A meno di un anno dall'insediamento del nuovo governo di Sali Berisha, la maggioranza dà i primi segni di scricchiolamento. Gli alleati del partito di Berisha non sembrano molto convinti della gestione della crisi, che ha portato in parlamento cazzotti e polizia
Dopo alcuni mesi di calma, il clima politico in Albania torna ad essere rovente, sfociando in una crisi che da due settimane ormai ha bloccato la vita parlamentare del Paese. I deputati dell'opposizione hanno deciso di ostacolare lo svolgimento delle udienze chiedendo il cambiamento del regolamento del Parlamento che attualmente non garantirebbe il diritto costituzionale del voto nascosto in aula.
Fermamente contrario il Premier Sali Berisha che ha deciso di non dare corda ai rivali. Ma alcuni episodi di violenza in Parlamento, comprese le zuffe tra i deputati e l'uso di forze speciali della polizia in aula, non sono stati graditi dagli alleati dei democratici che non sembrano molto convinti della gestione da parte del leader democratico della crisi, svelando così i primi screzi all'interno della maggioranza per la prima volta dalle elezioni dello scorso 3 luglio 2005.
Il principio della crisi
Il 22 febbraio scorso i deputati della maggioranza hanno respinto una mozione di sfiducia presentata dall'opposizione nei confronti della presidente del Parlamento, Jozefina Topalli, nonché numero due del Partito democratico (Pd). La sinistra ha chiesto l'utilizzo del sistema delle urne, che garantirebbe pienamente il principio del voto nascosto, ma il Premier Berisha ha fortemente optato per l'uso del sistema elettronico.
I socialisti contavano infatti di avere dalla loro parte un sostegno anonimo anche da alcuni deputati della maggioranza che nell'ultimo periodo hanno manifestato un certo malcontento sull'operato della Topalli a capo del Parlamento albanese. Infatti, solo 70 deputati su 140 hanno votato a suo favore, rispetto agli 81 voti che raccolse lo scorso 3 settembre quando si insediò.
Boicottando l'aula, i socialisti hanno accusato la maggioranza di manipolazioni: esibendo i tabulati elettronici, l'opposizione ha rilevato diverse anomalie come la partecipazione al voto di deputati che non assistevano all'udienza oppure l'assenza fra i votanti di alcuni personaggi famosi della destra, tra i quali lo stesso primo ministro Berisha che pure in aula era presente.
La direzione socialista ha chiesto la ripetizione del voto il giorno seguente, ma il capo dei democratici ha fatto sapere che "la mozione di sfiducia verso Topalli è un capitolo chiuso".
L'escalation e le proteste violente
Per la prima volta dopo le ultime elezioni dalle quali uscì perdente, l'opposizione è riuscita a mettere da parte i conflitti interni trovandosi intorno allo stesso tavolo e concordando un atteggiamento comune di protesta. Decisa a proteggere "il diritto del voto nascosto", l'intera sinistra ha fatto sapere che fino alla ripetizione del voto non parteciperà ai lavori parlamentari e impedirà lo svolgimento delle udienze inscenando proteste in aula.
La prima reazione plateale è arrivata dopo 5 giorni quando i deputati oppositori si sono presentati in Parlamento muniti di fischietti, trombe da stadio e manette, in richiamo alle accuse mosse un giorno prima dal Premier Sali Berisha che aveva parlato di legami tra la criminalità organizzata e alti rappresentati del Partito socialista (Ps). "Se Berisha non dimostra con le prove le sue accuse deve rassegnare le dimissioni", hanno replicato i leader dell'opposizione.
In un clima tesissimo e nel frastuono assoluto che ha accompagnato l'udienza, i deputati sono arrivati addirittura allo scontro fisico. Di fronte a questa situazione, i dirigenti democratici del Parlamento hanno chiesto l'intervento di alcune truppe speciali della polizia che hanno creato una barriera corporea tra i deputati e la postazione del podio, impedendo in un momento al segretario generale dei socialisti, Pandeli Majko, di rivolgersi ai colleghi. In più, la maggioranza ha deciso di sospendere per due settimane quattro deputati della sinistra per via dell'atteggiamento tenuto in aula, cosa che ha alimentato maggiormente lo scontro politico tra i due poli.
Cercando una via d'uscita...
Per uscire dallo stallo che ha paralizzato la vita parlamentare del Paese, la sinistra ha chiesto al capo dello Stato, Alfred Moisiu, di intervenire intraprendendo un ruolo da moderatore della crisi. Ma il Presidente della Repubblica ha fatto capire di non voler mischiarsi, invitando i capi dei partiti a trovare da soli una soluzione. Tuttavia, Moisiu ha invitato la maggioranza del centro destra ad essere più tollerante con l'opposizione per poter uscire da questa situazione. Il leader democratico Berisha, il cui partito guida la coalizione governativa, ha chiesto esplicitamente al capo dello Stato di rimanerne fuori. Berisha ha detto che non c'è nessuna crisi nel Parlamento albanese, ma soltanto nei partiti della sinistra. Quest'ultima, per bocca di Edi Rama, capo dei socialisti che guidano l'opposizione, ha fatto sapere che non intende rinunciare al diritto del voto nascosto. Comunque, Rama ha chiesto ai suoi sostenitori di non trasferire le proteste nelle piazze delle città. Non vedendo per ora nessuna via d'uscita, l'opposizione ha deciso di informare sulla situazione tutti gli organismi internazionali, compresa l'ambasciata Usa a Tirana all'indirizzo della quale è già arrivata una lettera pochi giorni fa.
Primi screzi nella maggioranza
Delle scelte del Premier Berisha che ha deciso di gestire l'aggravarsi della crisi con il pugno di ferro, non sembrano essere contenti nemmeno i suoi alleati. Ben quattro partiti della coalizione governativa hanno chiesto al capo del Pd di accettare le richieste della sinistra di modificare il regolamento del Parlamento, questione su cui lui si è sempre detto contrario.
Il Partito democratico riformatore (Pdr) - creato da una scissione dal Pd - ha ricordato al Premier che il motivo della loro separazione è stato proprio la messa in pericolo della libertà di voto, lasciando intendere a Berisha che se non tollera l'opposizione rischia di perdere il governo. "Penso che ci sia bisogno di nuove regole in Parlamento e una di esse è il voto nascosto. Serve una svolta ed essa spetta alla maggioranza", ha detto il deputato del Pdr, Nard Ndoka.
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