle scuole professionali è ancora molto disarticolato. La European Training Foundation, con sede a Torino, sta contribuendo a riformarlo. Un reportage da Tirana e Lezha
Un mosaico di rettangoli autunnali, toni di marrone, grigio e verde spento. E' la campagna vista dall'alto, attorno a Tirana. E poi l'ondulazione di alcuni corsi d'acqua, che si ampliano e restringono dalle montagne sino al mare. Più lo sguardo s'avvicina a terra e più ci si rende conto che nella loro discesa irregolare si mangiano il terreno causando piccoli smottamenti, una fame resa insana dalle troppe costruzioni sulle rive, gabbie di cemento armato dai piedi fragili in attesa di abitanti emigrati all'estero.
Il paesaggio urbano avvicinandosi alla capitale dell'Albania è destrutturato. Precario come i cachi che in questa stagione riempiono i rami oramai spogli e costellano d'arancione l'orizzonte plumbeo. Diverso è il centro città. Gruppi di donne e uomini, grembiuli e picconi, stanno risistemando gli argini del fiume Lana, che attraversa la città. In centro l'erba già scende regolare sino allo scorrere dell'acqua e sono stati piantati nuovi alberi. Poi le facciate sgargianti degli edifici, volute dal sindaco Edi Rama, come stimolo per cambiare le cose, perché da Tirana si sprigioni nuova energia per cambiare il paese.
In pieno centro, al fianco della sede dell'università, l'edificio imponente dell'Hotel Sheraton. Anfiteatro di vetro e cemento, addolcito da aiuole curate ed installazioni di reti metalliche e pietre. La reception un grande spazio di marmo lustro al quale un'illuminazione curata toglie il gelo della pietra. Diplomatici, funzionari di organizzazioni internazionali, imprenditori locali.
Gerta vi lavora da quasi due anni. E' seduta ad un'elegante scrivania all'entrata. Davanti a lei due poltroncine per i clienti. "Sono qui da quando si sono avviate le attività dello Sheraton" racconta "per lavorare qui occorreva avere altre esperienze in alberghi di alto livello. No, in uno di cinque stelle non avevo mai lavorato". Denis è invece aiuto cuoco. "Dopo cinque anni di lavoro si può diventare cuochi. Cosa viene richiesto per lavorare qui? Pulizia e fantasia". "Occorre essere molto creativi" continua, indicando un salmone decorato di verdure quasi uscisse per una festa in maschera "e ce lo si insegna fin dalle scuole".
Molti dei dipendenti dell'Hotel Sheraton hanno frequentato la scuola alberghiera di Tirana. Quest'ultima è la più rinomata del paese. Fondata nel 1959 è stata profondamente riformata nel 1995 grazie al sostegno di finanziamenti austriaci. Nuovi curricula di studi e nuove attrezzature. Ora è uno dei modelli che altre scuole professionali in tutto il paese cercano di seguire. "Sono sempre più gli studenti che vogliono iscriversi a questa scuola. Quest'anno abbiamo 1130 frequentanti" racconta la vicepreside, donna corpulenta dal viso dolce, orgogliosa nel mostrare la sua scuola "siamo anche membri di un'associazione internazionale delle scuole alberghiere, e con i nostri studenti partecipiamo ad alcune iniziative all'estero. Anche in Italia".
"Ad una competizione a Treviso abbiamo provato con l'asparago bianco" racconta uno dei ragazzi che studia cucina "un piatto tipico albanese che abbiamo però leggermente modificato. E siamo arrivati terzi". Sorride compiaciuto e continua a chiacchierare in un perfetto italiano. "Lavorare allo Sheraton una volta terminata la scuola? Meglio all'estero per qualche anno, così faccio esperienza. E poi torno. E' meglio per il mio Paese ed è meglio per il mio business". Un altro sorriso e poi via a servire caffè e dolciumi agli ospiti.
"L'istruzione è una delle priorità del nuovo governo" afferma Genc Pollo, Ministro per l'istruzione e per le scienze nel governo guidato da Sali Berisha "e particolare attenzione la rivolgiamo alla formazione professionale. Il numero delle scuole professionali sfortunatamente è stato ridotto di un sesto negli ultimi dodici anni, nel frattempo con l'evoluzione rapida del mercato del lavoro e del settore privato il bisogno di personale qualificato è cresciuto. Come governo abbiamo intenzione di investire delle risorse per rinnovare le strutture scolastiche, per la formazione degli insegnati e per rinnovare gli strumenti didattici. Stiamo tra l'altro assistendo ad un nuovo trend. Alcuni di coloro i quali sono andati a studiare all'estero stanno scegliendo di tornare in Albania. Dobbiamo investire su queste risorse".
In questi anni il maggior sostegno alle istituzioni albanesi in merito al settore della formazione professionale è arrivato dall'European Training Foundation (ETF), che si occupa per conto dell'Unione Europea di consulenza su temi legati alla formazione. "ETF ha realizzato uno studio del mercato del lavoro che è stato fondamentale per stabilire le nostre strategie" aggiunge il Ministro "in modo congiunto con la Commissione europea e con i programmi CARDS ci ha inoltre sostenuto per creare in seno alle istituzioni le competenze per riformare l'intero sistema della formazione professionale". "Non ci occupiamo di finanziare direttamente i progetti" ricorda Francesco Panzica, ETF "ma di sviluppare direttamente le capacità. Due sono le nostre parole chiave, globalizzazione e sussidiarietà".
L'Albania ha avviato una riforma del settore delle scuole professionali nel 1993 che però è stata interrotta a causa della mancanza cronica di risorse finanziarie e dall'instabilità del Paese nel biennio '96-'97. A partire dal 2001 grazie ai programmi europei CARDS sono stati investiti 10 milioni di euro nella riforma delle scuole professionali. Nel marzo del 2002 si è arrivati all'approvazione di una legge sull'educazione professionale che però non è ancora operativa. Manca infatti ancora una strategia coerente di riforma anche se nel Paese sono attivi numerosi progetti ed iniziative in questo campo in particolare supportate da donatori internazionali.
"Dobbiamo ripartire dal nulla" spiega Zef Nicolli, preside di una scuola professionale a Lezha, 80 chilometri a nord di Tirana, capoluogo di una regione di 200.000 abitanti di cui il 40% che vive con un reddito sotto la soglia di povertà "abbiamo iniziato le nostre attività nel 2003, prima della transizione questa era una scuola superiore, ora invece è una scuola professionale regionale. Abbiamo un ramo turistico e uno aziendale. La difficoltà principale consiste nel forte scarto tra l'aspetto teorico della formazione e la pratica". Poi un respiro profondo, Nicolli lascia lo sguardo dai fogli sui quali si era appuntato il proprio intervento e si rivolge direttamente a Muriel Dunbar, direttrice dell'ETF, in visita presso la scuola. "Questa regione è tra le più povere dell'Albania, ma abbiamo forti potenzialità, in particolare in campo turistico. Le risorse esistono ma non abbiamo gli strumenti per supportare lo sviluppo".
Poi Zef Nicolli snocciola alcuni dati. "Nella nostra regione solo il 7% degli studenti delle superiori è iscritto ad una scuola professionale. Molti preferiscono il Liceo perché offre sbocchi più ampi. A Tirana invece è il 20% degli studenti che frequenta scuole professionali. Noi miriamo ad un 40%".
A Lezha, come nella scuola di Tirana molti studenti vengono dalle aree rurali circostanti. "Loro sono i più svantaggiati. La loro preparazione è spesso carente, hanno forti problemi con il trasporto e molti di loro vengono ad abitare presso parenti, con tutti gli inconvenienti che questo può causare" ricorda Nicolli "ma stiamo terminando un nuovo dormitorio, dovrebbe essere pronto tra poco".
Ma perché quest'area di Lezha, nonostante le risorse, è così povera? Silenzio. Il preside, come altri che abbiamo incontrato, quando le domande hanno un accento più politico si fa titubante. Una girandola di consultazioni con l'interprete ed altri presenti e poi la risposta passa ad un rappresentante di un'ONG locale che affianca e collabora con l'ETF per l'implementazione dei progetti: "Manca la volontà politica per sviluppare questa zona. All'inizio la prima tendenza dopo la forte crisi degli anni '90 è stato emigrare ma ora sta cambiando e molti tornano. Rimangono però forti alcuni elementi di indeterminatezza, ad esempio riguardanti la proprietà privata, che bloccano lo sviluppo".
Tra i settori elencati da Bardh Rica, presidente del consiglio della regione di Lezha come cruciali per lo sviluppo della zona il turismo, i trasporti, la trasformazione di prodotti agricoli e legati alla pesca, le cave di inerti. Ed in effetti avvicinandosi a quei 38 chilometri di costa che tutti citano - dai politici locali, al prefetto, al preside della scuola professionale - come significativi per lo sviluppo turistico, le cave hanno già morsicato abbondantemente la montagna. In modo scomposto. Sulla spiaggia poi edifici di più piani, quasi sul bagnasciuga. Si sta costruendo a ritmi sostenuti, le intelaiature del cemento armato sono dita verso il cielo, che richiamano il piano superiore.
"L'industria del turismo è stata definita prioritaria dai governi che si sono succeduti in questi anni in Albania. Ma attualmente lo sviluppo effettivo sul campo non coincide con quanto affermato" afferma Lindita Xhillari, direttrice dell'HDPC, ONG locale che collabora con l'ETF. Rimane però l'ambiguità su qual'è lo sviluppo di cui si sta parlando. Ambiguità non chiarita neppure dalla vicedirettrice della scuola di Tirana: "Ma certo che discutiamo di cosa sta avvenendo nel settore turistico" spiega "è un argomento che torna spesso tra noi insegnanti". Poi però quando le si chiede della recente proposta del governo di continuare col piano della costruzione di un'imponente termocentrale nei pressi di Valona, una delle zone del paese più votate dal punto di vista turistico, questa donna - piena d'entusiasmo e d'amore per il suo lavoro - non risponde. "Penso ci sia interesse del governo nello sviluppo di questo settore e l'attenzione rivolta alle scuole alberghiere lo dimostra", chiosa.
La spiaggia di Lezha è quasi deserta. Alcuni ragazzini chiacchierano accovacciati, due operai stanno tranciando dei tondini di ferro e due leoncini di cemento fanno la guardia davanti all'hotel La Palma. Al suo ristorante si mangia una delicata zuppa di pesce ed il servizio è ottimo e molto professionale. Se non fosse per gli scheletri di cemento armato che t'aspettano come guardie del corpo all'uscita.
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